Nepal sull’orlo della bancarotta a causa dell’embargo indiano
Kathmandu (AsiaNews) – A causa del terremoto di aprile e del persistente embargo non ufficiale che l’India ha imposto sulle esportazioni, la crescita economica del Nepal rischia di fermarsi al di sotto della soglia di sussistenza, con gravi ripercussioni sulla vita quotidiana della popolazione. Il blocco delle merci che passano attraverso la frontiera tra India e Nepal sta causando gravi carenze nella fornitura di cibo, gas e carburante. Pashupati Murarka, presidente della Federation of Nepalese Chambers and Commerce Industries (Fncci), che rappresenta il settore privato, riferisce ad AsiaNews: “Anche il pubblico è sull’orlo della bancarotta. Se il governo non finanzierà le nostre perdite rimuovendo le tasse, dovremo riconsiderare la spesa per gli investimenti nel Paese”.
Da quando il Nepal ha promulgato la prima Costituzione della sua storia moderna, l’India sta attuando un embargo non dichiarato sul transito di merci dirette nel Paese. Il flusso di commercio è passato da circa il 90% di beni esportati a meno del 5% di fornitura delle merci. La popolazione è allo stremo, costretta anche a sostituire il gas per cucinare con legna da ardere. Anche le industrie stanno risentendo della mancanza di materie prime e i trasporti sono bloccati.
Murarka riporta che gli investitori stanno considerando la possibilità di rivolgere i propri investimenti verso attività più remunerative all’estero. “Non potete immaginare quale situazione siamo costretti ad affrontare – dice –. Non c’è carburante e ci sono cali di tensione. Come possiamo far lavorare le nostre industrie?”.
Bishwambhar Pyakurel, professore ed esperto di economia, commenta: “Se la situazione andrà avanti così, la crescita nazionale cadrà al di sotto del 2%. Tutte le attività economiche e commerciali sono ferme. Ci sono gravi perdite. Il governo deve trovare subito una soluzione all’embargo”.
Il governo aveva posto come obiettivo il 6% di crescita, grazie anche agli aiuti internazionali (4,4 miliardi di dollari) arrivati per ricostruire il Paese dopo il terremoto di aprile. La Banca mondiale invece aveva ridotto la crescita al 3,7%, a causa di varie difficoltà già presenti: il rallentamento nella crescita, il calo del turismo, le crescenti proteste tra la popolazione. La settimana scorsa alcuni esperti hanno spiegato ad AsiaNews come i motivi reali del blocco indiano siano dovuti alle mire di controllo egemonico sul Paese da parte del premier indiano Narendra Modi, piuttosto che la difesa delle richieste inascoltate delle minoranze nella nuova Costituzione.