30/12/2016, 11.15
THAILANDIA
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Mossa a sorpresa del parlamento: il Patriarca Supremo del buddismo sarà nominato dal re

Approvato l’emendamento al “1992 Sangha Act”. Indebolita la proposta delle assemblee buddiste. Da due anni la Thailandia non riesce ad eleggere il Patriarca Supremo.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Con una mossa a sorpresa l’Assemblea legislativa nazionale thai (Nla) ha approvato un emendamento del “1992 Sangha Act” che regola la nomina del Patriarca Supremo del buddismo thai. In meno di un’ora, ieri i parlamentari hanno votato sì a tre letture consecutive, restaurando l’antica tradizione che riserva al re il diritto di nominare il leader religioso.

La figura del Patriarca Supremo (in lingua thailandese “phrasangkharat”, ovvero “re della Sangha”) è stata creata nel 1872 da Rama I, il primo re della dinastia regnante. Come capo del buddhismo in Thailandia, il Patriarca Supremo promuove la religione e guida il Consiglio Supremo della Sangha, il cui compito ufficiale è quello di supervisionare i monaci (circa 200mila) e i novizi (circa 70mila) di tutte le sette buddhiste del Paese, assicurandosi che essi seguano gli insegnamenti del Buddha, o meglio che osservino i rituali prescritti e non violino le regole stabilite dal Consiglio.

L’emendamento è stato proposto il 27 dicembre e ieri è stato approvato con 182 voti a favore e sei astenuti. Secondo il nuovo regolamento, il re nominerà il nuovo Patriarca Supremo, mentre il primo ministro controfirmerà la decisione. In precedenza il primo ministro poteva nominare il leader buddista “con il consenso del Consiglio supremo della Sangha (Ssc)” e in seguito il monarca lo investiva dei poteri. Secondo la vecchia legge il patriarca doveva essere il monaco più anziano con il titolo di “somdet phra rajagana”.

Con il colpo di mano dell’esecutivo calano le probabilità che il nuovo patriarca sia Somdet Phra Maha Ratchamangalacharn, nominato lo scorso gennaio come candidato ufficiale del Ssc. A seguito dell’emendamento tornano in corsa altri sette anziani monaci.

Phra Methithammajarn, segretario generale del Centro di protezione del buddismo thai, si è scagliato contro la decisione del parlamento, definendola “inusuale”. Egli ha aggiunto che la Nla doveva solo fare rapporto ai rappresentanti del governo e non organizzare una votazione: “Il nostro gruppo ora discuterà la prossima mossa, ma dobbiamo procedere con prudenza. La situazione è instabile”.

Somchai Sawaengkarn, membro della Nla, ha negato le accuse secondo cui l’emendamento è stato studiato a tavolino per ostacolare la nomina di Somdet Phra Maha Ratchamangalacharn. Alcuni studiosi buddisti, inoltre, hanno accolto con favore la modifica legislativa, vista come una spinta ad uscire dall’impasse che blocca la nomina del 20mo Patriarca supremo del buddismo thai, dopo la scomparsa di Somdet Phra Yannasangwon, morto due anni fa.

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