Onu: Rouhani difende l’accordo nucleare, critica “l’ignorante e odioso” Trump
Il leader iraniano replica al discorso “ignorante, assurdo e carico di odio” dell’omologo Usa, definendolo “poco adatto” all’assise delle Nazioni Unite. L’Iran manterrà fede al patto, ma è pronta a rispondere “in modo deciso e risoluto” a violazioni esterne. Gli Usa finiranno per “distruggere la loro stessa credibilità”.
New York (AsiaNews/Agenzie) - Un discorso “ignorante, assurdo e carico di odio poco adatto a una platea come quella delle Nazioni Unite” pronunciato da una “canaglia che si è da poco affacciata” sulla scena “della politica internazionale”. Così il presidente iraniano Hassan Rouhani, nel suo intervento di ieri al Palazzo di Vetro a New York, dove è in corso l’Assemblea generale Onu, ha risposto all’attacco lanciato in precedenza dall’omologo Usa Donald Trump.
Il leader della Repubblica islamica ha inoltre aggiunto che gli Stati Uniti finiranno per “distruggere la loro stessa credibilità” se abbandoneranno l'accordo sul programma atomico iraniano (Jcpoa), siglato nel 2015 dal predecessore Barack Obama.
“Dichiaro dinanzi a voi - ha sottolineato Rouhani - che la Repubblica islamica dell’Iran non sarà certo la prima nazione a violare l’accordo”. Tuttavia, egli ha aggiunto che il Paese “risponderà in modo deciso e risoluto a violazioni che provengano da qualsiasi parte”. E sarà “un vero peccato” se un accordo raggiunto a fatica e frutto di una lunga mediazione, verrà distrutto da Trump.
Se dovesse saltare il patto sull’atomica, ha concluso il leader iraniano, “il mondo intero avrà perso una grandissima opportunità” nel cammino della pace e della sicurezza.
Nel suo intervento carico di retorica bellicosa, il presidente Usa Trump si era scagliato contro un gruppo di Stati “canaglia”, fra cui l’Iran e la Corea del Nord, i cui “regimi” devono essere “rovesciati”. Egli, come già affermato in passato, ha quindi ribadito che l’accordo nucleare con Teheran è “fonte di imbarazzo” per gli Stati Uniti ed è pronto a ritirarlo.
Non possiamo, ha concluso l’inquilino della Casa Bianca, consentire a un “regime assassino” di perpetrare le proprie “attività destabilizzanti”. E non possiamo, ha aggiunto, avallare un accordo come il Jcpoa, con un Paese che “acconsente all'implementazione di un programma nucleare”, e verso il quale l’Occidente ha il dovere di “porre fine al regime di Tehran”.
Il mese scorso l’amministrazione americana ha dichiarato che l’Iran sta mantenendo fede ai termini previsti nell’accordo stesso. Tuttavia, secondo Trump la Repubblica islamica ne starebbe violando “lo spirito” seminando “morte e distruzione” per il mondo. Il riferimento è al sostegno di Teheran al presidente siriano Bashar al-Assad e ai ribelli sciiti Houthi in Yemen. Va peraltro precisato che il patto sull’atomica non prevede restrizioni sugli sforzi militari dell’Iran - impegnato con milizie proprie in Iraq nella lotta contro lo Stato islamico (SI, ex Isis) - all’esterno dei confini nazionali.
In risposta all’atteggiamento e ai discorsi bellicose del presidente Trump, l’omologo iraniano ha più volte risposto usando la parola “moderazione”. Egli ha voluto mostrare il volto conciliante della leadership al potere a Teheran, sottolineando che “noi non predichiamo moderazione, ma la applichiamo nel concreto".
A conclusione della giornata di ieri si registrano le parole dell’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley. In una intervista alla CBS la diplomatica americana ha precisato che le parole di Trump “non sono un chiaro segnale che egli intenda ritirarsi [dall’accordo nucleare]”, ma sono “il chiaro segnale che non è felice dell’accordo stesso”.