Nuovi attacchi contro interessi Usa in Iraq
Nella notte tre razzi hanno lambito l’ambasciata statunitense a Baghdad. Negli ultimi giorni si registra una escalation delle violenze. Gli attacchi celebrati dalle milizie sciite filo-iraniane attive nel Paese. Analista iracheno: le operazioni sono una “dimostrazione di forza”, ma “non hanno alcun effetto sulla presenza di Washington in Iraq”.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Tre razzi hanno lambito l’ambasciata Usa in Iraq nelle prime ore di oggi. L'attacco è arrivato dopo che ieri miliziani locali ha lanciato una delle più importanti operazioni degli ultimi mesi contro interessi statunitensi nel Paese. Fra questi vi è anche un tentativo di assalto a colpi di droni nella vicina Siria, a conferma di un clima di instabilità denunciato dal patriarca caldeo, il card. Louis Raphael Sako.
I raid di rado vengono rivendicati o hanno una chiara matrice; quasi sempre vengono però celebrati dalle milizie sciite filo-iraniane presenti sul territorio. Gli assalti delle ultime 24 ore giungono a otto giorni di distanza da una serie di raid aerei dell’aviazione a stelle e strisce in Siria e Iraq contro i guerriglieri delle Forze di mobilitazione popolare (Hashd al-Shaabi), ormai parte integrante delle forze armate irachene, con 12 vittime fra i miliziani. I vertici di Hashad hanno promesso subito “vendetta”.
In questo clima di tensione si inquadrano i tre razzi piovuti nella notte nei pressi dell’ambasciata Usa a Baghdad. Le batterie di difesa C-RAM sono entrate in azione, nel tentativo di disinnescare l’attacco, che non ha raggiunto la rappresentanza diplomatica, ma si è abbattuto su un’area poco distante dalla zona verde della capitale. Ieri pomeriggio era finita nel mirino la base aerea di Aïn al-Assad, nel deserto occidentale iracheno, che ospita militari americani. Almeno 14 i missili caduti durante l’assalto rivendicato dal sedicente gruppo “Brigate di vendetta per la morte di Al-Mohandis“, senza vittime o feriti.
Dall’inizio dell’anno si sono susseguiti almeno una cinquantina di assalti contro interessi Usa, con una escalation in questi ultimi giorni. La base di Aïn al-Assad era già stata presa di mira il 5 luglio scorso da tre razzi e, poche ore dopo, un drone aveva cercato di colpire l’ambasciata Usa, ma era stato abbattuto anch’esso dal sistema C-RAM.
Il giorno successivo si è avuta una nuova operazione contro l’aeroporto di Erbil, nel Kurdistan iracheno, che ospita una base della coalizione internazionale. Per l’analista iracheno Ali Beder, interpellato dall’Afp, queste operazioni sono una “dimostrazione di forza”, ma “non hanno alcun effetto sulla presenza Usa in Iraq”. Egli sottolinea che nel Paese sono schierati ancora circa 2.500 soldati statunitensi. Il pericolo è rappresentato dall’uso dei droni, che possono sfuggire meglio dei missili ai sistemi di difesa anti-aerea.