11/07/2024, 07.45
RUSSIA
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Novikov, il 'censore supremo' della cultura putiniana

di Vladimir Rozanskij

Un 47enne regista di opere liriche grazie alla sua fedeltà alla causa ha assunto il compito di dettare le nuove regole per gli artisti russi. Dando vita con il sostegno del Cremlino a un grande progetto di “contenuto patriottico” di produzione di film e serie televisive, ma anche videogiochi e app per strizzare l'occhio al mondo giovanile.

Mosca (AsiaNews) - Tra i tanti ideologi e propagandisti della Russia putiniana, in perenne lotta contro gli “agenti stranieri” e in cerca della difesa dei “valori tradizionali”, un posto particolarmente significativo è occupato dal 47enne Sergej Novikov, un regista di opere liriche poco conosciuto, assai più noto come direttore dell’Amministrazione dei progetti sociali presso la presidenza della Federazione russa, che ha il compito di stabilire le nuove regole per la cultura russa.

La palma di “censore supremo” è stata attribuita a Novikov, che negli anni ’90 era un sostenitore della libertà di espressione, in occasione di un clamoroso concerto: nell’80° anniversario dell’assedio di Leningrado, Novikov ha organizzato la scenografia del Requiem di Verdi per l’esecuzione del coro della Filarmonica di Mosca.  Al momento finale del Libera me, invece della classica evocazione dei nazisti di Berlino è stato mostrato un filmato dell’Euromaidan di Kiev, mettendo l’abbattimento dei monumenti sovietici al posto del falò dei libri. La scena ha suscitato una tale impressione che molti spettatori sono usciti dalla sala, e perfino il direttore d’orchestra Dmitrij Jurovskij si è detto “sconcertato” dal filmato, di cui non era informato.

Novikov ha cominciato a mostrare il suo volto di “martello degli eretici” poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, quando molti artisti e musicisti russi sottoscrissero un appello contro la guerra, inviando sui social dei post con il quadrato nero, un altro simbolo dell’arte russa. Allora il direttore dei progetti culturali cominciò una serie di incontri e assemblee straordinarie, avviando un repulisti di massa nel mondo della cultura. Coloro che non volevano astenersi dal commentare le azioni belliche sono stati presto espulsi da tutto.

Molti paragonano Novikov a Jakov Agranov, un dirigente dei servizi segreti Nkvd che sotto Stalin curava la repressione della “intelligentsija creativa”, a cominciare da Vladimir Majakovskij e il suo movimento dei futuristi. Secondo quanti lo conoscono, Novikov è molto vanitoso e si presenta in smoking ad ogni manifestazione, cercando il riconoscimento del suo “ruolo elevato” nell’attuale dimensione della cultura russa.

Agendo sotto la direzione di uno dei più stretti collaboratori di Putin, l’ex-premier Sergej Kirienko, proprio Novikov ha diffuso di propria iniziativa sui media i “risultati delle analisi” dell’avvelenamento di Aleksej Naval’nyj nel 2020, secondo cui nel sangue dell’oppositore “non c’era nulla di sospetto”. Da allora interviene spesso in pubblico per redarguire con toni apparentemente bonari e amichevoli tutti gli scrittori e gli artisti “devianti”, che finiscono quindi in lager o all’estero.

Insieme a Kirienko il funzionario ha istituito un grande progetto di “contenuto patriottico” di produzione di film, serie televisive, videogiochi e altre app, coinvolgendo la figlia 25enne Ksenia, in modo da orientarsi sulle preferenze del mondo giovanile. Insieme ad alcuni sacerdoti ortodossi, in particolare il protoierej Aleksandr Tkačenko, ha dato vita alla fondazione “La cerchia del bene” per le attività di beneficenza, soprattutto nell’ambito sanitario, e partecipa al consiglio dell’associazione Dialog, specializzata in fake news contro l’Ucraina e dipendente dal ministero della Difesa.

In una delle ultime interviste rilasciate nei giorni scorsi, Novikov ha spiegato che non ha sviluppato la sua carriera di regista come avrebbe voluto, “dovevo dar da mangiare ai bambini, e ho cercato un lavoro normale”. Oggi invece gli tocca “comunicare continuamente con i registi, gli attori, i direttori e tutti gli altri operatori del mondo dello spettacolo”, semplicemente come “committente o produttore”, quindi rimanendo nel mondo della sua professione artistica, ma “dall’altra parte della barricata”. Quella da lui stesso innalzata, e dietro la quale scova con il suo infallibile binocolo tutte le “prede culturali” della sua ininterrotta caccia alle streghe.

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