Nord Libano, una disputa sui terreni infiamma le tensioni tra maroniti e sunniti
Al centro della controversia l’area sulla sommità del Qornet Sawda, punto più alto della catena del Monte Libano. Esso rappresenta un serbatoio idrico di fondamentale importanza ed è conteso da due villaggi, uno cristiano l'altro musulmano. Due morti negli ultimi giorni, il coinvolgimento dell’esercito e (presunte) responsabilità di Hezbollah infiammano la situazione.
Beirut (AsiaNews) - Una disputa sulla proprietà dei terreni sulla sommità del Qornet Sawda, il punto più alto della catena del Monte Libano (3800 metri), tra due grandi villaggi, quello cristiano di Bécharré e musulmano di Bqaasifrine (caza di Deniye), rischia di scatenare uno scontro confessionale fra le popolazioni. La regione è considerata un vero e proprio “serbatoio idrico”, grazie alle sue nevi e ai suoi ghiacciai, il cui scioglimento in estate alimenta le falde acquifere e i torrenti che confluiscono in una decina di grandi imbuti naturali.
In attesa che i terreni vengano delimitati da un tribunale, il conflitto riemerge ogni anno nella stagione secca, dando luogo a dispute interminabili tra pastori e agricoltori dei due villaggi. Tuttavia, il primo luglio scorso la tensione in atto fra le due parti è sfociata nella morte di un uomo del villaggio di Bécharré, tale Haytham Tok, che è stato colpito alla schiena da un cecchino come sostengono i suoi compagni. La vittima faceva parte di un gruppo che aveva piantato una tenda sull’altopiano.
L’omicidio ha sconvolto la comunità cristiana. Allertati dai rintocchi delle campane, gli uomini del villaggio si sono riuniti davanti alla chiesa di Saint-Saba, con l’obiettivo di allestire una spedizione punitiva.
Consapevole del rischio di scontri settari tra maroniti e sunniti, che finirebbero per andare ben oltre la semplice vendetta per la vicenda di sangue, l’esercito libanese con una caserma nell’area di Becharre ha immediatamente sigillato le strade e i sentieri che portano alle cime di Qornet Sawda. I militari hanno poi ricordato a tutte le popolazioni dell’area che la regione è una zona di addestramento militare, interdetta ai civili. Contemporaneamente, quattro elicotteri hanno sorvolato la zona, alla ricerca di cecchini o di uomini armati infiltrati.
Poche ore dopo, la scoperta di una seconda vittima che l’esercito libanese che si è affrettato a trasportare il cadavere di un uomo sulla quarantina, identificato col nome di Malek Tok, all’ospedale governativo della regione Bécharré. Secondo alcune versioni, concordanti fra loro, egli sarebbe stato ucciso proprio dai soldati a causa di un malinteso, colpito forse perché aveva cercato di rompere il blocco imposto dalle truppe o per aver sparato in direzione di uno degli elicotteri.
I funerali dei due uomini uccisi sono stati celebrati dallo stesso patriarca maronita,il card. Beshara Raï, il quale ha invitato alla vigilanza e alla calma. Tuttavia, il deputato William Tok delle Forze libanesi ha denunciato l’impunità di cui potrebbero godere gli aggressori, nel caso di atteggiamento “compiacente” da parte delle autorità della pubblica sicurezza. La popolazione del villaggio cristiano “non intende aspettare all’infinito che venga fatta giustizia” ha dichiarato l’esponente cristiano. Al contempo, è noto che le indagini preliminari condotte dall’esercito hanno portato all’interrogatorio di una ventina di persone di Bqaasifrine e di sei persone di Bécharré, ma al momento non si registrano sviluppi sostanziali.
Esistono diverse versioni degli eventi diverse fra loro, a seconda delle varie fonti intervistate. Ad esempio, secondo il referto di un medico legale che avrebbe esaminato il corpo di Haytham Tok, quest’ultimo sarebbe deceduto a causa di un proiettile esploso da una distanza non superiore ai venti metri, e non per un proiettile di cecchino che avrebbe colpito da una distanza maggiore. Questa versione è stata fortemente contestata e l’avvocato Tony Chidiac, vicino al deputato di Becharré William Tok, ha chiesto che il dottore sia accusato di falsa testimonianza.
Uno degli artefici dell’appello alla calma lanciato durante i funerali, p. Hani Tok, ha sottolineato come gli uomini del villaggio di Becharré, pur recandosi armati nelle loro terre a Kornet Sawda, in genere non aprano mai il fuoco “mirando per colpire”, ma solo come deterrente. Il sacerdote ha quindi aggiunto che la situazione attuale nel villaggio è “molto delicata”.
Oltre all’esercito, l’indagine è stata presa in carico dal primo giudice istruttore del Nord Libano, Samaranda Nassar, che ha visitato il luogo della tragedia. Vi è infine un ultimo punto, riguardante un possibile coinvolgimento di Hezbollah, come emerge da altre fonti. Difatti, alcune personalità di spicco hanno accusato il movimento sciita libanese filo-Teheran di coinvolgimento di responsabilità nell’incidente. Ciononostante, altre fonti giudicate attendibili interne a Bécharré stanno cercando di spegnere sul nascere le voci, che rischiano di inasprire ancora di più la tensione. “Queste accuse - tagliano corto - sono puramente politiche e non ci sono prove che siano vere”.
21/05/2024 12:05