Myanmar e Afghanistan sono i Paesi più corrotti, male anche Russia, India e Cina
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Myanmar e Afghanistan sono i Paesi più corrotti del mondo, dopo la sola Somalia. Resta elevata la corruzione in Vietnam, Cina e Russia, mentre Cambogia e Laos mostrano un leggero miglioramento. Lo evidenzia il rapporto 2010 sulla corruzione nel mondo, pubblicato da Transparency International, che prende in esame 178 Stati.
Il rapporto “Corruption Perceptions Index 2010” considera il grado di corruzione dei pubblici poteri, determinato sulla base di indagini condotte tra esperti economici e grandi enti mondiali quali, tra l’altro, la Banca asiatica per lo sviluppo, la Banca mondiale e l’Unione europea.
Liao Ran, coordinatore del rilevamento per l’Asia orientale, ha osservato che la giunta militare birmana “controlla l’intero Paese”. “Per cui se vuoi ottenere qualcosa, non hai alternative che pagare bustarelle all’autorità di turno”.
Tra i Paesi più corrotti sono anche Iraq, Uzbekistan e Turkmenistan.
Il rapporto assegna a ogni Paese un dato numerico, esito delle informazioni acquisite, che riguardano, tra l’altro, i fatti di pura corruzione di ufficiali pubblici, la sottrazione di fondi pubblici, le bustarelle per ottenere forniture e appalti e l’effettivo impegno dello Stato contro la corruzione. Un indice basso indica una corruzione elevata, l’indice 10 significa assenza di corruzione. I Paesi meno corrotti, con indice 9,3 ex equo, sono stati Danimarca, Nuova Zelanda e Singapore. Bene anche Hong Kong (13°) e Giappone (17°).
Tra gli ultimi invece Cambogia e Laos, al 154° posto con indice 2,1. Nel 2009 erano al 158° posto. Il Vietnam è 116°. Liao ha sottolineato che la Cambogia, pur essendoci una diffusa corruzione, ha un parlamento, elezioni democratiche, libertà di parole e di associazione.
Pure 154° la Russia con indice 2,2: peggiore del Kazakistan (2,9) e praticamente allo stesso livello di Iran (2,1) e Kirghizistan (2).
L’indice della Cina è peggiorato, da 3,6 a 3,5, sebbene sia passata dal 79° al 78° posto. Segno, comunque, che non appare intaccata la diffusa corruzione pubblica, nonostante da anni i leader politici ripetano di voler perseguire simili fatti con “tolleranza zero” (nella foto). Esperti osservano da tempo che per combattere la corruzione sono necessari non tanto pene esemplari (i corrotti in Cina possono subire condanne all’ergastolo o persino capitali), quanto una maggiore libertà dei media e dei cittadini nel denunciare gli abusi e l’indipendenza dei magistrati dal potere politico.
In discesa l’India, dall’84° all’87° posto. Molti ritengono anche quale conseguenza dell’organizzazione dei Giochi del Commonwealth, che hanno portato gravi accuse di corruzione.
Liao ha osservato che per molti Paesi orientali ci sono diffuse “zone grigie”, per il passaggio da un’economia agraria alle moderne società industriali, con il rischio di una gestione “personale” degli affari pubblici.
“La corruzione – ha detto – è un problema globale, contro il quale occorrono riforme politiche globali” e rendere gli affari pubblici “trasparenti e fonte di responsabilità”.
03/02/2023 09:21
28/01/2022 08:53