23/06/2023, 12.09
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Nuovi accordi negli Stati Uniti: l'India verso il sogno dell'hub tecnologico

Durante il viaggio di Modi approvati una serie di piani e investimenti per il collaudo e l'assemblaggio di semiconduttori in India, anche se per la produzione ci sarà ancora da aspettare. Siglate anche alcune intese sulla difesa, non solo per contrastare Pechino, ma anche per sganciare Delhi dalla dipendenza da Mosca. Per il premier indiano, criticato per il deterioramento dei diritti umani, un grande successo anche in vista delle elezioni dell'anno prossimo. 

Washington (AsiaNews) - Il presidente americano Joe Biden e il primo ministro indiano Narendra Modi hanno annunciato ieri una serie di accordi commerciali e di difesa che ruotano attorno al miglioramento dei legami militari e la produzione di microchip.

Alcuni giorni prima della visita “storica” di Modi negli Stati Uniti, il governo indiano aveva approvato un piano da 2,75 miliardi di dollari per la costruzione di una nuova struttura di collaudo e assemblaggio di semiconduttori in India dell’azienda produttrice di chip Micron Technology, che investirà nel progetto oltre 800 milioni di dollari. Delhi ha concordato incentivi legati alla produzione per un valore di 110 miliardi di rupie (1,34 miliardi di dollari) a favore dell'impianto, che dovrebbe sorgere nello Stato natale di Modi, il Gujarat, probabilmente nella città di Sanand.

Nella nuova struttura non verranno ancora prodotti i chip, che potranno invece essere testati dalla Micron (o da altre aziende produttrici) e imballati prima della spedizione ai clienti. Ma si tratta comunque di un passo importante nelle relazioni tra Stati Uniti e India perché Biden sta cercando di ridurre i rischi della dipendenza delle aziende nazionali dalla Cina. Nell’ambito della continua disputa commerciale tra le due più grandi economie al mondo, a ottobre dello scorso anno Washington aveva imposto una serie di limiti alla vendita di software per la produzione di microchip alla Cina, mentre a maggio Pechino ha annunciato di non poter più comprare prodotti dalla Micron.

Per Modi, che mantiene un atteggiamento meno assertivo nei confronti di Pechino, è un indubbio guadagno e non solo perché è motivo di grande prestigio poter fare affari con la più grande democrazia al mondo in vista delle elezioni del prossimo anno: dalla pandemia di Covid-19 l’India ha anche cercato di proporsi come alternativa alla Cina annunciando un piano di incentivi da 10 miliardi di dollari per aumentare la produzione di semiconduttori nel Paese. Al momento si tratta ancora di un progetto in divenire, ma nel prossimo futuro potrebbe procedere a passi spediti: oltre alla Micron, infatti, la società Applied Materials, che fornisce apparecchiature e software per la produzione di chip e altri materiali per l’elettronica, ha annunciato la creazione di un nuovo centro per la commercializzazione e l'innovazione dei semiconduttori da 400 milioni di dollari, mentre Lam Research, altra azienda produttrice di microchip, ha in mente di attuare un programma di formazione che coinvolgerebbe fino a 60mila ingegneri indiani. 

Al suo arrivo a New York Modi ha incontrato il multimiliardario Elon Musk, amministratore delegato di Tesla e SpaceX: "Sono fiducioso che Tesla sarà in India e lo faremo non appena umanamente possibile", ha detto Musk alla stampa dopo aver incontrato il premier indiano il 20 giugno. “Ho intenzione di visitare l'India l'anno prossimo. Vorrei ringraziare il primo ministro Modi per il suo supporto e, si spera, saremo in grado di annunciare qualcosa in futuro. È molto probabile che ci sarà un investimento significativo in India", ha sottolineato ancora Musk. Affermazioni che dimostrano un superamento delle precedenti tensioni con il governo indiano dopo che nel 2022 l’azienda produttrice di veicoli elettrici aveva trasferito la propria produzione dall’India al Medio Oriente.

Ma gli accordi siglati in questi giorni tra Washington e Delhi sono molteplici e riguardano anche la difesa; non solo allo scopo di impedire un accrescimento di potenza della Cina nell’Indo-Pacifico, ma anche nel tentativo di ridurre la dipendenza dell’India dalla Russia per la fornitura d’armi. La divisione aerospaziale di General Electric ha firmato un accordo con l’azienda statale indiana Hindustan Aeronautics per la produzione dei motori dei jet da combattimento Tejas in dotazione all’aeronautica militare indiana. Delhi acquisterà inoltre 31 droni MQ-9B prodotti da General Atomics, altra azienda che annunciato la creazione di una nuova struttura in India. La Vikram Solar indiana, invece, investirà fino a 1,5 miliardi di dollari per aiutare gli Stati Uniti a produrre pannelli solari ed essere competitivi nel settore dell’energia pulita e l’India farà il suo ingresso nella Minerals Security Partnership, un’iniziativa a guida statunitense per l’approvvigionamento di minerali. Verranno infine facilitati i commerci, la cooperazione spaziale e la concessioni di visti lavorativi ai cittadini indiani. 

Alcuni esperti hanno tuttavia sollevato dubbi sulla concessione di tecnologie sensibili all’India, che continua a mantenere rapporti militari ed economici con la Russia anche dopo l’invasione dell’Ucraina. Mentre due deputate musulmane del Congresso degli Stati Uniti e altri legislatori progressisti, tra cui Alexandra Ocasio-Cortez, ieri hanno boicottato il discorso di Modi al Parlamento americano, ricordando l’aggressività del nazionalismo indù nei confronti delle minoranze religiose e la repressione della libertà di stampa da quando Modi è salito al potere. In conferenza stampa, alla domanda su quali misure fosse disposto ad adottare per “migliorare i diritti dei musulmani e per sostenere la libertà di parola”, il premier indiano Modi ha risposto dicendo che non c'è bisogno di miglioramenti, affermando che “non c’è spazio per alcuni tipo di discriminazione” sotto la sua amministrazione.

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