Mosca, consacrato il vescovo cattolico Nikolaj Dubinin
È il primo vescovo di etnia russa di rito latino nella storia della Chiesa cattolica. Il nuovo pastore risiederà a San Pietroburgo, per la cura della zona nord-occidentale e occidentale dell’arcidiocesi. Alla celebrazione erano presenti i vescovi cattolici della Russia. Assente mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo di Minsk, “persona non grata” nella Bielorussia di Lukašenko, e nella Russia di Putin. Nessun proselitismo.
Mosca (AsiaNews) - Domenica 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, è stato consacrato il vescovo cattolico ausiliare di Mosca, monsignor Nikolaj Dubinin. Il rito si è svolto nella cattedrale dell’Immacolata Concezione. Il nuovo vescovo, il primo di etnia russa di rito latino nella storia della Chiesa cattolica, ha ricevuto il titolo dell’antica diocesi delle Acque di Bizacena. La cerimonia di consacrazione è stata presieduta dall’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, l’italiano mons. Paolo Pezzi, che ha concelebrato insieme al vescovo della Trasfigurazione a Novosibirsk, il russo-tedesco mons. Josif Werth, e al vescovo di S. Giuseppe a Irkutsk, il polacco mons. Cyril Klimowicz. Hanno concelebrato circa 50 sacerdoti provenienti dalle quattro diocesi cattoliche russe, insieme a diversi frati conventuali, confratelli del neo-vescovo, e altri religiosi.
Il nuovo vescovo risiederà a San Pietroburgo, avendo ricevuto da mons. Pezzi l’incarico di seguire la zona nord-occidentale e occidentale dell’arcidiocesi, che comprende la “capitale del nord” e la regione circostante, tra cui vi sono importanti città come Novgorod la Grande e Pskov, e anche l’enclave baltica di Kaliningrad, l’antica Könisberg prussiana. Mons. Dubinin completa anche la Conferenza episcopale dei vescovi cattolici russi, che per la prima volta si è riunita in numero di cinque vescovi a Mosca, dopo la consacrazione episcopale.
Nell’augurio al nuovo confratello, mons. Pezzi ha auspicato che “la benedizione, l’annuncio del Vangelo e l’opera dell’evangelizzazione, la testimonianza di Cristo siano le principali preoccupazioni del tuo nuovo ministero… noi vescovi cattolici della Federazione Russa siamo felici di accoglierti nel nostro collegio, che questa comunione ti accompagni nel servizio al popolo di Dio”.
La nomina di Dubinin ha suscitato un vivo interesse nell’opinione pubblica del Paese. Nei giorni precedenti alla consacrazione episcopale, egli ha rilasciato diverse interviste alla stampa russa. Parlando ai corrispondenti di Ria Novosti, il nuovo vescovo ha chiarito che “diversi vescovi nella storia russa prerivoluzionaria erano cittadini della Russia, anche se non erano di etnia russa, ma principalmente polacca, come la maggioranza dei fedeli”. La rinascita religiosa russa è cominciata nel 1991 anche per i cattolici, dopo la fine dell’Unione Sovietica. In quel periodo erano rimaste aperte solo due chiese “di facciata” a Mosca e a Leningrado.
I primi vescovi nominati nel 1991 erano cittadini sovietici: mons. Werth, che ricopre da allora l’incarico di vescovo a Novosibirsk, dopo essere stato amministratore apostolico di tutta la Siberia (ancora oggi la sua diocesi è territorialmente la più estesa al mondo), mentre l’amministratore per la Russia europea era mons. Tadeusz Kondrusiewicz, oggi arcivescovo di Minsk e metropolita di tutta la Bielorussia. Egli avrebbe dovuto concelebrare alla consacrazione di Dubinin, ma si trova attualmente in esilio in Polonia e Lituania, essendo “persona non grata” sia per la Bielorussia di Lukašenko, che per la Russia di Putin.
Lo stesso mons. Dubinin ha spiegato ai giornalisti che “la sfida della Chiesa cattolica in Russia è l’annuncio al mondo della gioia del Vangelo, come proclama papa Francesco, la gioia che la vita di fede e i suoi valori portano nella vita di tutte le persone, credenti e non credenti… è la santificazione della società”. La Chiesa cattolica in Russia, pur essendo una piccola minoranza, “porta il contributo positivo e creativo alla vita della società, di cui è parte integrante”. Il motto scelto da Dubinin è “affrettatevi a fare il bene”, una frase che evoca le esortazioni di Paolo ai Tessalonicesi e che veniva adoperata come programma dal famoso “santo medico” di Mosca, il cattolico Friedrich Haass agli inizi dell’800.
Fra l’altro, proprio in questi giorni, gli edifici storici delle opere caritative di Haass, di cui è in corso la causa di canonizzazione, sono al centro di una polemica: dopo essere stati restituiti alla Chiesa cattolica, in seguito a una lunga battaglia legale e alle incessanti richieste dei fedeli, ora sarebbero stati messi in vendita dalla curia diocesana di Mosca.
Il nuovo vescovo rigetta le accuse di proselitismo rivolte ai cattolici anche negli anni passati. Egli ha sottolineato che non c’è mai stata un’azione volta a strappare fedeli agli ortodossi o a “cattolicizzare la Russia”, anche se la Chiesa per sua natura “rimane sempre aperta a tutti gli uomini che cercano Dio, e noi non abbiamo il diritto di chiudere quella porta”.
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