22/12/2022, 08.51
RUSSIA
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Mosca vuole chiudere anche il Gruppo Helsinki

di Vladimir Rozanskij

È la più gloriosa associazione russa per la difesa dei diritti dell’uomo. Registrata solo nella capitale, il ministero della Giustizia contesta il suo operato su scala nazionale. Diritti umani morti e sepolti nella Russia putiniana.

Mosca (AsiaNews) – Il ministero della Giustizia si è rivolto a un tribunale per chiedere la liquidazione del Gruppo Helsinki della capitale (Mhg, Mekhaghe secondo la pronuncia russa), la più gloriosa associazione per la difesa dei diritti dell’uomo, creata nel 1976 dopo gli accordi di Helsinki, sottoscritti anche dall’Unione Sovietica l’anno precedente. Secondo la responsabile del Consiglio statale per i diritti dell’uomo, Eva Merkačeva, “si tratta solo di una formalità, in quanto il gruppo moscovita è registrato a livello regionale, ma in realtà agisce su tutto il territorio federale, il che è piuttosto strano”.

I rappresentanti dell’Mhg sono attivi effettivamente nei tribunali di tutte le regioni, anche se non si assumono responsabilità dirette, ma “offrono un sostegno” a tutti coloro che si sentono privati dei loro diritti. Il direttore del settore giuridico dell’organizzazione, Roman Kiselev, spiega che la causa intentata è stata una conseguenza di una verifica non pianificata, svolta su richiesta della procura a novembre. Gli ispettori hanno trovato sul sito dell’Mhg una notizia riguardante la presenza di suoi membri come osservatori a un processo nel tribunale di Soči sul Mar Nero.

Da allora le verifiche sono state condotte direttamente dal ministero della Giustizia, che ha trovato 11 “iniziative” dei membri dell’Mhg al di fuori del territorio moscovita, presenze ai processi, reclami per mancata ammissione ai tribunali e seminari con partner regionali (per lo più on-line), e un appello al governatore di San Pietroburgo per sospendere i divieti alle manifestazioni pubbliche. Un membro dell’Mhg, Boris Altušer, ha confermato che la pretesa fondamentale del ministero riguarda i limiti regionali del Mekhaghe, da osservare “secondo gli statuti”, e le violazioni rilevate “rendono inevitabile la sua liquidazione”.

Il Mhg è l’organizzazione umanitaria più vecchia del Paese, che si propone come compito fondamentale “il sostegno al rispetto dei diritti della persona e alla costruzione della democrazia in Russia”. Gli accordi di Helsinki del 1975 erano uno storico incrocio tra le repressioni brezneviane e le proteste dei dissidenti, e hanno avuto una risonanza internazionale molto particolare. Gli Usa non si fidavano dei sovietici, della loro traduzione del testo in russo e degli impegni che intendevano assumere, e a garante dell’Urss si era posta la rappresentanza della Santa Sede, in uno speciale intervento di Ostpolitik vaticana.

Dal 1997, ormai in piena epoca post-sovietica, l’associazione pubblica annualmente un’ampia e dettagliata relazione sulla situazione dei diritti umani nel Paese, e dal 2009 assegna il “premio Mhg” a chi si dedica alle cause umanitarie, il più prestigioso in Russia in questo campo. Nel 2017 il Gruppo ha rifiutato tutti i finanziamenti dall’estero, quando è stata approvata la prima variante della legge sugli “agenti stranieri”.

Tra gli 11 fondatori vi era la “madre del dissenso” Ljudmila Alekseeva, che ha diretto l’Mhg dal 1996 fino alla morte nel 2018, dopo che l’anno precedente il presidente Putin le aveva fatto visita, omaggiandola per il suo 90mo compleanno. In quell’occasione Putin l’ha ringraziata per la sua “vita spesa per gli altri”, dicendosi convinto che per tutto questo tempo “si era occupata delle cose più importanti”.

Il presidente ha poi partecipato anche alla cerimonia funebre della Alekseeva, e oggi si appresta a celebrare i funerali definitivi di tutta la comunità russa impegnata nella difesa dei diritti umani, anch’essi ormai morti e sepolti nella Russia di oggi.

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