02/03/2018, 11.44
MYANMAR
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Naypyitaw, a maggio la nuova sessione della Conferenza di pace

Aung San Suu Kyi tenta di porre fine a decenni di guerre civili tra le forze governative e gli eserciti etnici. Concordato il rinvio poiché negli Stati di Shan e Rakhine non hanno ancora avuto luogo delle consultazioni pubbliche. Lo stallo dovuto alla riluttanza dell’esercito.

Naypyitaw (AsiaNews/Agenzie) – Il governo del Myanmar ed i rappresentati dei gruppi etnici coinvolti nel difficile processo di riconciliazione nazionale rimandano ai primi giorni di maggio la terza sessione della Conferenza di pace di Panglong del 21mo secolo (Upc), in precedenza prevista per febbraio. È quanto dichiara Zaw Htay, portavoce della leader birmana Aung San Suu Kyi, al termine dei colloqui del Joint Implementation Coordination Meeting (Jicm) tenuti ieri a Naypyitaw alla presenza della Signora (foto).

Funzionari del governo, alti ufficiali dell’esercito e rappresentanti delle milizie etniche hanno concordato il rinvio poiché negli Stati di Shan e Rakhine non hanno ancora avuto luogo delle consultazioni a livello locale, per via dei conflitti in corso nelle due regioni. Alla riunione del Jicm di ieri hanno preso parte i delegati degli otto eserciti etnici che nel 2015 hanno siglato con il governo centrale l’Accordo di cessate il fuoco a livello nazionale (Nca). Tra loro erano presenti anche gli esponenti del New Mon State Party (Nmsp) and Lahu Democratic Party (Ldp), recenti firmatari dell’intesa.

Yawd Serk, presidente del Restoration Council of Shan State (Rcss) e comandante in capo dello Shan State Army-South (Ssa-S) ha disertato l’incontro. A gennaio, l’Rcss, una delle organizzazioni dominanti nello Stato più orientale del Myanmar, ha cancellato il Dialogo nazionale dello Shan dopo che l'esercito del Myanmar, sostenuto dal governo nazionale, ha impedito lo svolgimento di consultazioni pubbliche nella regione.

Il Comitato misto di dialogo per la pace dell'Unione (Updjc), organo presieduto da Aung San Suu Kyi sta discutendo con l'Rscc su come superare lo stallo. La commissione guidata dalla leader democratica sovrintende al processo di stesura del quadro per il dialogo politico nazionale. Ne fanno parte i firmatari dell'Nca, rappresentanti dei partiti politici, dell’esercito e funzionari di governo. Aung San Suu Kyi, che sta tentando di porre fine a decenni di guerre civili tra le forze governative e gli eserciti etnici, ha tenuto la prima sessione della Conferenza di pace nell'agosto 2016, con l'intenzione di convocare altre riunioni ogni sei mesi. La seconda seduta si è tenuta a maggio 2017.

Tuttavia, il processo di pace continua a subire battute di arresto a causa dell'inflessibilità dei militari riguardo ai princìpi da seguire per i colloqui e alla loro riluttanza a consentire consultazioni pubbliche negli Stati etnici. I vertici del Tatmadaw [l’esercito birmano, ndr] insistono sulla necessità che le Organizzazioni etniche armate (EAOs) eseguano gli ordini e non tentino di negoziarli. Nel suo discorso di apertura del Jicm, Aung San Suu Kyi ha ribadito ieri che entrambe le parti devono ascoltare il governo civile, chiamato a svolgere la funzione di mediatore.

La Chiesa birmana sostiene gli sforzi profusi dalla leader birmana per la riconciliazione nazionale, individuando nel dialogo tra le religioni una componente chiave per la riuscita dei colloqui tra il governo e le minoranze, alcune delle quali a forte presenza cristiana. Il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e primo porporato della storia del Paese, si è più volte fatto promotore di iniziative interreligiose. L’unità dimostrata dai cattolici durante lo storico viaggio apostolico di papa Francesco in Myanmar (27-30 novembre 2017) è stata d’esempio per tutto il popolo birmano e, nonostante le nuove tensioni, le sue parole continuano a trovare eco in tutto il Paese. Durante la sua visita, il pontefice ha più volte invocato la pace e la riconciliazione del Paese, invitando i fedeli a rifiutare la logica della vendetta ed i leader della Chiesa a “favorire l’unità, la carità e il risanamento nella vita del popolo”.

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