Musulmani e cristiani ricordano Shahbaz Bhatti, “leader” delle minoranze
Islamabad (AsiaNews) - Personalità cattoliche, leader cristiani, studiosi musulmani e attivisti per i diritti umani ricordano Shahbaz Bhatti a un anno dalla sua morte. Il ministro cattolico per le Minoranze è stato assassinato da un commando estremista la mattina del 2 marzo 2011, il corpo crivellato da una trentina di proiettili. In questi mesi gli inquirenti hanno cercato più volte di insabbiare la vicenda, attribuendo il movente a dissapori familiari prima e a divergenze economiche poi. Tuttavia, la società civile intende mantenere vivo il suo ricordo, promuovendone il lavoro, gli ideali, il suo testamento politico e culturale per un Pakistan laico e multiculturale. "Sono pronto a morire per la causa" aveva affermato Shahbaz in un video diffuso in internet, "vivo per la mia comunità... e morirò per difendere i diritti di ciascuno... [perché] sono pronto a sacrificarmi per i miei ideali". In queste parole è racchiuso il senso del suo lavoro, che egli ha trasmesso in una sorta di testamento spirituale oggi raccolto da quanti lo ricordano con stima, affetto, come un esempio a cui ispirarsi.
Un lavoro e un'eredità apprezzate e condivise da una folta schiera di leader musulmani moderati e imam, fra cui quello di Lahore, che hanno costruito un rapporto personale di amicizia e stima con Shahbaz. Per Maulana Mehfooz Khan, membro di Islamic ideology Council, Bhatti era "un ambasciatore dell'armonia interreligiosa" e il suo servizio per le minoranze "molto apprezzato". "Era fermo nelle sue idee" conferma il leader musulmano e "il suo sacrificio non sarà vano, perché sarà ricordato come la voce di quelli senza voce". Gli fa eco l'attivista musulmano Iftikhar Ahmad, responsabile del Comitato per i diritti dell'infanzia, che ha lavorato "a lungo con Shahbaz Bhatti contro le leggi sulla blasfemia, le ordinanze Hudood, la shariah". Egli conferma che il suo assassinio è "un chiaro atto legato all'estremismo" e punta il dito contro lo Stato e i giudici che non colpiscono i veri responsabili della morte del ministro e del governatore del Punjab Salman Taseer,anch'egli ucciso per essersi opposto alle leggi sulla blasfemia. "[Bhatti] non era solo un leader delle minoranze - conclude Ahmad - ma un verso difensore dei diritti umani".
Fra le personalità cattoliche Shahbaz aveva un legame profondo con mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad, un amico personale che ad AsiaNews parla di "tragica scomparsa" di un uomo "coraggioso e ricco di fede". A un anno dall'omicidio del ministro, non si è affievolito il ricordo di un "nobile testimone" della fede cristiana. "Lo conoscevo fin dagli anni '80 - racconta il prelato - quando andava a scuola a Khushpur, il suo villaggio natale nel distretto di Faisalabad". Shahbaz "era sempre pronto a lavorare per la nazione" e insieme "abbiamo fondato il Fronte di liberazione cristiano". Mons. Anthony conferma "la passione per le minoranze" e la lotta a tutela dei loro diritti. "L'ho incontrato un paio di settimane prima dell'omicidio - conclude - sapeva di essere a rischio ma non ha ceduto di un passo. Questo fa di lui un vero testimone della fede...".
Khalid Gil, membro di primo piano di All Pakistan Minority Alliance (Apma, movimento fondato proprio da Shahbaz), definisce Bhatti "un leader valoroso" ed "era un onore lavorare sotto la sua guida". Il suo assassinio ha rappresentato un trauma per il Pakistan, ma "ciò che colpisce maggiormente" è quello che definisce "atteggiamento tiepido" della maggior parte di intellettuali, liberali ed esponenti della società civile che non hanno protestato con vigore per la sua morte. Il parlamentare del Punjab e membro Apma Pervaiz Rafique ricorda la "visione" del ministro cattolico di un Pakistan in cui "le minoranze religiose possono godere di eguali diritti" e i suoi sforzi "senza pari" per una società giusta e tollerante.
Michelle Chaudhry, attivista di Lahore, conosceva Bhatti "da 28 anni" perché suo padre Cecil "è stato il maestro di Shahbaz". La donna conferma "il vuoto di leadership" seguito alla sua morte e auspica "unità fra cristiani" per meglio tutelarne i diritti. "L'ho sempre visto preoccuparsi per gli altri e mai per se stesso" aggiunge, chiedendo al governo "giustizia e l'arresto dei suoi assassini". Peter Jacob, direttore esecutivo della Commissione nazionale di Giustizia e pace della Chiesa cattolica (Ncjp), rilancia "l'eredità" del ministro cattolico, che "ha mantenuto un atteggiamento di coraggio anche di fronte alle minacce". La sua vita richiama "il martirio" che è insito nella "testimonianza cristiana" e che, 12 anni prima di lui, aveva già affrontato "il suo mentore, il vescovo John Joseph".
P. Aftab James Paul, direttore della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso di Faisalabad, ricorda "il martire Shahbaz Bhatti" come "un simbolo nella lotta per i diritti" che "seguendo l'esempio di Cristo ha sacrificato la propria vita". Infine l'attivista e poeta Syed Najeeb Ali Shah, che, a nome dei colleghi "poeti, scrittori, educatori" rende omaggio "alla sua battaglia per la democrazia e la laicità nel primo anniversario della scomparsa".