Omicidio leader Hamas, 18 i membri del commando. Dubai: al 99% è il Mossad
Fonti ufficiali degli Emirati rivelano che il gruppo era formato da 18 persone, non 11 come annunciato in precedenza. Il capo della polizia di Dubai ritiene che l’assassinio sia opera del servizio di intelligence israeliano. Londra apre un’inchiesta sulla falsificazione dei passaporti. Tel Aviv non conferma né smentisce.
Dubai (AsiaNews/Agenzie) – I membri del commando che il 20 gennaio scorso hanno assassinato Mahmoud al-Mabhouh, leader di Hamas, potrebbero essere 18 fra cui due donne. Lo rivelano fonti ufficiali degli Emirati Arabi Uniti, che lo scorso 16 febbraio avevano diffuso i documenti falsificati di 11 “cittadini con passaporto europeo”, muniti di doppia cittadinanza, ritenuti responsabili della morte del militante palestinese. Gli altri sette sospetti sarebbero due palestinesi in stato di fermo e altre cinque persone, la cui nazionalità non è stata sinora diffusa.
Secondo le forze dell'ordine di Dubai, le modalità di esecuzione dell'assassinio sembrano far ricadere la responsabilità sul Mossad, il servizio di intelligence israeliano. Tuttavia Tel Aviv non conferma né smentisce, sottolineando che non vi sarebbero le prove di legami con il servizio segreto. Avigdor Lieberman, Ministro israeliano degli esteri, rifiuta ogni disconoscimento formale dell’operazione, in linea con la “politica di ambiguità” mantenuta dal governo sui temi che riguardano la sicurezza nazionale.
Il capo della polizia di Dubai, invece, punta il dito contro il Mossad, dicendosi quasi certo che vi sia la mano del potente servizio israeliano. Dahi Khalfan Tamim, citato dal sito web del quotidiano governativo The Nation, rivela che “il Mossad è implicato nell’assassinio” di Mahmoud al-Mabhouh. Egli aggiunge che “la [sua] responsabilità è del 99%, se non addirittura del 100%”.
Londra, intanto, ha avviato un’inchiesta per capire come siano stati falsificati i documenti utilizzati dal gruppo sospettato di aver ucciso il leader di Hamas. Degli 11 membri del commando – di cui il governo di Dubai ha diffuso le immagini (nella foto) – sei avrebbero un passaporto con doppia cittadinanza britannica e israeliana. Essi sono: Melvyn Adam Mildiner, Paul John Keeley, James Leonard Clarke, Stephen Daniel Hodes, Michael Lawrence Barney e Jonathan Lewis Graham.
In realtà, le persone a cui corrispondono i nomi riscontrati sui passaporti affermano di non essere nemmeno uscite da Israele e si dicono “scioccate”. Mildiner chiarisce che la data di nascita sul documento è “sbagliata” e aggiunge: “sono andato a dormire con la polmonite e mi sono svegliato da assassino”. Hodes spiega che “da due anni” non compie viaggi all’estero. Fra gli altri cinque presunti membri del commando, tre avevano passaporto irlandese – ma Dublino non trova riscontri sulle identità, sebbene i numeri del documento siano validi – e gli ultimi due tedesco e francese.
Mahmoud al-Mabhouh, ucciso il 20 gennaio scorso in un hotel a Dubai, era in visita negli Emirati per acquistare armi per Hamas. Egli viaggiava senza scorta, perché non era riuscito a trovare posto sul volo per i propri collaboratori. Prima di atterrare a Dubai, avrebbe compiuto una tappa a Teheran per un vertice con funzionari di governo locale. Il corpo privo di vita è stato trovato all’1.30 del pomeriggio in una stanza dell’albergo di lusso Al Bustan.
Secondo la ricostruzione fornita dalle autorità degli Emirati, il commando omicida sarebbe arrivato in ordine sparso e da differenti località, almeno 19 ore prima dell’omicidio e 14 ore prima dell’atterraggio del leader di Hamas. I membri del gruppo hanno effettuato una serie di telefonate criptate in Austria nelle ore che hanno preceduto l’esecuzione, dove gli inquirenti presumono fosse localizzata la base che coordinava i loro movimenti.
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