Nella festa di Diwali, la S. Sede ricorda agli indù il principio della non-violenza
Il messaggio di quest’anno del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso in occasione della celebrazione della luce ricorda l’insegnamento del Papa e di Gandhi e sollecita i leader religiosi ad impegnarsi per promuovere il rifiuto della violenza.
Città del Vaticano (AsiaNews) – E’ centrato sul “valore” della non-violenza, “unica via per costruire una società globale più compassionevole, più giusta e più attenta ai bisognosi”, il messaggio di quest’anno che il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato agli indù in occasione della festa di Diwali, la festa della luce, che viene celebrata per tre giorni, a partire da oggi. Essa rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della via sulla morte, del bene sul male.
Il documento, a firma del presidente del Pontificio consiglio, card. Jean-Louis Tauran, non fa alcun diretto riferimento ai pogrom anticristiani in atto nello Stato indiano dell’Orissa, ma propone alla comune riflessione “come possiamo vivere in armonia nell’odierna società, rendendo testimonianza alla verità, alla luce ed alla speranza celebrate dal Diwali. Mentre le religioni sono spesso accusate di essere responsabili dei mali della società – aggiunge - noi sappiamo che è piuttosto la strumentalizzazione della religione che, contrariamente alle sue convinzioni fondamentali, viene utilizzata per compiere tante forme di violenza”.
Intitolato “Cristiani e Indù: Insieme per la Non-violenza”, il messaggio ricorda l’insegnamento di Benedetto XVI e quello di Gandhi, per affermare che “la non-violenza non è solo un espediente tattico ma è l’atteggiamento di colui che, come ha detto il Papa, ‘è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza’ che non teme di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità”. Viene poi citato quanto Benedetto XVI ha detto all’Angelus del 18 febbraio: “Nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà”, e “questo ‘di più’ viene da Dio: è la sua misericordia … che sola può ‘sbilanciare’ il mondo dal male verso il bene, a partire da quel piccolo e decisivo ‘mondo’ che è il cuore dell’uomo”.
“Nella tradizione indù – si legge ancora nel messaggio - la non-violenza è uno degli insegnamenti più importanti. Il Mahatma Gandhi, il Padre della nazione indiana, è rispettato e tenuto in alta considerazione in tutto il mondo, da persone di diverse generazioni, a motivo della sua totale dedizione al servizio dell’umanità. Nel corso della sua lotta per la libertà, egli si rese conto che applicando il principio ‘occhio per occhio’, ‘tutto il mondo diventa cieco’. In tutta la sua vita egli sviluppò, tra gli altri, il concetto di Ahimsa (non-violenza). Egli è un modello di non-violenza ed è stato una guida con l’esempio fino al punto di sacrificare la propria vita per il suo rifiuto di impegnarsi nella violenza”.
“La non-violenza è incoraggiata da tante altre religioni. La non-violenza è centrale nelle nostre credenze come modo per promuovere la verità, la luce, il rispetto reciproco, la libertà e l’armonia. In quanto leader religiosi, chiamati ad affermare la verità che si trova nelle nostre rispettive religioni, adoperiamoci – conclude il messaggio - per incoraggiare la non-violenza fra i nostri seguaci e sostenerla nelle loro azioni.”.
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25/10/2005
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