Mosca, caucasici vittime di xenofobia e torture
Sale la tensione dopo che quattro persone di origine azera hanno aggredito abitanti della capitale. Denunciati abusi contro detenuti caucasici nella prigione di Rostov. La discriminazione dei caucasici e dei musulmani potrebbe scatenare rivolte di piazza.
Mosca (AsiaNews) – Un episodio di violenza di strada si è verificato nel quartiere di Novovatutinsk, parte della “Nuova Mosca”, una fetta importante della provincia locale aggregata di recente alla metropoli, che ha intenzione di diventare la “capitale più estesa d’Europa”, se non del mondo intero. Nelle zone periferiche e di provincia vivono molti immigrati, tra cui moltissimi caucasici, provenienti dalle regioni federali e dalle repubbliche ex sovietiche.
La rissa, scoppiata il 4 novembre, è stata attribuita a “gruppi di caucasici”, senza identificazione reale dei partecipanti; il fatto ha suscitato un’ampia discussione sulle reti social, fino a essere dibattuto in programmi televisivi popolari, tra cui quello del canale Russia Today condotto da Margarita Simonyan, nota giornalista di origine armena.
Quattro persone si sono scagliate contro una coppia di abitanti del luogo. Il 31enne Aleksandr Žilovnikov teneva in braccio un bambino piccolo, e si è rivolto agli aggressori protestando per il terrore inflitto al bimbo. Questi in tutta risposta lo hanno selvaggiamente picchiato davanti al piccolo e all’altra persona, minacciandolo anche con un coltello.
Il fatto è stato ripreso dai passanti, e il video è diventato presto virale, insieme agli epiteti di “caucasici” o di “cosacchi di Orenburg” affibbiati agli aggressori. Solo in seguito le autorità hanno pubblicato i nomi dei violenti: quattro ragazzi tra i 18 e i 21 anni, tutti originari dell’Azerbaigian, tre dei quali in possesso della cittadinanza russa. La polizia li ha accusati di “teppismo”, ma il giudice ha poi deciso di cambiare l’imputazione in “tentato omicidio”.
Simonyan ha lamentato che “persone di nazionalità caucasica mettono in pericolo la sicurezza dei cittadini, col rischio che vengano ripristinate le misure di controllo dei tempi sovietici”. Contro la conduttrice è intervenuto il presidente della Cecenia Ramzan Kadyrov, accusandola di cercare di “fare carriera con la disinformazione”, diffondendo sentimenti discriminatori nei confronti dei caucasici, e invocando un “intervento dall’alto”.
Torture nella prigione di Rostov
In questi stessi giorni fanno scalpore anche le notizie provenienti dall’ospedale carcerario n.19 di Rostov-sul-Don, antica città russa vicina alla zona caucasica. Nel reparto per i malati di tubercolosi, quasi tutti di nazionalità caucasica, i detenuti vengono legati ai letti e imbottiti di preparati psicotropi, fatti oggetto di violenze fisiche e abusi sessuali.
Almeno 60 prigionieri hanno denunciato questi maltrattamenti, ma la procura locale ha sempre ignorato le denunce. Nei giorni scorsi la sostituzione del procuratore regionale di Rostov ha però permesso l’avvio di una inchiesta ufficiale. Il merito della sostituzione è dovuto all’iniziativa del presidente della Commissione di controllo sociale della regione, Igor Omelčenko.
Intervistato da Kavkaz.Realii, il politico ha confermato che i segnali dalla clinica carceraria erano cominciati ad arrivare molto tempo fa; diverse persone avevano scritto e si erano rivolte alle autorità: “È bastato pretendere che si fotografassero i detenuti nelle camere di cura, perché si smettesse la pratica delle violenze… poi ho visto con i miei occhi persone massacrate, non ci volevo credere”. Nei confronti di Omelčenko è iniziata poi una vera campagna diffamatoria sulla stampa ufficiale, e solo con una lunga battaglia si è ottenuta la possibilità di verificare le denunce.
In Russia la discriminazione dei caucasici ha una lunga storia. Era usuale anche negli anni sovietici, dove spesso ai disordini e alla criminalità si rispondeva “è tutta colpa dei caucasici”, permettendo ogni sorta di abusi nei loro confronti. Spesso proprio i funzionari centrali o regionali di nazionalità caucasica sostengono questi atteggiamenti, per ottenere vantaggi personali.
Come sostiene Ruslan Mutsolgov, il capo dei liberali di Yabloko in Inguscezia, “la discriminazione dei caucasici e dei musulmani, appoggiata dall’attuale regime di Mosca, potrebbe portare a reazioni imprevedibili, fino alle rivolte di piazza”.
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