12/07/2023, 14.20
GIAPPONE-COREA DEL SUD-NATO
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Niente ufficio a Tokyo, ma sull'Indo-Pacifico la Nato non si ferma

Al vertice di Vilnius firmati nuovi accordi di cooperazione bilaterale con Giappone e Corea del Sud. Nel comunicato toni duri sugli "strumenti politici, economici e militari adottati dalla Cina per aumentare la sua impronta globale". La replica di Pechino: "Fermamente contrari all'espansione dell'Alleanza Atlantica nel Pacifico, difenderemo i nostri interessi".

Vilnius (AsiaNews/Agenzie) - L’istituzione del discusso ufficio di collegamento a Tokyo tra la Nato e i Paesi del cosiddetto AP4 (Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda) è sparita dall’agenda. Ma la proiezione verso l’Indo-Pacifico, con l’obiettivo di contenere l’espansionismo cinese, resta comunque una delle priorità dell’Alleanza Atlantica. E un motivo di forte irritazione per il governo di Pechino.

Si può riassumere così quanto emerso in queste ore in prospettiva asiatica dal vertice della Nato in corso a Vilnius. Le perplessità della Francia e di alcuni altri Paesi hanno tolto dal tavolo la portata più indigesta: l’apertura dell’ufficio a Tokyo che avrebbe reso anche fisicamente visibile l’impegno della Nato in un’area che resta al di fuori dei propri confini. Ma questo non significa che il tema di fondo della “minaccia cinese” sia stato accantonato. Del resto al vertice erano stati invitati appositamente anche i governi di Tokyo, Seoul, Canberra e Auckland. E nei bilaterali avvenuti tra ieri e oggi sono stati comunque firmati gli Individually Tailored Partnership Program, gli accordi di cooperazione tra l’Alleanza Atlantica e i singoli Paesi.

Su quello con la Corea del Sud il presidente Yoon ha sottolineato la cybersicurezza e la risposta alle minacce di Pyongyang come ambiti primari di collaborazione. Quanto a quello firmato con il premier giapponese Kishida, vengono estese da 9 a 16 le aree di cooperazione, aggiungendo tra i nuovi settori le tecnologie emergenti distruttive, interoperabilità tra le rispettive forze e la lotta ai cambiamenti climatici. “Nessun altro partner è più vicino alla Nato del Giappone”, ha dichiarato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

Della questione del “contenimento” della Cina nell’Indo-Pacifico parla espressamente la dichiarazione adottata dal vertice. “La Repubblica Popolare Cinese impiega un'ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua impronta globale – si legge nel documento sottoscritto dai Paesi membri dell’Alleanza -. Le operazioni ibride e informatiche dannose, la sua retorica conflittuale e la disinformazione prendono di mira gli alleati e danneggiano la sicurezza dell'Alleanza”. Per la Nato Pechino “cerca di controllare settori tecnologici e industriali chiave, infrastrutture critiche, materiali strategici e catene di approvvigionamento. Usa la sua leva economica per creare dipendenze strategiche e rafforzare la sua influenza. Cerca di sovvertire l'ordine internazionale basato sulle regole, anche nei domini spaziale, cibernetico e marittimo”. I Paesi membri si dicono “aperti a un impegno costruttivo con la Repubblica popolare cinese”, ma aggiungono di voler rafforzare “la nostra consapevolezza comune, migliorando la nostra resilienza e preparazione e proteggendoci dalle tattiche coercitive e dagli sforzi per dividere l'Alleanza”.

Toni che non sono ovviamente piaciuti a Pechino: al comunicato un portavoce della missione cinese presso l’Unione europea ha replicato stigmatizzando la “retorica da Guerra fredda” e i “pregiudizi ideologici”. La Cina - conclude la replica – “difenderà con fermezza la sua sovranità, la sua sicurezza e i suoi interessi di sviluppo e si opporrà fermamente all'espansione della Nato verso est nell'Asia-Pacifico. Qualsiasi azione che minacci i diritti e gli interessi legittimi della Cina sarà affrontata con contromisure risolute”.

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