Nepal, la bozza della nuova Costituzione "discrimina le donne"
Kathmandu (AsiaNews) - La bozza della nuova Costituzione del Nepal, presentata a fine giugno dopo anni di disaccordo e lotte parlamentari, lede i diritti delle donne, in particolare sulla proprietà dei beni di famiglia e sul diritto di cittadinanza. Lo affermano ad AsiaNews esperti avvocati e attivisti, lamentando la presenza nella nuova carta costituzionale di due articoli che rischiano di provocare discriminazioni di genere.
La bozza ridimensiona il diritto delle donne di ereditare il patrimonio di famiglia, che era una delle maggiori conquiste inserite nella Costituzione ad interim. La nuova carta elimina l’affermazione che entrambi “i figli e le figlie devono avere eguali diritti sulle proprietà di famiglia”. Il nuovo articolo 43 comma 6 dichiara che solo “la coppia deve avere uguali diritti sull’eredità”: questo significa che una donna può ereditare i beni di famiglia solo se si sposa, mentre nulla è previsto nel caso in cui rimanga single.
Meera Dhungana, avvocato e attivista per i diritti delle donne, spiega: “I legislatori hanno tolto la parola ‘patriarcato’ [intesa come autorità del padre - ndr] ma è evidente che solo una mentalità patriarcale fa marcia indietro per negare alle donne il loro diritto a ereditare le proprietà della famiglia. La bozza di Costituzione inoltre non si esprime su come le donne non sposate possono avere accesso all’eredità”.
L’avvocato denuncia che i legislatori non possono limitare un diritto che era già presente nella Costituzione ad interim: “Inoltre la disposizione contraddice l’articolo 43 della stessa bozza, che afferma che le donne non devono essere discriminate a causa del loro sesso”.
Secondo gli esperti, questa norma rappresenta una enorme battuta d’arresto negli sforzi di rendere le donne indipendenti dal punto di vista economico dai mariti. Contraddice anche l’iniziativa del governo di fornire alle donne l’accesso alle proprietà grazie all’esenzione fiscale del 30% in caso di trasferimento delle terre nelle aree rurali. L’avvocato Deependra Jha sostiene che la legge aggraverà la condizione delle figlie femmine, la maggior parte delle quali vive già in povertà.
Il secondo diritto discriminato è quello di cittadinanza. L’articolo 12 comma 1 della bozza - conosciuto anche come norma della “e” - prevede che un bambino o una bambina godono del diritto di cittadinanza per discendenza, quindi se il padre e la madre sono entrambi cittadini del Nepal. Questo potrebbe rendere apolidi i figli nati da padre o madre stranieri. Gli attivisti chiedono invece che la cittadinanza sia riconosciuta quando il padre o la madre siano di nazionalità nepalese.
L’avvocato anziano Sapana Pradhan Malla sostiene che “la norma della ‘e’ mette fine all’attuale privilegio di un padre nepalese di dare la propria cittadinanza al figlio, nel caso in cui la madre abbia una nazionalità diversa. La disposizione sulla naturalizzazione dei cittadini non può giudicare un diritto ma è una semplice questione di stato”. “La norma creerebbe difficoltà - continua la donna - non solo nel caso in cui un bambino fosse figlio di un genitore straniero, ma anche in caso di rottura della relazione tra i partner. Se in precedenza non era stata richiesta la cittadinanza o un padre non vuole riconoscere il figlio, egli rischia di rimanere senza Stato”.
La discriminazione contenuta nell’articolo 12.1 diventa ancora più grave se si considera che l’articolo 282 della bozza prevede che solo i cittadini (per discendenza) possano avere accesso alle più alte cariche politiche dello Stato, tra cui quella di presidente, vice-presidente, primo ministro, presidente della Corte suprema e del Parlamento, chief minister delle regioni amministrative e capo delle agenzie di sicurezza. Ramesh Lekhak, membro dell’Assemblea costituente e della Commissione per la stesura della Costituzione, riporta un’ulteriore discriminazione dell’articolo 12.1: la cittadinanza sarà concessa alle donne straniere che sposano un uomo nepalese ma non agli uomini stranieri che sposano donne locali.