04/08/2015, 00.00
PAKISTAN
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Nuova impiccagione in Pakistan: quasi 200 le esecuzioni solo nel 2015

Inutili gli appelli per Shafqat Hussain, condannato per omicidio quando aveva 14 anni. Secondo i suoi legali la sua confessione è stata ottenuta tramite tortura. Con la revoca della moratoria sulla pena di morte, il Pakistan è destinato ad avere anche il più alto numero di esecuzioni nel mondo.

Karachi (AsiaNews/Agenzie) – All’alba di questa mattina il governo del Pakistan ha giustiziato Shafqat Hussain, condannato per aver ucciso un bambino nel 2004. Secondo i suoi avvocati, egli aveva 14 anni quando è avvenuto il fatto e la sua confessione gli è stata estorta tramite tortura. Per le autorità però "non esistono prove" a sostegno di questa tesi. Poco prima di mezzanotte, Hussain ha incontrato un’ultima volta la sua famiglia. Poi è stato impiccato in una prigione di Karachi. Con la sua morte salgono a quasi 200 le esecuzioni portate a termine da Islamabad, quasi tutte nel 2015.

Il Primo ministro del Pakistan Nawaz Sharif ha revocato la moratoria sulla pena di morte lo scorso anno, un giorno dopo l’attentato talebano alla scuola militare di Peshawar, in cui hanno perso la vita 134 studenti e 19 adulti.

Il Paese ha il più alto numero di detenuti nel braccio della morte a livello globale, con oltre 8mila persone in attesa di essere giustiziate. Con la revoca della moratoria, la nazione è destinata ad avere anche il più alto tasso di esecuzioni nel mondo. Finora quelle accertate sono più di 193 dall'inizio del 2015.

Sebbene i dati per il 2015 non siano disponibili, nel 2014 i Paesi con il più alto numero di pene capitali eseguite sono stati, nell’ordine: Iran, 289; Arabia Saudita, 90; Iraq, 61; Stati Uniti, 35; Sudan, 23. Cina e Corea del Nord rifiutano di divulgare i loro casi.

L’esecuzione di Hussain è stata rinviata quattro volte quest’anno, grazie all’intervento di gruppi per i diritti umani internazionali come Reprieve e Amnesty International. Tuttavia, per Islamabad l’imputato aveva 23 anni quanto ha commesso il fatto, e ha respinto tutte le richieste presentate per verificare la sua età. Secondo Reprieve “la decisione del governo di andare avanti con le esecuzioni, nonostante le richieste di fermarle da tutto il mondo, è stato più un modo di mostrare potere politico, che di affermare giustizia”.

Il caso di Shafqat Hussain ricorda quello di Aftab Bahadur Masih, giustiziato il 10 giugno scorso sempre a Karachi. L’uomo, cattolico, è stato condannato a morte per pluriomicidio quando aveva 15 anni ed è rimasto in attesa di esecuzione per 22 anni. Si è sempre dichiarato innocente.

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