Nessuna mobilitazione dopo le aggressioni di Pasqua: i cristiani scelgono la pace
Poso (AsiaNews) Alle 7,15 del mattino di sabato 10 aprile, tre uomini mascherati, con costumi simili a quelli ninja, sono arrivati in motocicletta a Poso, nell'instabile regione di Tentena, nelle Sulawesi centrale, e hanno infierito sulla comunità protestante sparando a centinaia di cristiani che stavano celebrando la Pasqua. Sette persone sono rimaste ferite, tra cui una bambina di quattro anni, colpita alla gamba destra. Gli assalitori sono poi fuggiti nella vicina foresta.
I cristiani del luogo hanno deciso di non rispondere con la forza al violento attacco perpetrato contro i fedeli riuniti nella Tabernacle Church per la funzione del Sabato Santo. Hanno infatti preferito convocare più tardi, in serata, solo una dimostrazione pacifica, al fine di spingere le autorità ad incrementare le misure di sicurezza per prevenire ulteriori episodi di violenza, che hanno già creato non pochi problemi nell'area nelle settimane scorse.
Nonostante l'aggressione, migliaia di cristiani di Poso hanno affollato le chiese di questa cittadina lacustre per la messa di Pasqua, sotto la sorveglianza di 200 poliziotti della brigata mobile ed elevate misure di sicurezza.
Il capo della polizia, Abdi Darma Sitepu, si è mostrato molto sollevato dalla decisione dei cristiani di quest'area di non rispondere alle aggressioni con la forza, dicendo che avrebbero fatto solo il gioco degli aggressori.
Tre sparatorie precedenti, avvenute nell'ultimo mese, sono costate la vita a tre cristiani e il ferimento di un altro. Alle morti di Rosia Pilonga, un 41enne decano della facoltà di Legge presso la Siontuwunu Maroso University, e Jhon Christian Tanalida, colpiti a morte da uno sconosciuto il mese scorso, si è aggiunta quella, anch'essa per un colpo di pistola, di un pastore locale, il reverendo Freddy Wuysan, nella sua casa, di sera.
Queste aggressioni anonime hanno avuto di mira la popolazione cristiana dell'area di Poso anche dopo l'accordo di pace deciso dal governo nel 2001 per porre fine a due anni di scontri che sono costati la vita a 2.000 persone. Nel peggiore bagno di sangue avvenuto lo scorso ottobre, una banda armata ha ucciso 10 persone nel corso di diverse aggressioni a villaggi per lo più cristiani.
Fino ad oggi i cristiani non hanno mai vendicato gli attacchi di violenza subiti. (M.H.)