Mumbai: oltre 1.000 casi di morbillo negli slum
Nonostante i progressi degli anni scorsi, la malattia non è ancora stata sconfitta. Nelle baraccopoli i genitori sono diffidenti nei confronti delle iniezioni. Oltre ad aumentare il numero di vaccinazioni, il governo deve abbassare in contemporanea i livelli di malnutrizione infantile.
Mumbai (AsiaNews) - Dal mese scorso, all’interno di una della baraccopoli di Mumbai, è tornato il morbillo, ora diffusosi in una zona dello slum chiamata Rafi Nagar e in altre aree della città. La capitale del Maharashtra nel 2020 aveva registrato solo 25 casi, poi scesi a 9 l’anno scorso. Solo nell’ultima settimana, invece, sono stati segnalati oltre 1.070 infezioni sospette, 68 bambini sono stati ricoverati e almeno 5 si trovano in terapia intensiva. Almeno 7 bambini sono morti finora: alcuni non erano vaccinati, altri erano gravemente denutriti.
Sembra un paradosso, che in India, uno tra i principali Paesi produttori ed esportatori di farmaci e vaccini, ci siano bambini non vaccinati contro il morbillo. Eppure per varie ragioni, spesso i genitori indiani, soprattutto quelli proveniente dalle aree più povere, non portano i figli a vaccinare.
Il numero di casi è in aumento in tutto il mondo, con un incremento che nei primi mesi dell’anno è stato del 79% secondo l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Tra aprile e settembre l’India ha riportato 9.489 contagi, posizionandosi al primo posto della classifica globale davanti a Somalia e Yemen.
Le cause sono da ricercare nel blocco delle campagne vaccinali durante la pandemia da Covid-19: si stima che 23 milioni di bambini non abbiano ricevuto i vaccini di base, il dato più alto dal 2009 e 3,7 milioni in più rispetto al 2019.
Se in molti Paesi però lo stop alle campagne vaccinali oggi è legato a conflitti e situazioni di instabilità, nel caso dell’India i nuovi focolai sembrano essere più legati a situazioni di grave indigenza e bassa istruzione. I genitori indiani che vivono negli slum sono lavoratori a giornata: stare a casa con un bambino malato e con la febbre dopo che ha ricevuto il vaccino significa dover rinunciare a una giornata di lavoro. Molte madri acconsentono alla prima dose a 9 mesi, ma non la seconda a 16, perché hanno paura delle iniezioni e temono gli effetti collaterali.
Secondo i dati del governo indiano, nell’area urbana di Mumbai, che comprende anche le baraccopoli, il 30% dei bambini sotto i due anni non ha ricevuto la prima dose di vaccino contro il morbillo, ma gli operatori sanitari sostengono che la percentuale sia molto più alta. Spesso sono i fratelli più grandi a prendersi cura dei più piccoli mentre entrambi i genitori sono fuori per lavoro. E non sempre riescono a mangiare tutti i giorni.
Il mese scorso il governo indiano ha rigettato i risultati pubblicati sull’ultimo Global Hunger Index Report, che posiziona l’India al 107mo posto su 121 Paesi. In una dichiarazione quasi identica a quella dell’anno precedente, Delhi ha accusato le organizzazioni Concern Worldwide e Welthungerhilfe, autrici del rapporto, di aver condotto indagini parziali che non rispecchiano la complessa realtà indiana.
In verità anche i dati del governo evidenziano che negli ultimi anni non ci sono stati grossi passi avanti in termini di malnutrizione infantile. Nell’Uttar Pradesh, lo Stato più popoloso della Federazione, solo il 6,1% dei bambini tra i 6 e i 23 mesi riceve una dieta adeguata. A Mumbai il 9,3% di loro è sottopeso, dato che sale a 10,5% e 18% in alcuni slum. Le complicazioni legate al virus colpiscono molto di più i bambini malnutriti rispetto a quelli in salute, ma altri fattori contribuiscono ad abbassare il numero di bambini vaccinati, tra cui il livello di istruzione dei genitori - secondo uno studio il 92% dei bambini non vaccinati ha genitori con un livello di istruzione elementare - e le migrazioni dopo il parto al villaggio di origine, dove spesso non si trovano centri vaccinali.
Nel 2019 l’India stava ottenendo ottimi risultati nell’eradicazione di diverse malattie, tra cui il tetano e la poliomielite e si era posta l’obiettivo di eliminare entro il 2020 anche il morbillo e la rosolia. Però è evidente che l’attenzione del governo deve essere posta sulle aree marginali e deve agire su più fattori in contemporanea: la nutrizione, l’aumento dei livelli di informazione e la diffusione dei centri vaccinali anche nelle aree rurali.
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17/02/2023 11:29