24/08/2024, 11.45
VIETNAM
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Montagnard: Onu contro Hanoi per abusi e violazioni dei diritti umani

Al centro delle critiche del rapporto degli esperti delle Nazioni Unite il processo a carico di un centinaio di membri della minoranza cristiana. Il procedimento non avrebbe rispettato gli standard ed evidenziato accuse sommarie, torture e maltrattamenti. Nel mirino anche le fasi del processo e il ruolo del media. Nessun commento dal governo. 

Hanoi (AsiaNews) - In un rapporto inviato ad Hanoi il 14 giugno scorso, reso pubblico solo in questi giorni, gli esperti delle Nazioni Unite si rivolgono con preoccupazione al Vietnam per un processo intentato a 100 Montagnard nel gennaio scorso, in cui emergono evidenti violazioni ai diritti umani. Il procedimento, infatti, non avrebbe rispettato gli standard internazionali in merito a un giusto ed equo processo, mentre gli imputati sarebbero stati vittime di arresti e detenzioni illegali in relazione alla vicenda, in cui emergono anche episodi di torture e maltrattamenti. A questo si aggiungono accuse sommarie di terrorismo, morti inspiegabili in cella e restrizioni alla libertà di espressione e partecipazione dei media, oltre a discriminazioni contro popolazioni indigene e minoranze religiose, in questo caso cristiane.

Montagnard è un termine coniato dai colonialisti francesi per descrivere un gruppo di circa 30 minoranze etniche negli Altipiani centrali del Vietnam. Dal 1975, dopo la guerra del Vietnam, il governo ha attuato una politica migratoria, portando più di tre milioni di persone nella regione; in base alle statistiche governative risalenti al 2019, essi rappresentavano il 39% della popolazione totale della provincia di Dak Lak, pari a 5,8 milioni.

Nel gennaio scorso 100 fedeli della provincia di Dak Lak - area popolata da circa 30 tribù minoritarie - sono stati processati per un attacco avvenuto l’11 giugno 2023 a due quartieri generali della Comune popolare e che ha causato nove morti sul terreno. Di questi, almeno 10 sono stati condannati all’ergastolo con l’accusa di terrorismo. I rimanenti hanno ricevuto pene variabili da tre anni e mezzo sino a 20 anni di prigione, per lo più con accuse legate al terrorismo, mentre sei persone sono state giudicate in contumacia senza tutela legale in aula. 

Nel rapporto Onu ad Hanoi si legge che “alti funzionari del governo vietnamita” avrebbero commentato il procedimento ancor prima del suo inizio con parole “altamente pregiudizievoli sulla presunta responsabilità degli imputati per crimini terroristici”. Inoltre, i media “controllati dallo Stato (inclusa la televisione) hanno parlato degli imputati come ‘terroristi’ e hanno pubblicato immagini di alcuni degli imputati” dopo la cattura. I relatori hanno anche messo in dubbio l’uso di un “tribunale mobile” per il processo di Dak Lak, il cui uso non sarebbe regolato nel diritto penale del Paese e manca di una “adeguata base legale” oltre a essere caratterizzate da “arbitrio”. “Siamo preoccupati - sottolinea la nota - che il procedimento non abbia svolto una legittima funzione educativa, ma abbia avuto come risultato quello di mettere pubblicamente in imbarazzo, svergognare, umiliare o degradare gli imputati e le loro famiglie”.

Il 15 agosto, la missione permanente del Vietnam presso le Nazioni Unite ha chiesto una proroga di due mesi per rispondere a domande, rilievi e critiche contenute nel rapporto, mentre il ministero degli Esteri di Hanoi non ha voluto commentare a fronte di richieste di chiarimento o spiegazione avanzate da Radio Free Asia (Rfa), cui è stato opposto un rigido silenzio stampa.

“La risposta eccessiva all’attacco dell’11 giugno 2023; l’ingiusto processo di massa del gennaio 2024; l’inserimento della Msfj (il movimento attivista Montagnards Stand for Justice) nell’elenco dei terroristi nel marzo 2024; la presunta intimidazione dei rifugiati vietnamiti in Thailandia nel marzo 2024 sembrano far parte di un modello più ampio e crescente - conclude il rapporto Onu - di sorveglianza discriminatoria e repressiva, controlli di sicurezza, molestie e intimidazioni” contro la minoranza Montagnard. 

Per anni le “tribù dei monti” hanno subito una persecuzione religiosa da parte del governo, retaggio dei tempi della guerra in Vietnam quando i Montagnard si sono schierati a fianco degli Stati Uniti nel tentativo di dar vita a una nazione autonoma. Nel tempo le autorità di Hanoi hanno continuato a reprimerle, accusandole di “secessione” ed espropriando con questo pretesto i loro terreni. La loro fede cristiana rappresenta inoltre un ulteriore elemento di sospetto, che agli attacchi di natura etnico-politica unisce anche una persecuzione di matrice confessionale sebbene nell’ultimo periodo le autorità abbiano avviato un cammino di riavvicinamento alla Chiesa. In questo quadro si inserisce la visita di mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, e la speranza, nemmeno troppo remota, di accogliere papa Francesco per un viaggio apostolico. 

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