Nepal: negato il rimpatrio dei morti nell’incidente aereo
Kathmandu (AsiaNews) – A quattro giorni dall’incidente aereo, avvenuto lo scorso 24 agosto, il governo del Nepal si rifiuta di riconsegnare ai familiari i corpi delle 14 vittime, tra cui 6 stranieri, per i funerali. Secondo i medici legali incaricati di svolgere le autopsie l’identità delle vittime si può verificare solo con il test del Dna, ma nel Paese non vi è nessuna struttura in grado di farlo. In questi giorni il governo sta cercando un metodo alternativo, in attesa che la comunità internazionale invii la strumentazione necessaria al test.
Pramod Shrestha, membro del team medico incaricato di svolgere le indagini, afferma: “In Nepal si potrebbe fare il test del Dna, ma solo attraverso il sangue. Nei corpi, però, non vi è sangue a sufficienza”. “Quindi – aggiunge – dobbiamo chiedere agli altri Paesi la strumentazione necessaria e ci vorranno almeno 10 giorni per avere dei risultati definitivi”.
L’aereo si è schiantato lo scorso 24 agosto nei pressi della città di Motipur, nel distretto di Makwanpur, a 30 km da Kathmandu. Il volo era diretto a Lukla nella regione dell’Himalaya. A bordo viaggiavano otto cittadini nepalesi e sei alpinisti stranieri diretti al campo base dell’Everest. L’aereo è esploso in volo, mentre stava facendo ritorno nella capitale, a causa di una tempesta che imperversava sull’aeroporto di Tukla.
Per fare luce sulle cause dell’incidente il governo ha nominato una speciale commissione di inchiesta, assicurando risultati entro 35 giorni.
Questa è la terza tragedia aerea in quattro anni per il Nepal, che dopo la fine della guerriglia maoista ha lanciato una massiccia campagna di promozione turistica. Due anni fa, 18 persone, tra cui 12 tedeschi, erano morte nello schianto di un piccolo aereo a Lukla.