22/04/2025, 15.28
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Onu: gli 'scam center' superano i confini del sud-est asiatico e diventano una minaccia globale

Secondo un nuovo rapporto dell’Ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, le organizzazioni criminali legate ai centri per le truffe online del sud-est asiatico stanno espandendo le loro attività in Africa, America Latina e altre regioni vulnerabili grazie agli sviluppi tecnologici. Il business -descritto come un "cancro" dagli esperti - genera poco meno di 40 miliardi di dollari l'anno. Al centro di questo ecosistema illegale ci sono piattaforme online accessibili solo privatamente e i siti per il gioco d'azzardo.

Vienna (AsiaNews) – I centri per le truffe online nati nel Sud-est asiatico si stanno sempre più espandendo anche al di fuori dell’Asia. Lo afferma un rapporto pubblicato ieri, 21 aprile, dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC). Il documento, intitolato Inflection Point: Global Implications of Scam Centres, Underground Banking and Illicit Online Marketplaces in Southeast Asia, evidenzia che i gruppi della criminalità organizzata dietro ai cosiddetti “scam center” stanno spostando le loro operazioni (finora concentrate in Cambogia, Laos, Myanmar e Filippine) in altre aree del mondo, in risposta alle azioni repressive recentemente messe in atto dalla Cina.

“Ciò riflette sia un’espansione naturale, in quanto il settore cresce e cerca nuovi modi e luoghi per fare affari, sia una copertura contro i rischi futuri, qualora le interferenze nel sud-est asiatico continuino e si intensifichino”, ha commentato Benedikt Hofmann, rappresentante regionale dell’UNODC. Questa forma di traffici illeciti, perlopiù gestita da gang criminali cinesi ma che coinvolge centinaia di migliaia di persone di diverse nazionalità, attirate con l’inganno per essere poi costrette a lavorare in condizioni di moderna schiavitù, “si sta diffondendo come un cancro”, ha aggiunto l’esperto. “Le autorità lo estirpano in un’area specifica, ma le radici non scompaiono mai; semplicemente migrano. In questo modo la regione [del Sud-est asiatico] è diventata essenzialmente un ecosistema interconnesso, guidato da organizzazioni all’avanguardia che sfruttano liberamente le aree vulnerabili, mettendo a repentaglio la sovranità statale e distorcendo e corrompendo i processi decisionali e altri sistemi delle istituzioni governative”.

I lavoratori degli “scam center” cercano in vario modo di stabilire relazioni con altri individui attraverso messaggi sui social, allo scopo di estorcere denaro. Prendendo in considerazione alcuni contesti vulnerabili in Africa, il rapporto sottolinea, per esempio, che l’anno scorso, in Zambia, la scoperta di un centro per le truffe ha portato all’arresto di 77 persone, tra cui 22 cittadini cinesi che sono stati poi condannati a 11 anni di carcere per aver gestito l’operazione. Anche in Angola e in Namibia sono state arrestate decine di cittadini cinesi coinvolti in crimini informatici, ma anche persone provenienti da Cuba e Singapore. In Nigeria, tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, sono state arrestate quasi 1.000 persone, perlopiù provenienti dall’Asia orientale e dal Sud-est asiatico, che, secondo le indagini, avevano addestrato i “colleghi” nigeriani. Guardando alle informazioni raccolte dai rapporti di polizia e dai gruppi anti-tratta, si contano oltre 50 nazionalità coinvolte, con una certa prevalenza di cittadini cinesi.

