Ningxia, governo nello Xinjiang a scuola di ‘antiterrorismo’
Le due amministrazioni hanno firmato un accordo di cooperazione. Attivisti temono la politica della “terra bruciata” adottata da Pechino contro gli uiguri. Ad agosto scorso, la comunità islamica di etnia Hui si era opposta alla demolizione della Grande moschea di Weizhou.
Pechino (AsiaNews/Rfa) – Le autorità della Regione autonoma di Ningxia Hui (Nhar), nel nord della Cina, sono decise ad importare le misure “anti-terrorismo” utilizzate nello Xinjiang (Xuar). È quanto riferisce il Global Times, quotidiano del Partito comunista cinese, alimentando i timori degli attivisti che Pechino possa replicare la sua politica della “terra bruciata”: nello Xinjiang, accusata della detenzione di massa di circa un milione di uiguri musulmani e di altre minoranze.
In un articolo datato 27 novembre, la testata riferisce che il governo dello Ningxia ha firmato un accordo di cooperazione antiterrorismo con quello dell’altra regione autonoma, “per apprendere dalle esperienze di quest'ultimo nella promozione della stabilità sociale”. Il leader locale, Zhang Yunsheng, si è recato di recente ad ovest “per studiare e indagare su come lo Xinjiang combatte il terrorismo e gestisce gli affari religiosi, da un punto di vista legale”.
“Zhang – prosegue il quotidiano – ha osservato che i progressi raggiunti dallo Xinjiang meritano di essere appresi”. I legami storici del Ningxia con l'antica Via della Seta hanno fatto sì che le due regioni abbiano diverse somiglianze. “Ecco perché il Ningxia è andato ad imparare dallo Xinjiang”, ha dichiarato Zhang.
Osservatori affermano che Pechino teme una reazione da parte della comunità islamica della regione, di etnia Hui, dopo che lo scorso agosto ha ordinato – e poi rimandato – demolizioni presso la Grande moschea di Weizhou. Dilxat Raxit, portavoce del World Uyghur Congress (Wuc), un'organizzazione di esuli uiguri, racconta: “Le autorità volevano demolirla con la forza, causando disordini che hanno spaventato il governo centrale”.