Musulmana, ex radicale: Riyadh e il salafismo (wahhabita) un pericolo per l’islam e il mondo
Henda Ayari, 39enne franco-tunisina, per anni ha vissuto e praticato la versione estrema e fondamentalista della religione. Ad avviarla all’ideologia radicale il matrimonio con un francese imbevuto di fanatismo. L’Arabia Saudita e la famiglia reale promuovono una fede deviata, con finalità politiche. Oggi lotta per un islam moderato e capace di dialogare con gli altri culti.
Parigi (AsiaNews) - Il wahhabismo salafito è una “nuova, falsa religione” che spinge “all’odio verso il miscredente”, sebbene alla base di ogni fede “ci dovrebbe essere la spinta al riavvicinamento fra gli esseri umani”. È quanto scrive Henda Ayari, 39enne franco-tunisina, per molti anni legata all’islam radicale. Dopo un lungo cammino di riflessione, la donna - pur mantenendo salda la fede musulmana - ha abbandonato l’ideologia fondamentalista, della quale ne denuncia le storture, gli abusi, le violenze.
Nel libro autobiografico “Ho scelto di essere libera”, Henda Ayari racconta il suo allontanamento della visione radicale dell’islam, per colpa del quale ha perso per un lungo periodo della propria vita ogni libertà. L’incontro con l’ideologia salafita a soli 21 anni, quando si sposa con un musulmano francese imbevuto di fanatismo. Per oltre un decennio vive coperta da testa a piedi subendo l’autorità di un marito ogni giorno più violento.
Nella sua riflessione sull’islam, la donna attacca l’Arabia Saudita quale principale divulgatrice della visione radicale della fede musulmana. Una visione che è politica ed economica, prima ancora che culturale ed è promossa dalla famiglia reale al potere a Riyadh per mantenere la supremazia fra i seguaci di Maometto.
“A 20 anni ero giovane e salafita” sottolinea Henda Ayari. “A 39 anni sono una donna musulmana libera”. E a quanti mostrano di non capire il suo messaggio, tiene a mostrare le due diverse immagini che corredano l’articolo. Il prima e il dopo, gli anni del rigore wahabbita e la successiva emancipazione, pur senza rinnegare la fede.
Ecco, di seguito, la riflessione di Henda Ayari.. Traduzione a cura di AsiaNews:
Perché ho abbandonato l’ideologia salafita:
Ho abbandonato l’ideologia salafita perché è un pericolo per il mondo musulmano e per tutto il resto dell’umanità!
Dopo essere rimasta per lungo tempo immersa nel salafismo, ho deciso di respingere in toto questa ideologia, partendo dal giorno in cui ho capito il vero pericolo insito in questa dottrina e la minaccia gravissima che si nascondeva dietro il volto attraente di questa “nuova e falsa religione” per i musulmani.
Ho impiegato molti anni (più di 20) per capire che, in realtà, il salafismo è una ideologia settaria molto pericolosa, che ha l’obiettivo di spingere alla divisione, all’isolamento comunitario e all’odio fra i popoli!
Nel corso degli anni in cui ho vissuto l’ideologia salafita, ho partecipato a conferenze tenute da esperti salafiti in Francia e in altre nazioni come l’Arabia Saudita, ho letto molti libri e ho divorato centinaia di pagine, di testi scritti da questi presunti sapienti, e sono diventata ciò che non avrei mai voluto essere: una persona intollerante e animata da odio verso quanti erano diversi da me, così come è avvenuto per moltissimi musulmani senza che se ne accorgessero. Perché noi ci trasformiamo senza quasi nemmeno rendercene conto, sotto la spinta quasi impalpabile di una delle più pericolose sette al mondo… Dopo i testimoni di Geova e molte altre sette…
Per chiarire meglio il concetto in questa nuova, falsa religione, siamo spinti all’odio verso il “miscredente”, sebbene alla base di ogni fede ci dovrebbe essere la spinta al riavvicinamento fra gli esseri umani, al rispetto di tutte le creature e alla vita comune in pace e armonia.
