Nghệ An: Messe "illegali". La nuova Legge è per ‘ostacolare le attività religiose’
Le organizzazioni religiose tenute a comunicare un elenco previo delle attività annuali. Autorità locali contro la parrocchia di Song Ngọc per la mancata comunicazione di una messa. Inascoltati dal governo i pareri delle istituzioni religiose sulla controversa normativa.
Hanoi (AsiaNews) – La messa celebrata lo scorso 23 gennaio dalla parrocchia di Song Ngọc, nella diocesi di Vinh, è “illegale”. È quanto stabilisce il Comitato del popolo del comune di Quỳnh Ngọc, nella provincia centro-settentrionale di Nghệ An, che in una nota ufficiale rimprovera il vicario ed il Comitato pastorale della chiesa. Nel documento, il governo locale intima a p. Nguyễn Đình Thục ed ai fedeli anche di “registrare tutte le proprie attività religiose”.
La settimana scorsa, il vicario aveva invitato circa 20 sacerdoti della diocesi a celebrare messa nella parrocchia. Durante la funzione, sacerdoti e fedeli hanno pregato per le vittime del disastro ambientale causato da uno stabilimento della Formosa Plastics Group. Nelle loro preghiere, i partecipanti hanno ricordato anche i prigionieri di coscienza, tra cui Hoàng Đức Bình e Nguyễn Nam Phong, invocando la pace su tutte le famiglie vietnamite. I fedeli della parrocchia hanno pregato affinché le autorità locali distinguano le cose giuste da quelle sbagliate e che il governo si comporti in modo equo con coloro che sono impegnati per la pace della nazione.
Nel documento n. 08 / UBND.VP emesso dalle autorità locali si legge: “Il Comitato del popolo del comune di Quỳnh Ngọc prende nota che nel pomeriggio del 23 gennaio 2018, p. Thục ed il Comitato pastorale della parrocchia di Song Ngọc hanno celebrato messa per pregare in chiesa, alla presenza di molti partecipanti e parrocchiani”. Il Comitato da tempo tenta di soffocare la vita religiosa della comunità, che è solita battersi per i diritti e la giustizia sociale nel Paese, dando voce e sostegno ai dissidenti del regime. Nella sua ultima nota, l’organo governativo cita ed usa come pretesto la nuova Legge sul credo e la religione, varata dal governo vietnamita ed entrata in vigore il primo gennaio 2018. L’art. 43 della norma afferma che “le organizzazioni religiose hanno il dovere di fornire per iscritto un elenco delle attività annuali. Ciò deve avvenire entro 30 giorni dal riconoscimento, dall’approvazione e dalla concessione del certificato di registrazione, come prescritto [dal governo]”.
Alcuni funzionari sostengono che la parrocchia di Song Ngọc non abbia ancora comunicato il proprio programma al Comitato del popolo. Di conseguenza, ritengono che la messa celebrata dalla comunità contravvenga alle nuove disposizioni in materia di libertà religiosa. I cattolici locali contestano quanto affermato dalle autorità, denunciando che “l’art. 43 è un espediente per ostruire le attività religiose della parrocchia e dei fedeli”. La comunità è spesso vittima delle ingerenze e delle pressioni delle autorità, esercitate attraverso le violenze di gruppi militanti pro-governo e campagne diffamatorie, come quella messa in atto nei confronti di p. Thuc.
L'art. 2.10 sostiene le tesi dei parrocchiani di Song Ngọc e rivela l’ambiguità della Legge sulla religione e il credo. Esso stabilisce infatti che “suddette attività religiose consistono nell'esprimere credenze, praticare il catechismo, praticare la legge canonica ed i rituali. Quindi, la partecipazione dei credenti alla messa, alla comunione e alla preghiera sono ‘attività religiose’ che si svolgono ogni giorno, ad ogni ora nel Paese”. Esse sono dunque pratiche che di per sé già rispettano la Legge dello Stato.
Quando il Congresso non aveva ancora ratificato la nuova controversa normativa, le istituzioni religiose del Paese avevano contribuito con significanti pareri sul provvedimento, al fine di proteggere la libertà religiosa dei cittadini, riconosciuta dalla Costituzione del 2013. A partire dal giugno 2017, istituzioni, esperti legali e fedeli delle religioni hanno condiviso le proprie opinioni con il presidente ed i delegati dell’Assemblea nazionale. Anche la Conferenza episcopale ha fornito il suo importante contributo. Tuttavia, accusano i critici, le autorità “hanno fatto finta di ascoltare i consigli e apportare migliorie al disegno di legge”. Fedeli ed attivisti per i diritti lamentano che l’amministrazione abbia in seguito ignorato le osservazioni delle organizzazioni religiose, lasciando che governi ed autorità locali “applichino la Legge sul credo e la religione a loro piacimento”.