Nuovi muri via mare e via terra per isolare Gaza
Israele ha dato il via anche a una barriera in mare, che sarà composta da tre strati, anche sotto il livello dell'acqua. Un muro di cinta sulla frontiera di sei metri in altezza e decine di profondità. Crescono le tensioni: scambio di razzi e raid arei.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Israele ha cominciato la costruzione di una nuova barriera intorno alla Striscia di Gaza. La nuova recinzione bloccherà il passaggio via mare e sarà costruita di pari passo al nuovo muro lungo il confine. Lo ha annunciato il 27 maggio il ministero israeliano della Difesa.
La costruzione è iniziata a nord della Striscia, presso la spiaggia Zikim, e dovrebbe continuare fino alla fine dell’anno. La barriera consisterà in tre strati: uno sotto il livello dell’acqua, uno di pietra e uno composto da filo spinato. Un ulteriore recinto circonderà la barriera marina.
La decisione di costruire la recinzione risale alla guerra del 2014, quando alcuni militanti di Hamas avevano tentato di entrare in Israele via mare. Le autorità israeliane stanno anche costruendo una nuova barriera lungo al confine di terra di Gaza: il progetto prevede muri di cemento alti sei metri e profondi decine, equipaggiati con sensori.
La costruzione si svolge in un contesto di crescente tensione. Mentre proseguono le proteste settimanali dei palestinesi – seppure in scala ridotta, dopo la morte di 60 persone il 14 maggio – riprendono gli scontri diretti fra Israele e Hamas. In queste ore, è in corso un operazione dell’aviazione israeliana al centro di Gaza, che ha come obbiettivo i militanti dell’Islamic Jihad. Questa mattina, Hamas aveva lanciato verso Israele 28 razzi, intercettati per lo più dal sistema antimissilistico Iron Dome. Il lancio voleva essere una rappresaglia all’uccisione di tre membri dell’Islamic Jihad, uccisi in un raid negli ultimi due giorni. Non si riportano feriti israeliani, ma un razzo avrebbe lievemente danneggiato il cortile di un asilo (v. foto 3).
Le nuove barriere vanno a rafforzare il blocco già imposto sui quasi 2 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, da cui si può uscire solo attraverso il valico di Rafah con l’Egitto e Erzl con Israele. In molti definiscono Gaza come una “prigione a cielo aperto”, dove la crisi umanitaria si aggrava di giorno in giorno e da cui è quasi impossibile uscire.