Naval’nyj passa da ‘sorvegliato speciale a ‘estremista’
L’oppositore di Putin, in carcere da tempo, è riuscito a raccontare su Instagram le sue condizioni di prigionia. In caso di rilascio l’etichetta di terrorista lo escluderà dalla vita civile. Il blogger sarà liberato solo quando lo deciderà il presidente russo.
Mosca (AsiaNews) – L’oppositore al regime putiniano Aleksej Naval’nyj, che si trova nel campo correzionale n.2 di Pokrov, vicino alla città di Vladimir, è riuscito a far pubblicare sul suo profilo Instagram alcune notizie riguardo alle sue condizioni di detenzione. Fino ad oggi egli era classificato tra i prigionieri del lager come “tendente alla fuga”, sottoposto quindi a una speciale sorveglianza. Ora il pericolo di fuga è stato depennato, ma in compenso gli è stata attribuita la qualifica di “estremista” e “terrorista”, come comunicato ufficialmente dalla commissione interna che lo aveva convocato nei giorni scorsi.
Il dirigente operativo incaricato della sorveglianza ha firmato un rapporto secondo il quale “il condannato Naval’nyj professa un’ideologia estremista e terroristica”. Le autorità penitenziarie hanno tolto al detenuto la casacca a strisce di colore rosso, sostituendola con un’altra di colore verde, quella degli estremisti. Come spiega lo stesso Naval’nyj, “è il colore che di solito portano i musulmani, i nazionalisti e i tifosi fanatici”. Olga Romanova, esponente dell’associazione “Russia in carcere”, ha affermato che si tratta di uno stato detentivo “a metà tra quelli dell’Isis e dei Testimoni di Geova”.
Ad agosto scorso, le autorità russe avevano iscritto il Fondo per la lotta alla corruzione fondato da Naval’nyj nel registro delle organizzazioni estremiste proibite per legge. L’iscrizione è avvenuta insieme a quella del Fondo per la difesa dei diritti dei cittadini. La procura generale aveva giustificato la decisione con la motivazione che “sotto la copertura di slogan liberali, queste organizzazioni si occupano di creare le condizioni per la destabilizzazione della situazione sociale e politica”. È stato quindi spiccato un mandato d’arresto nei confronti dei dirigenti delle due organizzazioni, secondo l’art. 282 del codice penale, a nome di Naval’nyj e dei suoi collaboratori Leonid Volkov e Ivan Ždanov, che hanno riparato all’estero.
La condanna dei navalnisti ha permesso l’esclusione di tutti i loro candidati dalle scorse elezioni di settembre. La chiusura dei loro siti web, e l’azione contro la strategia del “voto utile” anti-putiniano, non ha impedito agli oppositori del Cremlino di lasciare il segno sul nuovo Parlamento di Mosca e in diverse amministrazioni regionali. Ora il principale detenuto politico del Paese dovrà affrontare un iter carcerario ancora più complesso, e con ogni probabilità assai più lungo.
Lo stesso Naval’nyj ha commentato la decisione con il solito tono scanzonato, affermando che “si tratta di una buona notizia, perché i profili da terrorista ed estremista sono assai meno noiosi di quello da ‘quasi fuggitivo’; ora non mi sveglieranno più a ogni ora della notte, ripetendo la formula per cui ‘si conferma la presenza del detenuto Naval’nyj, che ha affermato di trovarsi illegalmente nel lager IK-2’, frase da me ripetuta 1.669 volte”. L’accusa di terrorismo non prevede in generale gli stessi livelli di sorveglianza dei fuggitivi.
“Temevo che mi avrebbero obbligato a baciare i ritratti di Putin e imparare a memoria le citazioni di Medvedev, ma per fortuna si sono limitati a mettermi un’etichetta sul giaccone”, conclude il suo messaggio il blogger. La Romanova avverte peraltro che l’etichetta verde per i detenuti “è un grosso problema, soprattutto per quando prima o poi ti fanno uscire di prigione”. I detenuti “verdi” rimangono nelle liste di monitoraggio delle istituzioni di controllo, che proibiscono di aprire conti bancari e svolgere qualunque operazione finanziaria. “Queste persone in pratica non possono lavorare, né ricevere la pensione e gli altri servizi sociali, vengono di fatto escluse dalla società”, ha aggiunto l’attivista per i diritti dei detenuti. Comunque Naval’nyj non uscirà di prigione alla fine della condanna, ma soltanto “quando lo deciderà Putin, o in seguito a un colpo di Stato”.
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