18/02/2019, 08.55
YEMEN
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Onu: accordo fra governativi e ribelli Houthi per il ritiro delle truppe da Hudaydah

Per le Nazioni Unite è un “progresso importante”. Via libera alla prima fase del piano di ricollocamento nella città portuale. L’area è il punto di ingresso di prodotti di importazione e aiuti umanitari internazionali, come cibo e medicinali. Le parti sono inoltre pervenute a un accordo di massima sulla fase 2.

Hudaydah (AsiaNews/Agenzie) - Il governo filo-saudita dello Yemen (riconosciuto dalla comunità internazionale) e i ribelli sciiti Houthi sostenuti dall’Iran hanno raggiunto l’accordo sulla prima fase del piano di ricollocamento delle truppe nella città portuale di Hudaydah. La conferma arriva da una nota ufficiale delle Nazioni Unite, che parla di “progresso importante” nella prospettiva di un cessate il fuoco duraturo.

Nell’area, per settimane epicentro del conflitto nello Yemen, si sta consumando una tragedia umanitaria di ampia portata. Il ritiro da Hudaydah è stato raggiunto in un primo momento il 18 dicembre scorso, durante i colloqui di pace in Svezia. La prima fase del ritiro avrebbe dovuto iniziare due settimane più tardi, ma nessuna delle due parti ha mantenuto l’impegno.

L’accordo giunto in queste ore sul ritiro e la nuova collocazione dei due fronti all’esterno della città è un passaggio chiave in vista di una possibile tregua. Hudaydah, porto strategico sul mar Rosso nel settore occidentale del Paese, è il punto di ingresso privilegiato di prodotti di importazione e aiuti umanitari internazionali, fra i quali cibo e medicinali. 

Nel comunicato diffuso dall’Onu si legge che “dopo discussioni lunghe ma costruttive […] le parti sono pervenute a un accordo sulla fase 1 della ridistribuzione reciproca delle forze”, anche se al momento non è stata indicata una data precisa. Al contempo, prosegue la nota, le parti “sono ugualmente pervenute a un accordo di massima sulla fase 2 della ridistribuzione, che dipenderà da future consultazioni con le rispettive direzioni”.

La prima fase prevede il ritiro dai porti di Hudaydah, Saleef, Ras Issa e di parti della città in cui si trovano infrastrutture umanitarie. Le Nazioni Unite auspicano che questi ultimi sviluppi possano portare cibo e assistenza medica. Un nuovo round di colloqui, annuncia l’Onu, è previsto entro una settimana; al centro della discussione i dettagli da ultimare della fase 2 della redistribuzione. Le discussioni tenute nel fine settimana sono il quarto incontro fra le parti, nel tentativo di trovare un accordo sulle modalità del ritiro delle forze dall’entrata in vigore della tregua.

I progressi a Hudaydah potrebbero rappresentare il primo passo nel contesto di un conflitto che, dal marzo 2015 a oggi, ha fatto registrare oltre 10mila morti e almeno 55mila feriti. Organismi indipendenti fissano il bilancio (fra gennaio 2016 e fine luglio 2018) a circa 50mila decessi. Dato che riguarda solo i combattenti, non le “vittime indirette” (civili) per malnutrizione o colera.

Fra le prime vittime vi sono proprio i bambini, morti a causa delle bombe o per una gravissima malnutrizione: almeno 85mila bambini di età inferiore ai cinque anni, secondo diverse agenzie umanitarie internazionali. Di recente esperti Onu hanno affermato che almeno 14 milioni di persone sono a rischio fame.

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