Mosca cerca amicizie nel Golfo Persico
Il primo scopo è quello di aggirare le sanzioni occidentali per l’aggressione all’Ucraina. La sinergia per mantenere alti il prezzo del petrolio. Per i Paesi della regione “anche la Russia ha il diritto di affermare la sua zona d’influenza”. Europa e Usa sembrano rassegnate a questa ridefinizione degli equilibri.
Mosca (AsiaNews) – Il politologo e orientalista russo Nikolaj Kožanov, docente al Centro di ricerche dei Paesi del Golfo Persico di Doha, ha raccontato ai giornalisti di Radio Svoboda la sua sorpresa, quando alla periferia della città ha notato un negozio dal nome Matreshka: “Non credevo ai miei occhi, una rivendita di alimentari russi da queste parti”. Notizie di questo tipo sono sempre più frequenti nei Paesi arabi come gli Emirati, l’Arabia Saudita e altri, fino all’Iran, che la Russia sta cercando di reclutare come alleati espliciti o mascherati, soprattutto allo scopo di aggirare le sanzioni occidentali.
Per le strade di Doha si sente sempre più spesso parlare russo, racconta Kožanov, aumenta il business e si intensificano gli scambi di delegazioni: lo stesso ministro russo degli Esteri Lavrov sta girando come una trottola per queste latitudini. “Trovare un biglietto da Mosca per il Qatar prima di un mese e mezzo è ormai impossibile”, tutti i voli sono strapieni. Doha è anche una tappa intermedia per raggiungere altre destinazioni in Oriente, dove in diversi Paesi si aprono resort esclusivi per i ricchi russi che non sanno dove godersi le loro fortune, accumulate in tanti anni di sfruttamento della globalizzazione.
La “conversione a Oriente” della Russia si concentra molto su nazioni coome Indonesia e Vietnam, India e Sri Lanka, oltre a Cina, Iran e Turchia. I russi non trascurano i Paesi africani e sudamericani: dal Sudafrica al Brasile e all’Argentina, nessuno dei quali applica le sanzioni alla Russia, pur mantenendosi formalmente neutrali riguardo al conflitto in Ucraina. Alcuni Stati si mostrano più che amichevoli con il Cremlino, fino a diventare di fatto dei sostenitori, come gli Stati petroliferi del Golfo Persico e altri a essi collegati, come Egitto e Sudan.
L’Iraq e l’Arabia Saudita si accordano con Mosca per la gestione del mercato del petrolio, e in Sudan, dove imperversa sempre più la compagnia Wagner, si progetta di costruire una grande base marittima militare russa sul Mar Rosso. Nonostante le smentite del governo, l’Egitto ha intenzione di produrre missili per le armate russe, e con l’aiuto di Rosatom sta costruendo la sua prima centrale nucleare di Ed Dabaa, per non parlare dei droni di Teheran, dove si riparano gli aerei dell’Aeroflot rimasti senza pezzi di ricambio. Gli Emirati Arabi Uniti sono ormai uno dei principali centri di deposito e riciclaggio dei soldi russi, oltre a costituire una delle mete preferite per il turismo d’élite.
Come commenta Kožanov, “i Paesi musulmani del Golfo, ognuno alla sua maniera, non soltanto non hanno preso le distanze dalla Russia ortodossa, ma cercano di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, offrendo aiuti di ogni genere, magari rilasciando dichiarazioni a sostegno dell’Ucraina e della sua integrità territoriale, ma le parole lasciano il tempo che trovano”. Il mondo russo allunga la sua ombra fino ai vertici dei grattacieli di Doha, dove la popolazione locale non riesce a comprendere le ragioni del conflitto tra russi e ucraini, paragonato alle azioni degli Usa nel passato, per cui “anche la Russia ha il diritto di affermare la sua zona d’influenza”, come alcuni hanno sostenuto in colloqui con Kožanov.
Ora l’interesse è rivolto principalmente alle conseguenze sull’economia mondiale, e i riflessi sui Paesi arabi, dove comunque si sente l’effetto dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi. I meno ricchi sono preoccupati soprattutto per le forniture di grano ucraino, in generale la regione non è molto stabile, e le tensioni possono generare o ravvivare altri conflitti locali. La questione non è principalmente la simpatia per l’una o l’altra parte del conflitto mondiale, per quanto la Russia goda di sentimenti favorevoli in molti di questi Paesi, ma piuttosto il pragmatismo per cui si può guardare a Mosca non più come a un “grande fratello”, ma come un partner alla pari, come più di tutti cerca di fare Teheran.
Secondo l’esperto, “gli Usa e l’Europa si stanno arrendendo a questa situazione”, come dimostrano le visite di leader occidentali nella regione, “chiedono solo di non esagerare con l’aggiramento delle sanzioni, e di non aiutare militarmente la Russia”, chiudendo gli occhi su tutto il resto. Più di tutti, conclude Kožanov, aiutano la Russia gli Emirati e l’Arabia Saudita, mentre il Kuwait e il Qatar pendono più verso l’Occidente e il sostegno all’Ucraina, ma “tutti gli equilibri di questa parte del mondo sono in fase di ridefinizione”.