Musulmani pakistani con il papa: libertà religiosa e abrogazione della legge sulla blasfemia
di Jibran Khan
Imam e studiosi contro la norma, che viene usata solo “per dirimere controversie personali”. Per fermare gli estremismi sono necessari un corretto funzionamento del sistema giudiziario e la laicità dello Stato. Il ricordo di Salman Taseer, morto perchè voleva “aiutare una donna cristiana”.
Lahore (AsiaNews) – Rispetto per le parole di Benedetto XVI, apprezzamento per l’invito volto a cancellare la legge sulla blasfemia – usata solo per “dirimere controversie personali” – e difendere la minoranza cristiana, vittima di violenze e abusi. Leader religiosi e studiosi islamici pakistani – insieme ad attivisti per diritti umani e membri della società civile – prendono le distanze dai fondamentalisti e dalle minacce rivolte al papa, di cui apprezzano la lotta per “una piena libertà religiosa”. La questione centrale, spiegano ancora ad AsiaNews, ruota attorno alla laicità dello Stato e al funzionamento dei sistema giudiziario, che deve garantire l’applicazione della legge e fermare gli estremismi.
Insieme ad attivisti per i diritti umani e membri della società civile, grande apprezzamento per le parole di Benedetto XVI proviene infine dal mullah Mehfuz Ahmed, capo del consiglio islamico di Islamabad. “È tempo di assumere – chiarisce – posizioni ferme e promuovere la libertà religiosa. Anche io sostengo le parole del papa per l’abrogazione della legge sulla blasfemia, perché è usata solo per dirimete controversie personali”.
Il mullah Mushararf Husain, esperto di legge islamica e imam della moschea di Jamia a Rawalpindi, mostra “rispetto per le parole di Benedetto XVI” e apprezza “i suoi sforzi per la legge sulla blasfemia”. Egli ricorda anche l’amore di Salman Taseer per il profeta Maometto e spiega che “il suo unico peccato” è stato quello di “aiutare una donna cristiana, condannata per blasfemia”. L’imam aggiunge che “è tempo per i partiti più importanti di unire gli sforzi per sradicare la mentalità fondamentalista”, un passo necessario per “salvare il Paese” dal baratro.
Muhammad Asad Shafique, capo del dipartimento di studi islamici alla Quaid-e-Azam University, spiega ad AsiaNews che “la dichiarazione del papa giunge in un momento cruciale”, perché il governo “si è prostrato alle pressioni dei gruppi islamici”. Lo studioso sottolinea che il processo a Qadri – l’assassino del governatore del Punjab – è “un banco di prova per il sistema giudiziario” perché prima di tutto i magistrati dovranno stabilire “se Salman Taseer ha commesso il reato di blasfemia”. A suo avviso, la decisione sul caso condizionerà “l’interpretazione della legge”.
Lo studioso musulmano Waqas Ali Wasti ricorda invece il fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnah, e commenta: “Se fosse vivo oggi, non rimarrebbe in giro a lungo”, perché verrebbe ucciso “da estremisti con false accuse di blasfemia”. Egli spiega che i fondamentalisti reputano “offensive” le parole del papa, ma essi “non leggono fra le righe”, ricorda che “vi sono tribunali che devono decidere chi punire o liberare” e chi critica la norma “non per questo è blasfemo”.
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