01/06/2021, 08.39
CINA
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Nanjing: 8 mesi di carcere al blogger che chiede verità sul conflitto con l’India

Condannato per aver “diffamato i martiri” dello scontro frontaliero. Pechino dichiara quattro morti, numero messo in dubbio da fonti non confermate. Altri cinque internauti cinesi sono agli arresti con la stessa accusa. Il caso di Wang Jingyu, dissidente fermato e poi liberato a Dubai.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Una corte di Nanjing (Jiangsu) ha condannato oggi un noto blogger a otto mesi di carcere per aver “diffamato i martiri” del conflitto frontaliero scoppiato con l’India la scorsa estate. Qiu Ziming è colpevole di aver messo in dubbio il numero dei morti fra i soldati cinesi: le autorità hanno dichiarato la caduta di quattro militari.

Il 15 giugno del 2020 truppe indiane e cinesi si sono affrontate nella valle di Galwan, tra il Ladakh indiano e l’Aksai Chin cinese, lungo il confine himalayano: 20 soldati indiani sono morti; fonti non confermate all’inizio parlavano di 45 vittime fra i cinesi. Pechino ha ammesso la perdita dei quattro militari solo in febbraio. I due Paesi condividono un confine di 3.488 km nell’impervia regione himalayana, per il quale hanno combattuto un breve ma sanguinoso conflitto nel 1962.

Con più di 2,5 milioni di contatti, Qiu è una star di Weibo, il Twitter cinese. Egli è il primo cittadino a essere incarcerato in base a una nuova disposizione del Codice criminale. Essa punisce chi diffama “gli eroi e i martiri” della nazione, soprattutto quelli celebrati nella storia del Partito comunista cinese. Altri cinque internauti sono agli arresti per aver attaccato il governo sulla gestione delle schermaglie di confine con l’India.

Il 27 maggio le autorità degli Emirati Arabi Uniti hanno liberato un giovane dissidente cinese ricercato da Pechino con la stessa accusa di diffamazione. Wang Jingyu era stato arrestato in aprile dalla polizia di Dubai all’aeroporto cittadino: viaggiava dalla Turchia – dove era riparato – per raggiungere gli Stati Uniti. Wang ha denunciato che poliziotti locali e diplomatici cinesi hanno esercitato pressioni perché egli accettasse di firmare un documento per la sua estradizione in Cina.

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