Nepal, il governo ai migranti: Scegliete le nazioni cristiane, vi trattano meglio
Kathmandu (AsiaNews) - Per salvare i propri cittadini da violenze e sfruttamento, il governo del Nepal ha lanciato un programma per spingere i migranti a scegliere le nazioni cristiane al posto di quelle islamiche come sede di lavoro. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro, Tek Bahadur Gurung. Secondo il politico "i migranti nepalesi nei Paesi arabi sono soggetti ad alto rischio. Riceviamo notizie di abusi fisici e spirituali rivolti soprattutto contro le donne. Quindi vogliamo promuovere l'Europa e l'America come destinazioni migliori e più sicure".
Al momento le prime cinque destinazioni scelte dai migranti nepalesi sono Malaysia, Arabia Saudita, Qatar, Emirati arabi uniti e Kuwait. In totale, circa due milioni vivono e lavorano all'estero per mandare la maggior parte dello stipendio a casa. I lavori più gettonati riguardano le infrastrutture, il settore ospedaliero e quello domestico. Meno dell'1% vive in nazioni occidentali: si tratta per lo più di medici e ingegneri che hanno avuto la possibilità di studiare all'estero.
In Qatar i migranti provenienti dal Nepal sono circa 70mila (secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 2010). Ogni anno altri 10mila scelgono Doha come destinazione, e sempre su base annuale circa 200 muoiono in incidenti sul lavoro. Secondo attivisti per i diritti umani, altrettanti "scompaiono nel nulla". Alla fine di agosto 2014, due attivisti nepalesi impegnati a indagare sulle condizioni di vita dei propri connazionali sono spariti dopo aver denunciato di essere seguiti dalla polizia. I due cercavano dati relativi agli operai impegnati a costruire gli stadi della Coppa del Mondo 2022.
Negli Emirati arabi uniti la comunità tocca i 128mila membri. La maggior parte di loro vive a Dubai, seguita da Abu Dhabi. La metà del gruppo è impegnato nel settore edile. In Arabia Saudita sono più di 215mila, tutti sottoposti al sistema della kafala: questa "tradizione" impone violazioni a decine di migliaia di non cittadini, sottoporti ad abusi, confisca di passaporti, orari di lavoro massacranti e violenze sessuali. Secondo l'ambasciata di Kathmandu a Riyadh, circa 80mila concittadini "sono intrappolati in condizioni critiche".
Per Badri Bahadur Karki, portavoce del Dipartimento del lavoro, la questione ha profonde implicazioni sociali e religiose: "Da secoli collaboriamo con i cristiani, e sono sempre stati molto accoglienti nei nostri riguardi. I nepalesi di ogni fede che lavorano in Europa non hanno problemi. Invece, dalle nazioni islamiche riceviamo in media una bara al giorno, concittadini morti a causa spesso di torture o terribili condizioni di lavoro".
06/11/2019 11:34