08/06/2015, 00.00
NEPAL
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Nepal, minacciati di morte gli amministratori locali: nel mirino dei criminali gli aiuti post-sisma

di Christopher Sharma
Gruppi criminali vogliono lucrare sulla tragedia del terremoto. Minacciati di morte i segretari locali che gestiscono gli aiuti internazionali e governativi. False identità per ottenere sussidi in denaro. Difficoltà del sistema educativo. Più della metà dei bambini nepalesi non è ancora tornata a scuola. Gesuita: “Le scuole cattoliche sono sicure”.

Kathmandu (AsiaNews) - Minacce di morte e tentativi di aggressione da parte di bande di criminali che vogliono impadronirsi degli aiuti destinati alle vittime del terremoto inviati dal governo di Kathmandu e dalla comunità internazionale. È quanto denunciano decine di segretari dei Comitati per lo sviluppo dei villaggi in Nepal, arrivati nella capitale dopo essere scappati dalle località in cui operano per chiedere al governo protezione e maggior sicurezza. Altri invece sono rimasti nascosti nei villaggi e temono per la propria vita, presi di mira da gruppi di criminali che esercitano su di loro enormi pressioni per falsificare l’ammontare dei danni del terremoto del 25 aprile - che ha causato oltre 8.700 vittime accertate e ha distrutto la maggior parte degli edifici, delle carceri e dei templi indù - e accaparrarsi del surplus di risorse stanziate per il soccorso.

I segretari dei Comitati per lo sviluppo dei villaggi sono i rappresentanti locali del governo e sono responsabili della distribuzione dei generi di assistenza. Riportano poi i risultati ottenuti a livello locale. Ieri nella capitale sono arrivati tutti i segretari che operano nel distretto di Sindhupalchowk [nella regione centrale di Bagmati - ndr]. Prakash Chapagain, segretario del Comitato di Sunkhani [distretto di Nuwakot, regione centrale di Bagmati - ndr], denuncia ad AsiaNews: “La vita è la cosa più importante. Se non siamo al sicuro non possiamo lavorare. Decine di teppisti hanno assaltato molti miei amici. Alcuni hanno attaccato anche me per rubare gli aiuti. Quando io mi sono opposto, hanno provato a colpirmi con un coltello ma sono scappato”. L’uomo rivela che i criminali stanno cercando di arricchirsi sfruttando la disgrazia del terremoto e chiedono ai segretari di distribuire carte di identità a “falsi proprietari di case e false persone”.

Il governo ha iniziato a distribuire carte di identità con cui fornisce ad ogni proprietario di abitazione 15mila rupie nepalesi (circa 130 euro) per facilitare l’acquisto di lastre di zinco utili a costruire rifugi temporanei. Questa iniziativa ha favorito la proliferazione di “falsi sopravvissuti” che cercano di accaparrarsi degli aiuti statali. Secondo il Comitato distrettuale per la gestione di disastri, sono stati distribuiti già 230 milioni di rupie (oltre due milioni di euro) per le vittime del terremoto.

Mahesh Baral, funzionario dell’ufficio locale per lo sviluppo nel distretto di Sindhupalchowk, lamenta la difficoltà nella distribuzione dei documenti a causa della scarsa cooperazione dei partiti a livello locale: “Abbiamo già inviato 100mila carte a due municipalità e 59 Comitati in tutto il distretto. Sembra addirittura che il numero dei proprietari di case superi le 150mila unità”. Il censimento del 2011 riporta però la presenza di 66.648 possidenti, solo un terzo rispetto a quelli che risultano all’indomani del terremoto.

A più di un mese dal violento sisma che ha colpito il Paese, il terremoto continua ad affliggere la vita della popolazione, in particolare quella dei più piccoli, per i quali si teme anche il pericolo rappresentato dai trafficanti di esseri umani. Dopo la parziale riapertura delle scuole avvenuta a fine maggio, meno della metà dei bambini si è recata a fare lezione nelle aree più colpite del Paese. P. Amrit Rai, preside alla St. Xavier School di Jawalakhel [liceo gesuita nel distretto di Lalitpur - ndr] riferisce che “tutte le scuole cattoliche sono sicure e siamo in grado di garantire un ambiente educativo sereno. Non c’è da preoccuparsi. I genitori possono stare tranquilli e far tornare i figli nelle nostre scuole”.

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