Nepal: Il premier del Bhutan rifiuta di incontrare i rifugiati del suo Paese
Kathmandu (AsiaNews) - Costretto a un atterraggio di emergenza in Nepal, il primo ministro del Bhutan Tsherin Togbay ha rifiutato di incontrare le decine di migliaia di rifugiati bhutanesi "perché non sono in visita ufficiale". Intanto però, ha reso omaggio a una un stupa buddista, pregando insieme ad alcuni rifugiati tibetani. Accaduto ieri, l'episodio rischia di scatenare molte polemiche in Nepal.
Per placare le acque, il portavoce del governo Minendra Rijal ha dichiarato che "presto parleremo con il governo bhutanese in via ufficiale per risolvere i problemi dei suoi rifugiati".
Il premier Togbay era di ritorno da New Delhi, dove aveva partecipato al giuramento del nuovo Primo ministro dell'India, quando per via del maltempo il suo volo ha dovuto atterrare a Kathmandu. Non potendo ripartire prima di oggi, ha deciso di visitare la stupa di Bouddhanath, monastero buddisto spesso visitato dai rifugiati tibetani. "Siamo stati felici - racconta Tsering Lama - di vedere il premier del Bhutan in questo luogo. Ci sentiamo incoraggiati a lottare per i nostri diritti democratici e religiosi".
Dopo, Togbay si è recato anche nel tempio indù di Pashupatinath.
Dal 1988 al 1999, durante quella che molti hanno definito "pulizia etnica", migliaia di bhutanesi di etnia nepali sono stati costretti dalle autorità a trasferirsi in Nepal. Secondo le Nazioni Unite, il numero ha superato le 120mila unità. In seguito, grazie all'aiuto di programmi di reinsediamento circa 80mila persone hanno trovato rifugio in Paesi terzi, ma oltre 40mila sono ancora in Nepal in attesa di essere rimpatriate nei loro villaggi d'origine.
"Chiediamo rispetto - hanno detto alcuni rifugiati - per il nostro diritto a tornare nella nostra patria".