Nepal, al via la Commissione sui crimini di guerra. Poche speranze di giustizia
Ieri la Truth and Reconciliation Commission ha iniziato a registrare le denunce di stupro, tortura e sequestro di persona. Dovrà indagare i crimini commessi tra il 1995 e il 2006 da entrambe le parti, monarchia e ribelli maoisti. L’organismo ha a disposizione solo 60 giorni per raccogliere le domande e non dispone di personale sufficiente.
Kathmandu (AsiaNews) – In Nepal è iniziata la registrazione delle denunce dei crimini di guerra commessi durante la decennale guerra civile tra maoisti e monarchia. Ieri, durante il primo giorno di lavoro della Truth and Reconciliation Commission (Trc), sono state raccolte 125 domande. Il processo di schedatura durerà solo 60 giorni, fino al 16 giugno, e gli esperti ritengono che il tempo non sia sufficiente per le oltre 40mila denunce attese. Surya Kiran Gurung, presidente della Commissione, dice ad AsiaNews: “Abbiamo un mandato limitato. Possiamo ascoltare le denunce e registrarle, fare indagini e raccomandare che sia fatta giustizia contro i criminali. Credo che i partiti politici ascolteranno le nostre raccomandazioni, se non vogliono le ritorsioni della comunità internazionale e del Tribunale dell’Aja”.
La Truth and Reconciliation Commission è stata creata nel febbraio 2015 per investigare sui crimini commessi in 11 anni di conflitto civile (dal 1995 al 2006) tra esercito e guerriglieri maoisti. I ribelli hanno combattuto con l’obiettivo di rovesciare la monarchia assoluta indù e istituire la Repubblica popolare del Nepal. Il conflitto si è concluso con un accordo globale di pace firmato il 21 novembre 2006 davanti a Onu e comunità internazionale (il Comprehensive Peace Accord).
Il conflitto ha provocato circa 17mila morti e 100mila sfollati. In questo clima di anarchia l’esercito, che controllava le aree urbane, e i maoisti, presenti invece nelle aree rurali, si sono macchiati di crimini contro la popolazione civile, facendo sparire i dissidenti e tutti coloro che al tempo denunciavano i fatti, per un totale di quasi 1.400 persone.
La Commissione è un organismo indipendente e potrà indagare su casi specifici: abusi e violenze sessuali, omicidio, tortura e sequestri. Le vittime l’hanno però accusata di faziosità, dal momento che i suoi componenti sono di nomina politica. Il presidente Gurung replica: “È vero che siamo stati nominati dai partiti. Ma dal momento in cui abbiamo preso servizio, facciamo parte di questa istituzione, e non delle dei partiti”.
Subas Adhikari, leader degli attivisti in favore delle vittime, commenta: “Abbiamo poche speranze di ottenere giustizia perché il governo è riluttante ad attuare le punizioni. Piuttosto che consolare le vittime, preferisce insabbiare i casi”. L’attivista denuncia inoltre che “più del 50% delle denunce non potranno essere registrate, perché la Commissione accoglie solo quelle presentate in forma scritta. Ma molte vittime non sanno scrivere e non vengono assistite nella compilazione delle richieste”.
Il presidente della Trc ammette che molte vittime hanno raccontato le loro storie e chiesto ai dipendenti di redigere i reclami. “Ma non possiamo farlo – dice ad AsiaNews – perchè non abbiamo personale a sufficienza”. Egli inoltre rivela di aver chiesto al governo di aggiornare le leggi esistenti. In base al “Muluki Ain” (Codice generale), in caso di stupro la vittima ha 35 giorni di tempo per denunciare la violenza sessuale. Ciò significa che “se la norma non verrà modificata, nessuna delle vittime di stupro potrà avere giustizia”.
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