Myanmar, il governo demolisce centinaia di templi buddisti e islamici “illegali”
La misura decisa per arginare i conflitti territoriali fra le religioni. Le autorità distruggono 173 monasteri a sud di Yangon. Ministro delle Religioni: “Tutti devono sapere che ogni credo ha bisogno dei permessi per costruire luoghi di culto”.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Il governo birmano ha ordinato la demolizione di centinaia di templi buddisti e islamici, costruiti sul terreno pubblico senza autorizzazione. Lo ha affermato Myint Win Zaw, ministro della Cultura e degli Affari religiosi, precisando che le autorità stanno rimuovendo 173 monasteri buddisti nella parte meridionale della regione di Yangon e altri 86 in diversi Stati e regioni.
La misura è stata decisa a seguito di numerosi episodi di tensione e violenza fra comunità buddiste e islamiche a partire da dispute sui terreni. Lo scorso primo luglio, la polizia ha arrestato cinque persone nello Stato Kachin per aver guidato un gruppo di buddisti nel dare fuoco ad una moschea a Lone Khin. Ieri il governo ha ammesso che quattro edifici del complesso religioso erano stati costruiti senza permesso.
Il 24 giugno 200 buddisti hanno attaccato un luogo di culto islamico a Bago, vicino a Yangon.
Le dispute coinvolgono anche le minoranze cristiane. Il monaco buddista Myaing Kyee Ngu, conosciuto anche come U Thuzana, è noto per aver costruito diverse stupa buddiste sul terreno di chiese e moschee nello Stato Karen, reclamando la proprietà dei terreni.
Il Myanmar è una nazione a larga maggioranza buddista, teatro dal 2012 di una lunga serie di violenze confessionali che hanno causato almeno 300 morti e 140mila sfollati, la maggior parte dei quali musulmani Rohingya. Anche i cristiani hanno talvolta problemi con la maggioranza buddista. Essi, infatti, appartengono per la maggior parte ad etnie minoritarie, spesso emarginate dalla maggioranza birmana e buddista.