Musulmano pakistano: Difendo Asia Bibi, la legge sulla blasfemia va abolita
La donna cristiana è bloccata in Pakistan e non può lasciare il Paese per un accordo tra governo e radicali. L’attivista Wajahat Abbas Kazmi sostiene che i moderati “sono silenziosi perché sanno che esprimersi può essere pericoloso per se stessi e le loro famiglie”. “Nessuna giustificazione” per le persone che protestano contro l’assoluzione di Asia Bibi.
Roma (AsiaNews) – È “vergognoso” quanto sta accadendo in Pakistan contro Asia Bibi e ancora più “vergognoso l’accordo tra il governo e i radicali islamici”, che impedisce di fatto alla donna cristiana di lasciare il Paese, nonostante sia stata assolta dall’accusa di blasfemia. Lo afferma ad AsiaNews Wajahat Abbas Kazmi, regista e attivista per i diritti degli Lgbt, tra i pochi musulmani del Pakistan che hanno deciso di esporsi in favore di Asia e contro le discriminazioni verso i cristiani compiute nel suo Paese d’origine. Wajahat vive in Italia e per il suo impegno in favore dei diritti umani è stato più volte minacciato di morte. Nonostante questo, non smette alzare la voce contro le persecuzioni. Nelle prossime settimane uscirà il suo secondo libro, dal titolo “Asia Bibi: La tragedia di una donna cristiana vista attraverso gli occhi di un musulmano”. Secondo l’attivista, l’origine della dolorosa vicenda che ha vissuto Asia, è “l’abuso della legge sulla blasfemia” che viene usata, sottolinea, “per colpire non solo i cristiani, ma anche i musulmani”.
Come interpreta il silenzio dei fedeli moderati sulla vicenda di Asia Bibi?
In Pakistan i moderati sono silenziosi perché sanno che chi ha cercato di difendere la donna è stato minacciato o persino ucciso. I pakistani non parlano perché sanno che esprimersi può essere pericoloso per se stessi e le loro famiglie. Oltre a questo, credo che coloro che vivano al di fuori del Paese sappiano poco del caso, e non conoscono tutti i dettagli, se sia stata accusata di blasfemia o se sia colpevole secondo questa legge.
Per quale motivo nel mondo islamico emergono solo le posizioni dei radicali?
È molto semplice: perché le voci forti vengono ascoltate facilmente, mentre le voci pacifiche sono sempre state messe a tacere. Inoltre penso che coloro che si esprimono in favore della pace non abbiano una sufficiente copertura mediatica. D’altra parte la maggioranza dei lettori vuole sentire chi urla più forte.
Che cosa ne pensa della legge sulla blasfemia? Perché la popolazione non la rifiuta?
Le norme che criminalizzano le offese contro la religione islamica derivano dal Codice penale inglese, come tutte le altre norme in vigore in Pakistan. Il punto critico è che esse non vengono cancellate, ma ne sono state aggiunte di nuove nel corso degli anni [il riferimento è alle clausole introdotte sotto il governo militare del generale Zia-ul Haq, ndr].
Attenzione però: le vittime di questa legge non sono solo i cristiani ma anche i musulmani. Le leggi sulla blasfemia in Pakistan sono state abusate proprio come qualsiasi altra legge. Qui non si tratta solo di una legge utilizzata contro le minoranze, perché nel Paese qualsiasi legge può essere usata contro chiunque non sia abbastanza potente da difendersi. Negli ultimi anni alcuni dei più grandi Paesi del mondo hanno eliminato quelle leggi. Spero che pian piano questo avvenga anche in Pakistan.
Nel suo Paese gli estremisti hanno bloccato le strade chiedendo l’impiccagione di Asia Bibi. Alla fine il governo di Imran Khan è sceso a patti con loro. Crede che le autorità si siano arrese?
È vergognoso, non c’è difesa per questo. Non c’è giustificazione per le persone che protestavano contro l’assoluzione di Asia Bibi. Allo stesso tempo, al contrario di quanto prevede l’accordo con i radicali, Asia non è stata inserita nella lista di controllo delle persone in uscita dal Pakistan. Questo ci fa sperare che l’accordo non sia così importante.