Dopo diversi anni di riflessioni e ricerche, in cui ho potuto documentarmi a fondo, e grazie a lunghe ore di ricerca, durate mesi, anni, ho potuto raccogliere un numero sufficiente di prove che mi hanno spinto a rigettare in toto l’ideologia salafita, che preferirei definire come wahhabita-salafita.
In piena coscienza ho fatto oggi una scelta e ho deciso di raccontare la mia opinione sull’argomento, ritenendomi una “pentita del salafismo” senza offesa alcuna per i miei avversari!
È un lungo discorso che non si può riassumere in un solo argomento, ma perché il tema sia di vostro interesse ecco una piccola spiegazione al riguardo:
Che legame esiste fra il salafismo e l’Arabia Saudita?
Posso affermare che l’Arabia Saudita è lo sponsor principale dell’ideologia wahhabita che si nutre di odio verso il mondo occidentale e verso i non musulmani…
L’ideologia wahhabita-salafita è una grave minaccia per la pace fra i popoli. Essa costituisce una ideologia che offre fondamento ai terroristi.
Fra quanti seguono questa ideologia, i convertiti sono in progressivo aumento anche perché sono freschi di ingresso nella fede musulmana, sono più facilmente manipolabili e più sensibili ai messaggi tossici e alle ideologie insite di odio, imposte da questa dottrina. Questo spiega anche perché molti giovani convertiti si dirigono verso il terrorismo, idealizzano con più facilità la religione ed è proprio per questo motivo che considerano lo Stato islamico come il nuovo eldorado.
Per i wahhabiti-salafiti:
I musulmani moderati sono degli apostati, qualunque non musulmano è un “miscredente”, dunque un nemico dei musulmani che va combattuto. Quelli che si definiscono salafiti quietisti, sono pericolosi tanto quanto quelli che rivendicano in modo aperto il jihadismo, perché sono in realtà dei diffusori di odio, di divisione in seno alla società, si organizzano con lo scopo di immergersi il più possibile nella società e nei non musulmani per vivere fra loro, approfittando degli aiuti sociali forniti dagli Stati e da una Repubblica che peraltro odiano… A dispetto del fatto che il salafismo imponga la “hijra” in terra islamica, la maggior parte di essi sceglie di vivere nei Paesi occidentali come la Francia, in cui essi trovano certi vantaggi “sociali” rivendicando al contempo il bisogno di vivere secondo “la sunna” (ovvero seguendo l’antica tradizione che risale all’epoca del profeta), con il pretesto della libertà e della democrazia (come avviene nella rivendicazione di attività comuni, come le piscine non miste per le donne…).
Il loro obiettivo principale è di vivere all’antica, come all’epoca del profeta seguendo la sunna e i testi ispirati ai “saggi” wahhabiti. Questi cosiddette “sapienti” hanno favorito l’ascesa al potere della famiglia al Saouds grazie a numerose “fatwa”, ovvero leggi di carattere religioso emanate da loro stessi, imponendo le loro regole nel regno saudita così come nel resto del mondo.
I sauditi sono i principali responsabili della diffusione su scala internazionale di una ideologia religiosa che fa esplicito riferimento all’odio, all’intolleranza, e a numerose altre violazioni ai diritti dell’uomo e, in alcuni casi, alla violenza verso i membri di altri gruppi religiosi, musulmani e non musulmani.
Come avviene da decine di anni, l’Arabia Saudita immette miliardi di petrodollari nelle organizzazioni islamiche di tutto il mondo. Del resto è risaputo che una delle priorità di Riyadh è di diffondere una visione fanatica dell’islam sunnita e di lottare contro la diffusione dell’islam sciita del suo peggior nemico, l’Iran.
È tutto un sistema di influenze che le autorità saudite hanno messi in piedi e finanziato grazie al denaro derivante dalla vendita di petrolio, in cui Riyadh finanzia predicatori all’estero, costruisce moschee, scuole, centri e sostiene campagne finalizzate a contrastare istituzioni, responsabili e media all’estero che potrebbero opporsi all’agenda del regno.
In uno dei molti testi che distribuiscono per propagare la loro dottrina in tutto il mondo, possiamo leggere le parole di un alto funzionario religioso: “Non unirti agli infedeli, odiali per la loro religione, abbandonali, non contare mai su di loro in caso di necessità, non ammirarli, contrastali sempre in tutti i modi, e in conformità alla legge islamica”.
