03/11/2012, 00.00
IRAQ
Invia ad un amico

Mons. Sako: la tragedia della Cattedrale di Bagdad è un punto di riferimento per la nostra fede

di Joseph Mahmoud
Ricordate a Kirkuk le vittime della strage di due anni fa e anche i 37 cristiani uccisi in città del 2003 a oggi. La testimonianza della sorella di un giovane ingegnere rapito e assassinato: "Non importa quello che viviamo, è importante come lo viviamo e come riuscire a trasformare questi eventi per un incontro con Dio e con gli altri".

Kirkuk (AsiaNews) - La memoria  del gran numero di iracheni innocenti che hanno versato il loro sangue ingiustamente - cristiani e musulmani - è un momento forte per rinnovare la nostra fede in Dio e rinforzare la nostra fiducia e speranza. Ma nello stesso tempo dobbiamo tutti condannare questi atti odiosi di violenza  che sono  un insulto alla religione e all' umanità. Il secondo anniversario della strage nella cattedrale di Baghdad del 31 ottobre 2010, costato la vita a 58 innocenti, e i 37 "martiri" cristiani uccisi a Kirkuk dal 2003 ad oggi sono stati ricordati così nella cattedrale caldea di Kirkuk dal vescovo, mons. Louis Sako, nel corso di un rito che ha visto portare in processione e porre sull'altare (nella foto) da familiari delle vittime le foto dei 37 uccisi.

Nella cattedrale affollata, Halla, sorella di Saad Hindi, un ingegnere di 29 anni, rapito l'11 agosto 2005 poi ucciso e gettato in strada, ha testimoniato il significato che la fede ha per la sua famiglia.

"Non importa - ha detto con le lacrime agli occhi - quello  che viviamo, è importante come  lo viviamo e come riuscire a trasformare questi eventi per un incontro con Dio e con gli altri, e che lo rendiamo fonte di grazia e di rinnovamento, di vita e la risurrezione, senza abbandonarsi all'assurdità  della nostra brutale tragedia".

"Non ci aspettavamo certo questa fine per mio fratello Saad, che era nel periodo di massimo splendore della sua giovinezza. Pensavamo per lui un futuro luminoso, ma il piano di Dio era diverso. L'11 agosto 2005, è stato rapito e brutalmente ucciso. Siamo rimasti scioccati e molto addolorati, soprattutto i nostri generatori. Le nostre parole sono incapaci di esprimere ciò che abbiamo vissuto, ma quello che non siamo riusciti a fare con le nostre forze, lo abbiamo scoperto spiritualmente attraverso la nostra preghiera: abbiamo a lungo meditato l'esempio della Vergine Maria quando  hanno torturato il suo giovane figlio Gesù e lo hanno crocifisso ingiustamente.. Abbiamo trovato conforto nella preghiera e nella forza della fede: il nostro Saad era un credente e un uomo onesto, la parola del l'Apocalisse  ci ha confermato nella fede: "Sii fedele fino alla morte, io ti darò la corona della vita".  (2:10-11). " siamo sicuri che il nostro Saad sta nel regno glorioso del Padre perchè  la promessa del Signore è reale".

"Questa sera la mia famiglia e io  rinnoviamo la nostra fede e fiducia  al Signore  e diciamo: a Lui  la gloria e la lode e rendimento di grazie, onore, potenza e forza nei secoli dei secoli amen".

Da parte sua, nell' omelia il vescovo ha sottolineato che il sacrificio dei martiri è un punto di riferimento per la nostra fede. "Di nuovo questa sera celebriamo la memoria di un gran numero di iracheni innocenti che hanno versato il loro sangue ingiustamente: cristiani e musulmani. Questo è un momento forte per rinnovare la nostra fede in Dio e rinforzare la nostra fiducia e speranza. Nello stesso tempo dobbiamo tutti condannare questi atti odiosi di violenza, che è un insulto alla religione e all'umanità e che non fa onore alla nostra civiltà attuale".

"La tragedia della Chiesa di Nostra Signora della Salvezza  è ancora viva nella nostra memoria ma anche gli attacchi alle moschee in nome di Dio sono un'offesa  a Dio e colui che la compie non ha niente in comune con Dio nè con l'umanità. Da parte nostra  noi cristiani, deploriamo questo atti di ingiustizia e crediamo fortemente che il cambiamento e la democrazia non si fanno con le armi, ma col dialogo e con la buona volontà di collaborazione. E che il Dio che ci ha creato è l'amore e la misericordia e non lascerà che il loro sangue si perda, ma lo accetterà come un'offerta soddisfacente soddisfatto nel Suo regno glorioso .. E questo sangue sarà seme di speranza, di pace, stabilità e  sicurezza per il nostro Paese".

"Vivere insieme non è una formula, ma è l'integrazione della cultura umana, sociale, spirituale e politica. Ciò che richiede la buona volontà dei leader politici per il dialogo, per lavorare insieme e mantenere l'unita del paese, la pace, la giustizia e l'armonia. Basta violenza, difendiamo la vita delle persone, ogni persona uccisa è una grande perdita per noi e per il nostro paese".

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Mons. Sako, per dare futuro ai cristiani iracheni servono sicurezza ed educazione alla tolleranza
04/11/2010
Kirkuk, solidarietà dei cristiani per le vittime della moschea di Taza
22/06/2009
Il patriarca Sako interrompe l’esilio e torna a Baghdad, incontri con le autorità
11/04/2024 12:33
Papa al presidente iracheno: preservare ‘missione’ della Chiesa e presenza cristiana
18/11/2023 13:00
Card. Sako: dalla cattedrale di Baghdad a Qaraqosh, il martirio dei cristiani iracheni
31/10/2023 12:41


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”