Nazarbayev firma le leggi per il controllo dei gruppi religiosi
Previste pene severe per chi trasgredisce all’obbligo di registrazione. Per rientrare nei registri nazionali servono almeno 5mila membri. A rischio l’esistenza di decine fra gruppi religiosi e chiese.
Astana (AsiaNews/Agenzie) – Il Kazakistan approva le leggi che prevedono restrizione per le libertà religiosa. Lo scorso 13 ottobre, il presidente Nursultan Nazarbayev ha firmato i due emendamenti che entreranno in vigore dal 24 ottobre. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea (Ocse) ha criticato la decisione del governo kazako, che impone pene severe per le chiese e i gruppi non registrati o non approvati dallo Stato. Le minoranze che non hanno i requisiti necessari rischiano di scomparire. Fra esse molte chiese cristiane protestanti, ma anche diversi gruppi musulmani.
Il governo ha approvato le nuove leggi in soli due mesi e senza ascoltare il parere dei rappresentanti delle minoranze. Solo la comunità islamica sunnita e la Chiesa russa ortodossa hanno avuto la possibilità di discutere i cambiamenti.
Felix Corley, direttore dell’agenzia di stampa Forum 18, che si occupa di libertà religiosa, afferma che “queste nuove norme fanno parte di una strategia dello Stato per aumentare i controlli sull’intera società”.
A tutt’oggi la Costituzione kazaka dichiara che nel Paese sono ammesse tutte le religioni in condizione di uguaglianza. Ma dal 1991 tutti gli emendamenti in materia sono stati restrittivi dei diritti di gruppi e singoli, in nome di esigenze di “sicurezza nazionale” e di “antiterrorismo islamico”. Di fatto però, le nuove norme intaccano la libertà di cristiani protestanti e cattolici.
Le nuove restrizioni hanno effetto retroattivo e costringono i gruppi religiosi già registrati a rifare l’iter di approvazione. Per passare l’esame dell’autorità essi dovranno avere almeno 50 membri per l’approvazione del governo locale, 500 per quello regionale e 5mila per quello nazionale. Molte realtà non hanno i numeri per rientrare nei requisiti imposti dal governo e sarà per loro impossibile continuare l’attività senza trasgredire.
Le religioni considerate idonee possono praticare il culto, ma il loro materiale, come ad esempio libri e testi delle prediche, sono sottoposte a censura. Per costruire o aprire nuovi luoghi di culto è necessaria l’approvazione del governo centrale e locale. Le leggi vietano anche qualsiasi forma di espressione religiosa nei luoghi pubblici e proibiscono alle donne musulmane di indossare il velo.
Il governo ha approvato le nuove leggi in soli due mesi e senza ascoltare il parere dei rappresentanti delle minoranze. Solo la comunità islamica sunnita e la Chiesa russa ortodossa hanno avuto la possibilità di discutere i cambiamenti.
Felix Corley, direttore dell’agenzia di stampa Forum 18, che si occupa di libertà religiosa, afferma che “queste nuove norme fanno parte di una strategia dello Stato per aumentare i controlli sull’intera società”.
A tutt’oggi la Costituzione kazaka dichiara che nel Paese sono ammesse tutte le religioni in condizione di uguaglianza. Ma dal 1991 tutti gli emendamenti in materia sono stati restrittivi dei diritti di gruppi e singoli, in nome di esigenze di “sicurezza nazionale” e di “antiterrorismo islamico”. Di fatto però, le nuove norme intaccano la libertà di cristiani protestanti e cattolici.
Le nuove restrizioni hanno effetto retroattivo e costringono i gruppi religiosi già registrati a rifare l’iter di approvazione. Per passare l’esame dell’autorità essi dovranno avere almeno 50 membri per l’approvazione del governo locale, 500 per quello regionale e 5mila per quello nazionale. Molte realtà non hanno i numeri per rientrare nei requisiti imposti dal governo e sarà per loro impossibile continuare l’attività senza trasgredire.
Le religioni considerate idonee possono praticare il culto, ma il loro materiale, come ad esempio libri e testi delle prediche, sono sottoposte a censura. Per costruire o aprire nuovi luoghi di culto è necessaria l’approvazione del governo centrale e locale. Le leggi vietano anche qualsiasi forma di espressione religiosa nei luoghi pubblici e proibiscono alle donne musulmane di indossare il velo.
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