Nepal, solo i cristiani in soccorso delle vittime delle alluvioni
Kathmandu (AsiaNews) - Decine di morti e migliaia di sfollati in sole 24 ore: è il bilancio delle vittime colpite dalle alluvioni che si sono abbattute sul Nepal. Per il momento solo la Chiesa, le sue istituzioni e alcune Ong si stanno occupando dei soccorsi. Come ogni anno, denuncia la popolazione, il governo è stato incapace di approntare tempestive misure di sicurezza e operazioni di recupero.
Le alluvioni hanno imperversato soprattutto sulla zona occidentale del Paese. I distretti più colpiti sono Doti, Mahakali, Kailali, Kanchanpur, Bardia, Dang, Banke, Siraha, Saptari e Nawalparasi, ma altri 40 riportano problemi di varia natura.
Minendra Rijal, portavoce del governo e ministro dell'Informazione, ha dichiarato: "Conosciamo il problema e cerchiamo di fare il nostro meglio con risorse limitate. Il governo è felice che diverse organizzazioni, cristiane e non, stiano aiutando la popolazione colpita".
Secondo il Central Disaster Management Office almeno 10mila case sono state danneggiate, 100mila persone sono state sfollate e centinaia aspettano generi di primo soccorso.
Pom Bahadur Pun, sfollato da Jajarkot, racconta: "Noi rischiamo la vita ma il governo non fa abbastanza per salvarci. Abbiamo perso ogni cosa, ma vogliamo salva la nostra vita". Al contempo però, aggiunge, "siamo contenti dell'aiuto e della preghiera dei cristiani".
Krishna Chandra Ghimire, chief district officer di Kanchanpur, sottolinea: "Molti cristiani stanno offrendo preghiere e messe nei campi profughi. Questo aiuta molto a calmare le vittime".
Ogni anno il Nepal è colpito da alluvioni di questa entità, che in modo puntuale provocano almeno 200 morti e migliaia di famiglie sfollate per colpa di frane, smottamenti e inondazioni.