12/03/2025, 11.07
LIBANO-ISRAELE
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Negoziati (indiretti) fra Libano e Israele per chiudere la controversia sui confini

di Fady Noun

I rappresentanti dei due Paesi hanno concordato ieri di avviare colloqui sulla frontiera terrestre. Decisiva la mediazione degli Stati Uniti, con il governo israeliano che ha poi rilasciato cinque detenuti libanesi, fra i quali un membri di Hezbollah. Sorpresa fra i ranghi del Partito di Dio, che ha cercato di ostacolare l’accordo rifiutando il disarmo e la soluzione diplomatica.

Beirut (AsiaNews) - Un importante sviluppo si è verificato ieri in Libano, cogliendo di sorpresa le alte sfere a Beirut che avevano temuto un ristagno della situazione militare al confine con Israele e gli stessi vertici di Hezbollah. Gli Stati Uniti hanno infatti impresso un nuovo corso alla situazione, annunciando la ripresa a breve dei negoziati indiretti tra il Paese dei cedri e Israele, con tre obiettivi: rettificare in via definitiva la linea di confine tra i due Stati, attualmente delimitata da una “linea blu” provvisoria tracciata dalle Nazioni Unite; porre fine all’occupazione da parte dello Stato ebraico, dal 18 febbraio scorso, di cinque punti di osservazione in territorio libanese, mentre l’accordo di cessate il fuoco del 26 novembre 2024 prevede il ritiro totale delle forze israeliane; rilasciare tutti i prigionieri libanesi detenuti da Israele.

In quest’ottica, tre gruppi di lavoro congiunti saranno istituiti per trattare questi tre punti dell’accordo. L’annuncio è stato fatto al termine di una riunione della commissione di supervisione del cessate il fuoco israelo-libanese, guidata dal generale statunitense Jasper Jeffers, presso il quartier generale della forza di pace Onu a Naqoura. Secondo Axios, una delegazione del Dipartimento di Stato americano è attesa a breve a Beirut per dare seguito a queste proposte. In precedenza, l’alto ufficiale statunitense aveva incontrato il capo di Stato Joseph Aoun al palazzo presidenziale di Baabda, alla presenza dell’ambasciatrice Usa Lisa Johnson.

Tuttavia, la questione delle Fattorie di Shebaa, una parte delle quali è tuttora occupata da Israele, è stata esclusa da questo accordo, poiché la sovranità libanese su questa porzione di territorio è contestata anche dalla Siria. Tuttavia, non è escluso che l’insediamento del nuovo governo siriano possa fornire l’occasione per risolvere anche questa questione, che il suo predecessore [Bashar al-Assad] si era sempre rifiutato di affrontare e dirimere.

Un “gesto” di Netanyahu

Confermando l’accordo dal suo ufficio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che lo Stato ebraico avrebbe compiuto “un gesto” nei confronti della presidenza Aoun, rilasciando cinque prigionieri libanesi detenuti dal suo esercito. In realtà, quattro di loro sono stati consegnati ieri al quartier generale dell’Unifil a Naqoura. Un quinto, che si trova in ospedale, dovrebbe essere rilasciato nella giornata di oggi.

Citando due funzionari americani, Axios ha riferito che uno dei libanesi rilasciati da Israele è un membro di Hezbollah. Secondo quanto riportato in Libano, un totale di 11 cittadini del Paese dei cedri sono attualmente detenuti da Israele. Tra questi undici, che Beirut considera “ostaggi”, vi è pure Imad Fadel Amhaz, che si stava formando all’Istituto di scienze e tecnologie marittime di Batroun e che il governo israeliano avrebbe presentato e considerato come “membro della forza navale di Hezbollah”. Egli è stato rapito a inizio novembre 2024 da un commando navale israeliano, che lo ha prelevato all’interno di uno chalet che si trovava ad occupare sulla costa libanese.

Hezbollah sorpreso

La ripresa dei negoziati e il rilascio dei prigionieri libanesi hanno colto di sorpresa il segretario senerale di Hezbollah, lo sceicco Naïm Qassem, che aveva appena espresso dubbi sul successo degli sforzi diplomatici del Libano per risolvere le divergenze con Israele. Gli osservatori ritengono che questo annuncio fornisca al nuovo governo un potente argomento per accelerare l’attuazione della Risoluzione 1701, il cui obiettivo principale è il disarmo del Partito di Dio filo-iraniano.

Secondo fonti del Dipartimento di Stato Usa citate dal giornalista Bassam Abizeid del sito web Ici-Beyrouth, questi sviluppi si inseriscono in un contesto di rinnovati tentativi di normalizzazione tra Israele e alcuni Paesi arabi. Dovrebbero infine portare all’inclusione del Libano all’interno dei cosiddetti accordi di Abramo guidati dall’Arabia Saudita e finalizzati alle piene relazioni fra lo Stato ebraico e Riyadh.  Tuttavia, una fonte diplomatica dietro anonimato citata dal quotidiano libanese L’Orient-Le Jour, ha smentito queste voci e ha dichiarato che “non si tratta in alcun modo di negoziati politici”.

Attacchi continui

Nonostante la svolta diplomatica, per tutta la giornata di ieri sono continuati i combattimenti nel sud del Paese, durante i quali si registra anche un attacco sferrato da un drone israeliano a un’auto nella regione di Nabatiyeh. Il raid avrebbe causato la morte di Hassan Abbas Ezzedine, identificato come un comandante di Hezbollah e responsabile dell’unità di difesa aerea. Un altro attacco di droni nella valle di Froun Kfarsir, nella caza di Nabatiyeh, ha causato almeno una vittima, secondo un rapporto confermato dal ministero libanese della Sanità.  

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