Oltre 10mila fedeli della diocesi di Vinh marciano per la libertà religiosa. Il governo spiega i carri blindati
Vinh (AsiaNews) - Oltre 10mila cattolici hanno marciato ieri in diverse aree della diocesi di Vinh per esigere il rispetto della libertà religiosa contro le minacce e le violenze del governo. Alla vigilia delle marce, per intimidire i cattolici, le autorità hanno addirittura spiegato alcuni carri blindati davanti alla residenza del vescovo, insieme a pattuglie di teppisti e soldati.
In una lettera del 10 luglio, inviata a cardinali e vescovi di tutto il Vietnam, la diocesi di Vinh ha chiesto solidarietà per le violenze subite dai fedeli a Con Coung: "Di recente - dice il messaggio - i cattolici della diocesi di Vinh, che risiedono nella provincia di Nghe An (nord ovest), hanno subito atti persecutori a causa della loro fede. L'attacco del 1° luglio è stato la punta dell'iceberg di una serie di violenze contro i cattolici della regione. In quel giorno, il governo locale ha mobilitato un gran numero di poliziotti, esercito, milizie, teppisti per ostacolare e attaccare fisicamente sacerdoti e fedeli. Essi hanno occupato la cappella di Con Coung, profanate le Sacre Specie, distrutto una statua della Vergine Maria".
La diocesi ha chiesto il sostegno spirituale e la solidarietà delle altre diocesi e ha annunciato una vasta protesta per ieri, domenica 15 luglio. Essa chiede la fine della persecuzione e degli ingiustificati attacchi di propaganda e diffamazione contro i cattolici nei media di Stato.
Ieri in tutte le diocesi del Vietnam si è pregato per i fedeli di Vinh. Nella diocesi vi sono state marce e sit-in a Lộc Thủy, Yên Hòa, Cẩm Trường, Mành Sơn, Thanh Dạ, Sơn Trang, Xuân An, Đồng Lam, Bột Đà e Quang Lãng. I cattolici hanno esibito bandiere vaticane, cartelli e striscioni con slogan quali "la libertà religiosa è un diritto"; "siamo decisi a proteggere la Chiesa"; "protestiamo contro le autorità di Con Coung che hanno distrutto la statua della Vergine Maria".
Il fatto davvero nuovo è che la protesta non è stata fermata da tutte le intimidazioni messe in atto dal governo alla vigilia delle marce.
Sabato mattina almeno tre carri blindati, provvisti di armi, hanno stazionato davanti alla residenza del vescovo di Vinh. La polizia delle province di Quang Binh, Ha Tinh, e Nghe An è stata messa in stato di allerta, perlustrando le strade delle cittadine della diocesi, insieme a gruppi di teppisti pagati dal governo che hanno circondato le chiese con fare minaccioso.
Nei giorni precedenti, il giornale "An Ninh Thu Do" ("La sicurezza della capitale", il giornale della polizia di Hanoi) ha minacciato di arrestare Le Quoc Quan, un attivista cattolico di Vinh. Le Quoc Quan è un avvocato molto famoso nel Paese, implicato spesso nella difesa dei diritti umani e dei diritti della Chiesa. Sabato mattina, il giorno prima delle marce a Vinh, la polizia ha compiuto un raid nel suo ufficio e ha cercato di trascinarlo alla stazione di polizia, ma il tentativo è fallito grazie alla rpeenza di amici e vicini dell'avvocato.
Un altro cattolico, l'importante giornalista JB Nguyen Huu Vinh, che lo scorso anno era stato ridotto in fin di vita a Dong Chiem, lo scorso 8 luglio è stato attaccato da teppisti all'interno di casa sua e ferito con colpi di coltello alla schiena e al braccio.
Sabato e domenica la polizia ha bloccato anche i traghetti fra Dong Lam e Quan Lang, per bloccare il flusso dei fedeli verso i luoghi delle marce.
Nonostante tutti questi piani e minacce, migliaia di cattolici hanno marciato per tutta la notte del sabato a piedi per decine di chilometri sull'autostrada n. 1 per giungere nei luoghi designati dei raduni.
Ieri le marce sono state tutte pacifiche eccetto che a Bot Da, dove alcuni teppisti e poliziotti hanno disturbato la messa.
Molti giovani hanno accusato il governo di "mostrare la forza militare perché temono la resistenza dei cattolici". Atri accusano Hanoi di usare ormai gli stessi metodi della Cina per sopprimere la libertà religiosa.
(Ha collaborato Br. Paul)