Nuovi scontri nel Manipur, prorogati coprifuoco e blocco di internet
Una disputa su uno spazio nel mercato di Imphal ha fatto riesplodere le tensioni tra Meitei e Kuki, che hanno provocato nelle scorse settimane decine di morti e gravi devastazioni nella locale comunità cristiana. Intanto da New Delhi la Corte Suprema ha chiesto un rapporto al governo del Manipur definendo "assolutamente sbagliata" l'indicazione dell'Alta Corte locale sull'opportunità di inserire la comunità maggioritaria tra i gruppi svantaggiati, alimentando così i contrasti sulle terre.
Imphal (AsiaNews) - A seguito di nuovi scontri scoppiati il 22 maggio, l'esercito indiano e le forze paramilitari sono state dispiegate di nuovo nello Stato indiano del Manipur, ed è stata prorogata fino al 26 maggio la sospensione dei servizi internet con l’obiettivo di mantenere l'ordine pubblico.
Gli scontri, avvenuti nell'area di New Checkon della capitale Imphal, hanno coinvolto le comunità Meitei e Kuki e sarebbero stati innescati da una disputa per lo spazio in un mercato locale. Poiché dalla zona sono emerse notizie di incendi dolosi, le autorità hanno dichiarato il coprifuoco per contenere la situazione.
Gli scontri etnici tra le comunità tribali Kuki e quelle non tribali Meitei erano scoppiati il 3 maggio a seguito di una "marcia di solidarietà tribale" per protestare contro la concessione dello status di tribù svantaggiata ai Meitei, il gruppo maggioritario, in prevalenza indù. Le violenze hanno colpito 11 dei 16 distretti dello Stato, causando 60 morti ufficialmente dichiarati, ma con un bilancio non ufficiale che parla di 160 morti, in maggioranza cristiani tribali. Quasi 50mila persone sono sfollate, mentre decine di chiese e altre istituzioni sono state saccheggiate e incendiate.
La tensione di fondo che ha portato agli scontri è stata alimentata dallo sfratto degli abitanti dei villaggi Kuki dai terreni forestali, che ha innescato una serie di agitazioni minori. I Meiteis, che costituiscono il 64% della popolazione dello Stato, vivono in un’area che costituisce solo il 10% del territorio dello Stato, poiché ai non tribali è vietato acquistare terreni nelle aree collinari delimitate. L'inclusione dei Meiteis nella categoria dei gruppi svantaggiati – caldeggiata da una sentenza emessa in marzo dall’Alta Corte di giustizia locale - garantirebbe loro il diritto di acquistare terreni sulle colline, una prospettiva che ha fortemente turbato le comunità tribali.
I Kuki sostengono che il governo del Manipur guidato dai nazionalisti indù del Bharatiya Janata Party (BJP), con il capo del governo locale N. Biren Singh, li stia sistematicamente prendendo di mira, cercando di allontanarli dalle foreste e dalle loro terre ancestrali sulle colline. Sostengono che la repressione del traffico di droga da parte del governo sia solo un pretesto per giustificare il loro sfratto.
Intanto da New Delhi la Corte Suprema ha chiesto al governo del Manipur di fornire un rapporto sullo stato della situazione, intervenendo su una petizione presentata dal Manipur Tribal Forum. Il giudice capo D Y Chandrachud, ha definito "assolutamente sbagliata" l'ordinanza dell'Alta Corte del Manipur che ha portato alla violenza settaria. Ma ha rifiutato di sospendere il verdetto poiché un ricorso d’appello è già pendente.
“L'osservazione della Corte Suprema è sicuramente un balsamo per le ferite”, ha dichiarato all’agenzia UcaNews p. Varghese Velikakkam, vicario generale dell'arcidiocesi di Imphal, che è mobilitata per l’assistenza alle vittime e la pacificazione tra le comunità. “L'ordine dell'Alta Corte ha spianato la strada alla violenza e ora il supremo tribunale del Paese l'ha definita illegale. È un fatto che scalda il cuore in mezzo a tante tensioni e paure”.
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