I consigli sono categorici: “chiunque aiuti gli infedeli contro i musulmani, qualunque sia il tipo di sostegno fornito, è egli stesso un miscredente”.
Per costoro, i Paesi occidentali come gli Stati Uniti e la Francia … sono la “Dimora degli infedeli”, sia i cristiani che gli ebrei!
I wahhabiti salafiti spingono in direzione di una forma di nazismo, ispirandosi e rivendicando l’odio verso gli ebrei, sfruttando la causa palestinese sebbene in realtà non la difendano per niente.
In alcuni libri wahhabiti salafiti, come ad esempio il libretto di benvenuto del servizio culturale dell’ambasciata dell’Arabia Saudita a Washington (pubblicato dal governo saudita), o in altri libri, manuali del ministero saudita dell’Istruzione, vi sono raccolte di fatwa e di decreti religiosi emessi dal dipartimento governativo per le religioni, o pubblicato da altre organizzazioni che hanno la loro sede a Riyadh. Al loro interno si possono trovare istruzioni su come si deve comportare un musulmano:
E si evince la modalità con la quale spingere ogni musulmano a costruire un “muro di risentimento” fra i musulmani e gli infedeli: “Non salutate mai i cristiani o gli ebrei per primi. Non rallegratevi mai con l’infedele per le sue vacanze. Non fare mai amicizia con un infedele, se non con l’obiettivo di convertirlo. Non imitare mai un infedele. Non lavorare mai per un infedele. Non indossare mai un vestito di laurea, perché vorrebbe dire imitare un infedele”. E in un altro libro possiamo leggere che se le relazioni fra musulmani e non musulmani fossero armoniose, non vi sarebbe più “né fedeltà, né inimicizia, non vi sarebbe il jihad e la lotta per innalzare l’opera di Allah sulla terra”.
Questi testi riempiono oggi le biblioteche, le sale studio, le moschee, le librerie di tutto il mondo, e in Francia hanno già provocato danni terribili nella mente di molti musulmani.
Non sono solo i libri che sposano l’estremismo a essere esposti nelle moschee, e le opere estremiste non sono tutte saudite. Ma l’Arabia Saudita resta, e di gran lunga, la principale responsabile della maggioranza di queste pubblicazioni che veicolano una ideologia dell’odio verso i miscredenti, che popolano i Paesi non musulmani.
Questi testi mostrano l’indottrinamento dei musulmani verso l’ideologia belligerante e ostile della setta radicale wahhabita salafita dell’Arabia Saudita. Tutti i sauditi devono essere obbligatoriamente musulmani, e il governo saudita, in collaborazione con l’establishment religioso del Paese, impone il wahabbismo come dottrina ufficiale dello Stato.
Il wahhabismo applicato dalla monarchia saudita, e sul quale essa ha fondato la propria legittimità, si presenta come una ideologia fanaticamente settaria, xenofoba e alle volte violenta. I loro testi articolano una dottrina colma di ira che respinge la coesistenza delle diverse religioni e condanna in modo esplicito i cristiani, gli ebrei, quanti non sono musulmani, così come i musulmani non wahabbiti.
L’analisi di tutti i testi religiosi provenienti dal wahabbismo salafita dimostra che è un dovere religioso per i musulmani odiare i cristiani e gli ebrei, e mette in guardia contro l’imitazione degli “infedeli”, dai legami di amicizia con loro o qualsivoglia tipologia di aiuto verso di loro, e contro la partecipazione alle loro feste e celebrazioni.
Essi inculcano il disprezzo verso gli Stati non musulmani, perché questi Paesi sono regolati da leggi civili piuttosto che dalla legge islamica totalitaria di tipo wahhabita. Alcuni testi ordinano ai musulmani di non prendere la cittadinanza di questi Paesi per un periodo di tempo troppo lungo, perché sono governati da infedeli. Essi consigliano ai loro seguaci di agire per la creazione di uno Stato islamico.
È giunto il tempo di combattere questa dottrina devastante e affermare i principi di libertà e dei diritti dell’uomo contro il wahabbismo saudita e di affrontare in modo diretto gli insegnamenti di questa ideologia carica di odio.