Nel 2016, più di 40 milioni di schiavi e 152 milioni di bambini nei lavori forzati
I dati sono contenuti in due documenti. Lo studio condotto da Organizzazione internazionale del lavoro, Walk Free Foundation e Organizzazione internazionale per le migrazioni. Tra le forme moderne di schiavitù, anche i matrimoni forzati. Delle vittime, tre su quattro sono donne e ragazze.
New York (AsiaNews/Agenzie) – Più di 40 milioni di “schiavi moderni” e circa 152 milioni di bambini impiegati come lavoratori forzati. È il fosco scenario delineato dagli ultimi due rapporti, diffusi oggi, stilati dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), in collaborazione con Walk Free Foundation e con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Secondo gli esperti, nel 2016 almeno 40,3 milioni di persone sono state rese schiave da lavoro forzato, sfruttamento sessuale o negli impieghi domestici. Per quanto riguarda i minori – tra i 5 e i 17 anni – costretti a lavorare, il numero maggiore si trova in Africa (72,1 milioni), seguito dalla regione Asia-Pacifico (62 milioni). Dura è la denuncia contenuta nel testo: “I lavoratori forzati producono il cibo che mangiamo e i vestiti che indossiamo. Puliscono gli edifici in cui viviamo e lavoriamo”.
Per la prima volta, nello studio rientrano anche i matrimoni forzati, molto diffusi nei Paesi dell’Asia meridionale a maggioranza islamica. Le stime – di sicuro al ribasso per la difficoltà di verificare le effettive condizioni delle donne – riportano che 15,4 milioni di persone sono state obbligate a contrarre matrimonio contro la propria volontà. Di queste, più di un terzo delle vittime (in maggioranza bambine) erano minorenni al momento della celebrazione delle nozze.
Tra le vittime, le più colpite sono proprio donne e ragazze: tre ogni quattro, per un totale di 29 milioni (71%). Le indagini evidenziano che il 99% delle donne vengono impiegate nel mercato del sesso, e l’84% di queste sono state anche forzate a sposare il proprio aguzzino.
Per quanto riguarda la schiavitù sul posto di lavoro, che colpisce circa 25 milioni di abitanti in tutto il mondo, al primo posto si colloca lo sfruttamento della manodopera nell’edilizia, negli impieghi domestici e in agricoltura. Le cause dello sfruttamento sono diverse, e vanno dalla povertà alla necessità di ripagare un debito contratto in precedenza. Nel rapporto si sottolinea che il fenomeno è diffuso in maniera capillare in tutti i Paesi.
Nel secondo documento diffuso oggi, dedicato in particolare al fenomeno del lavoro minorile, i dati sono allarmanti: almeno un bambino ogni 10 nel mondo è costretto a lavorare. Tradotto in numeri, si parla di 64 milioni di femmine e 88 milioni maschi. Per la fascia di età tra i 5 e i 14 anni, si calcola che più di un terzo dei ragazzi non ha mai frequentato la scuola e il 35% di essi svolge lavori rischiosi. Per quelli tra i 15 e i 17 anni, il lavoro medio settimanale è di 43 ore. Questo vuol dire rinunciare allo studio e alla possibilità di costruirsi un futuro migliore.
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