Nepal, arrestati cinque dalit per aver macellato un bue
La vacca è considerata un animale sacro per la religione indù. Il Nepal è diventato un Paese laico, ma rimane in vigore il vecchio Codice civile che prevede pene fino a 20 anni di reclusione per chi lavora la carne bovina. La carcassa dell’animale è stata ritrovata nella giungla e una denuncia pubblica ha fatto scattare l’arresto contro i dalit. Attivisti: “Sono bersagli facili, in quanto poveri e analfabeti”.
Kathmandu (AsiaNews) – La polizia del Nepal ha arrestato cinque dalit con l’accusa di aver macellato un bue. L’arresto è avvenuto ieri in seguito al ritrovamento della carcassa dell’animale nel distretto di Chitwan (nella parte centromeridionale del Paese). Ad AsiaNews alcuni attivisti per i diritti umani lamentano che la minoranza dalit viene vessata dalla maggioranza della popolazione, che pratica la religione indù. Essi denunciano inoltre che nonostante il Nepal sia diventato un Paese laico grazie all’approvazione della nuova Costituzione, ancora permangono pratiche discriminatorie legate all’appartenenza religiosa.
I cinque arrestati sono Sunita Nepali, Shiva Nepali, Jivan Nepali, Kopila Nepali e Sagar Nepali. Basanta Bahadur Kunwar, sovrintendente di polizia del distretto, ha dichiarato: “Li abbiamo fermati in base una denuncia pubblica che li accusa di aver ucciso un bue per mangiarne la carne. Le indagini continuano e stiamo registrando il caso per macellazione di vacca”.
La vacca è considerata un animale sacro per la religione indù, che la identifica con la dea Laxmi, divinità dell’abbondanza, della luce e della ricchezza. I buoi vengono utilizzati solo per arare i campi e trainare i carri. Per questo gli indù considerano un crimine macellarne la carne e dispongono pene severe per chi contravviene alla legge.
Lo scorso anno il Parlamento del Nepal ha approvato un nuovo testo costituzionale che definisce il Paese laico e democratico, abolendo del tutto la connotazione indù delle precedenti carte fondamentali. Ciò nonostante, rimane in vigore il Codice civile risalente alla monarchia indù che stabilisce pene fino a 20 anni di reclusione per chi macella le vacche.
Il nuovo Codice è ancora in fase di discussione, perciò le autorità hanno applicato la legge vigente. Secondo gli attivisti che difendono i diritti dei dalit, questi sono vittime “facili” della maggioranza indù. Kaman Biswokarma dice: “I dalit sono sempre repressi. Persone come loro, povere e analfabete, non sanno difendersi. Sono solo delle vittime. Il bue morto è stato ritrovato nella giungla: chi ha la certezza che siano stati i dalit a ucciderlo? Per i non dalit è facile incolpare gli emarginati”.
Yogta Rai, attivista e avvocato, sottolinea la contraddizione legale tra le disposizioni costituzionali, che dovrebbero essere al di sopra di qualsiasi altra norma, e il vecchio codice civile. Poi aggiunge: “È compito dello Stato formulare leggi in accordo con la Costituzione. I dalit sono poveri e non hanno i mezzi per comprare le capre e altri tipi di carne. Non si tratta di una violazione dell’induismo, ma rientra nei loro diritti avere un’alimentazione sana”.
La donna è sicura che il tribunale disporrà il loro rilascio, ma il funzionario di polizia ribadisce che egli “ha solo fatto applicare la legge. Difendiamo l’ordine pubblico e dobbiamo rispettare le normative vigenti”.
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