Secondo il rapporto dell’UNODC, nel 2023 nei Paesi dell'Asia orientale e sudorientale si sono registrate perdite per circa 37 miliardi di dollari (32,5 miliardi di euro), mentre solo negli Stati Uniti si sono contati danni per oltre 5,6 miliardi di dollari (4,9 miliardi di euro), di cui 4,4 miliardi legati agli “scam center” nel Sud-est asiatico. “L'industria regionale delle frodi informatiche ha superato altri crimini transnazionali, poiché è facilmente modulabile e in grado di raggiungere milioni di potenziali vittime online, senza bisogno di spostare o trafficare beni illeciti attraverso le frontiere”, ha dichiarato John Wojcik, tra gli autori del rapporto. Tuttavia, anche l’ecosistema digitale su cui fanno affidamento le organizzazioni criminali è sempre più complesso. Le truffe risultano sempre più sofisticate grazie all’utilizzo di tecnologie come l’intelligenza artificiale, la creazione di deepfake, la blockchain e piattaforme criptate che rendono più difficile il tracciamento delle transazioni.

La diffusione dei centri per le truffe online negli ultimi anni ha attirato nuovi attori che forniscono una serie di “servizi” (riciclaggio di denaro, attività bancarie illecite e traffico di esseri umani), spiega il rapporto, creando un’industria globale che genera poco meno di 40 miliardi di dollari all’anno.

Al centro di questo sistema ci sono infrastrutture informatiche come “Huione Guarantee”, recentemente ribattezzata “Haowang18”. Si tratta di una piattaforma di marketplace (simile ad Amazon o eBay) ma accessibile solo attraverso canali e link privati – diffusi soprattutto su Telegram –, che opera in cinese mandarino, sebbene la sede legale si trovi a Phnom Penh, in Cambogia. “È cresciuta fino a contare più di 970.000 utenti e migliaia di venditori interconnessi”, si legge nel rapporto dell’UNODC. Una sorta di “mercato nero del web” o “Amazon del crimine”, dove avviene la compravendita di dati rubati, software per le truffe e servizi per il riciclaggio di denaro, con pagamenti tracciabili solo all’interno del sistema, al riparo da verifiche esterne. “Secondo alcune stime di esperti, i portafogli di criptovalute utilizzati da Huione Guarantee e dai suoi venditori hanno ricevuto afflussi per un totale di almeno 24 miliardi di dollari negli ultimi quattro anni, e le autorità di polizia e i ricercatori di blockchain hanno segnalato chiare connessioni tra il mercato e i gruppi criminali che prendono di mira le vittime in tutto il mondo”, scrive ancora l’agenzia Onu per la prevenzione del crimine.

In maniera simile vengono utilizzati anche i siti di gioco d’azzardo online. Le piattaforme per le scommesse sono gestite secondo un modello chiamato “white label”, termine che indica un servizio chiavi in mano venduto da un’azienda a soggetti terzi, che lo rilanciano sotto un proprio marchio. Nel contesto del gioco illegale, questo significa che esistono aziende che offrono veri e propri “pacchetti truffa”, in cui sono compresi software per gestire le scommesse, sistemi di pagamento, interfacce personalizzabili, supporto tecnico e persino soluzioni per aggirare le norme antiriciclaggio. Il denaro ricavato da vari tipi di traffici illeciti (dalle frodi alle droghe) entra nel sistema tramite ricariche sui conti di gioco. I fondi vengono poi “lavati” attraverso una fitta rete di transazioni simulate – scommesse, vincite, tornei – e infine prelevati come se fossero proventi leciti. In molti casi, le piattaforme integrano anche criptovalute e carte prepagate, complicando ulteriormente il tracciamento da parte delle autorità. Alcuni operatori arrivano a distribuire browser modificati con malware che infettano i dispositivi degli utenti, tracciando ogni azione, registrando le credenziali e persino catturando screenshot e dati sensibili.

Negli ultimi anni, i governi del sud-est asiatico, come le Filippine hanno cercato di reagire, imponendo limiti o divieti alle operazioni dei casinò offshore (chiamati anche POGO). Tuttavia, la natura estremamente adattabile dei gruppi criminali ha permesso loro di spostare fisicamente le operazioni in nuove aree, frammentarle in sottoreti più piccole o ribrandizzarle come call center o hub tecnologici.

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