16/12/2017, 08.07
RUSSIA
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Mosca, si apre la campagna elettorale: Putin come ‘indipendente’

di Vladimir Rozanskij

La data delle elezioni, il 18 marzo 2018, commemora il referendum dell’annessione della Crimea. Il presidente vuole essere visto come “padre della patria”. Quasi scontata la sua rielezione. Il sostegno alle ong pro-vita e il successo “personale” in Siria. Una mostra sugli zar Romanov e il Vaticano.

Mosca (AsiaNews) - La campagna elettorale per le elezioni presidenziali In Russia è aperta ufficialmente. La data del voto è stata fissata dal Consiglio della Federazione (il Senato russo) per il 18 marzo 2018. Il giorno scelto ha un particolare valore simbolico perché in commemora il referendum di annessione della Crimea del 2014. In più, tre giorni fa, nella sua tredicesima conferenza stampa da presidente (è in carica da fine 1999, esclusi i 4 anni di “interregno” del suo delfino Dmitrij Medvedev), il presidente Vladimir Putin ha pubblicamente lanciato la sua candidatura come “indipendente”.

Oltre a Putin, la cui rielezione è scontata, hanno finora espresso il desiderio di candidarsi una ventina di personalità. Fra essi vi sono gli eterni leader dei partiti minori (il comunista Zjuganov, il nazionalista Žirinovskij, il liberale Javlinskij, il centrista Mironov) sulla scena dagli anni ’90; il rappresentante della “opposizione di piazza” Aleksej Naval’nyj (a cui difficilmente permetteranno di partecipare alla competizione) e la popolarissima giornalista Ksenja Sobčak, figlia del sindaco di San Pietroburgo che fu mentore dello stesso Putin.

La novità della candidatura di Putin sta nel suo smarcarsi dal partito di maggioranza “Russia Unita”, da lui stesso fondato e che esprime il governo del Paese. Il significato di tale scelta è evidente: dopo quasi 20 anni di potere, la volontà del presidente è di presentarsi con un’immagine più elevata di “padre della patria”, non solo come espressione suprema di un regime dominante. Nei mesi scorsi erano girate voci sulla possibilità di nomina di un “delfino” di Putin, su cui si erano fatte diverse ipotesi, allo scopo di realizzare un cambiamento radicale della classe dirigente; forse il progetto è stato rimandato a tempi futuri.

Nella conferenza stampa, Putin ha elencato le priorità su cui intende rilanciare le sue politiche, anzitutto delegittimando i suoi avversari che “si aggirano per le piazze a fare confusione”. Il presidente non ha nominato Naval’nyj, ma ha parlato di “certi personaggi” paragonandoli all’ex-presidente georgiano Saakashvili, che in queste settimane sta organizzando diverse manifestazioni contro il governo in Ucraina, Paese in cui ha trasferito la sua attività politica. Per evitare di cadere nella confusione ucraina, ha ammonito il leader russo, bisogna favorire l’emergere di una “opposizione non urlata”, in grado di presentare un programma credibile per la popolazione.

Rispondendo a una domanda sulla possibilità di vietare la pratica dell’aborto nel Paese, Putin ha suggerito di usare cautela, perché “col divieto crescerebbero gli aborti clandestini, che porterebbero grandi danni per la salute delle donne e molte difficoltà ad avere in seguito altri bambini”. Allo stesso tempo egli ha promesso sostegno alle organizzazioni volontarie che si adoperano per scongiurare gli aborti, persuadendo le donne a desistere e a far nascere il figlio, come l’associazione “Per la vita!”. Per il resto, il programma putiniano non presenta novità clamorose, confermando che almeno per l’anno prossimo non vi saranno aumenti delle tasse, anzi egli ha promesso alcuni condoni fiscali.

Da quanto detto, la politica estera russa rimarrà salda sulle posizioni per esigere maggiore autonomia per i territori dell’Ucraina orientale, rovesciando sul governo di Kiev ogni responsabilità per il perdurare dei conflitti. Putin ha rivendicato il successo militare in Siria, (“una mia iniziativa”, secondo le sue parole) e in particolare l’efficacia della polizia caucasica da lui inviata, composta da elementi di fede musulmana sunnita, in grado di garantire il controllo del territorio. Anche su altre tematiche “scottanti”, come le accuse di doping di stato, i contatti segreti con Trump, e l’ingerenza nella politica di altri Paesi, il capo del Cremlino ha respinto tutto con orgoglio, ricordando i successi economici della Russia (crescita del Pil all’1,6%, raccolti agricoli record e altri parametri positivi) che rendono il Paese un protagonista di primo piano nella politica e nell’economia internazionale.

Nel frattempo, proprio in questi giorni, nella sala degli archivi federali del Cremlino si è aperta una mostra sulla dinastia dei Romanov, gli zar a cui in qualche modo Putin sembra rifarsi nella sua ideologia politica. Particolarmente significativo il tema dei Romanov e la Santa Sede: 1613-1917. La Russia e il Vaticano, con un’eccezionale raccolta di documenti dell’Archivio Segreto Vaticano. I rapporti della Moscovia seicentesca con gli uniati ucraino-polacchi, l’eredità della zarina Sofia Paleologa, data in sposa dal papa al gran principe Ivan III di Mosca e i successivi sviluppi della “Terza Roma” moscovita offrono un’immagine suggestiva della natura “sacrale” e missionaria dell’autocrazia russa. Altri documenti ricordano le varie trattative tra il Vaticano e Mosca per la libertà di professare la fede cattolica in Russia e per risolvere diverse crisi diplomatiche internazionali, sostenendo la rinnovata volontà di collaborazione tra l’ortodossia “putiniana” e la Chiesa cattolica di papa Francesco.

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