Mons. Machado: Papa Francesco in Marocco, sul sentiero di Abu Dhabi
Oggi e domani il pontefice è in visita nel Paese nordafricano su invito di re Mohammad VI e dei vescovi. Per l’arcivescovo di Vasai, “le religioni dovrebbero essere ponti di pace” e “nessuna nazione dovrebbe vivere con una mentalità chiusa” perché questo “sarebbe presagio di una morte suicida”.
Vasai (AsiaNews) – Il viaggio di papa Francesco in Marocco avviene sul sentiero tracciato con la visita ad Abu Dhabi: il “dialogo con persone di altre religioni è un impegno irreversibile”. Lo afferma mons. Felix Machado, arcivescovo di Vasai e presidente dell’Ufficio per l’ecumenismo e gli affari interreligiosi della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. Egli interviene sulla visita del pontefice che si svolge oggi e domani nel Paese nordafricano, 34 anni dopo quella di Giovanni Paolo II. Per il vescovo, “il fatto che i musulmani di tutto il mondo siano aperti ai leader autentici delle altre religioni, come papa Francesco, è senza dubbio un segno di grande speranza”. Tutti i leader, aggiunge, “compresi quelli nella mia amata India, dovrebbero avere un’apertura di questo tipo”. Di seguito il suo commento (traduzione a cura di AsiaNews).
La visita di papa Francesco è in linea con ciò che egli ha iniziato ad Abu Dhabi. È un chiaro messaggio che la Chiesa crede nel dialogo e la sua scelta del dialogo con persone di altre religioni è un impegno irreversibile. Non dimentichiamoci che in passato anche san Giovanni Paolo II si è recato in Marocco. Nel 1985 il santo era stato invitato dal re del Marocco a parlare ai giovani musulmani. Davanti a 80mila giovani musulmani marocchini, papa Giovanni Paolo II ha parlato per più di un’ora di temi religiosi e spirituali. Mentre parlava, egli rimaneva cattolico al 100%, dicendo ai giovani musulmani alcune delle cose più belle [che essi avessero mai sentito]. Ed essi hanno ascoltato in modo attento e amorevole. Questo significa che mantenere saldo il proprio credo religioso da una parte, e rispettare con apertura le convinzioni altrui dall’altra, sono il tratto distintivo di un autentico dialogo interreligioso. La Chiesa cattolica è fermamente convinta di questo. Papa Giovanni Paolo II, come in molte altre occasioni, ha dato un eccezionale esempio di cosa sia e debba essere il dialogo interreligioso. Egli insegnava a tutti facendo, agendo. Assisi nel 1986 è un altro esempio di come papa Giovanni Paolo II insegnava a noi cattolici cosa sia e cosa significhi il dialogo interreligioso. Papa Francesco sta facendo lo stesso. Egli vive il dialogo, non ne parla soltanto.
Sono sicuro che, in un certo senso, papa Francesco continuerà la linea di pensiero lasciata da san Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, cioè la riflessione sul tema vitale della pace. San Giovanni XXIII, il papa del Concilio Vaticano secondo, ha dato inizio a questa serie di riflessioni con la sua memorabile Enciclica Pacem in Terris (La Pace in terra).
Islam, che significa pace, e Pax Christi sono i maggiori punti in comune delle nostre due tradizioni religiose. Papa Francesco approfondirà questo tema. Ovviamente papa Francesco è un genio quando vuole convincere le persone a costruire la pace – la pace che oggi è in pericolo. Egli vuole mettere insieme le persone per la loro attrazione verso la verità (l’altra faccia della pace) e con il suo genuino amore e compassione, egli costruirà una forza per la pace in tutto il mondo e oltre i confini religiosi. Egli lo sta già facendo in modo magnifico e le persone lo amano. Ad Abu Dhabi io sono stato testimone di questo. È una cosa urgente per la nostra società e in generale per il mondo. Sono contento che questa visita abbia luogo. Mi aspetto di poter prendere ispirazione per continuare il mio lavoro per la pace attraverso il dialogo interreligioso. Il fatto che i musulmani di tutto il mondo siano aperti ai leader autentici delle altre religioni, come papa Francesco, è senza dubbio un segno di grande speranza.
Tutti, compresi i leader nella mia amata India, dovrebbero avere un’apertura di questo tipo. Questo tirerebbe fuori il meglio di ciò che l’India ha rappresentato per millenni. Nel nostro mondo globalizzato nessuna nazione dovrebbe vivere con una mentalità chiusa. Questo sarebbe presagio di una morte suicida.
Le religioni dovrebbero essere ponti per la pace mondiale. Oggi o c’è pace nel mondo, o non ci sarà mondo. Questo perché siamo un mondo globalizzato, che lo vogliamo o no.
Quello che accadrà in Marocco di sicuro interesserà il mondo – proprio come ciò che è avvenuto lo scorso mese in Nuova Zelanda (che è un piccolo Paese) ha colpito tutto il mondo. Perciò, il bene che accadrà in Marocco interesserà il resto del mondo. Lo scorso febbraio ad Abu Dhabi è avvenuta una cosa splendida. Sono lieto di aver testimoniato questo miracolo per la pace. Sono certo che qualcosa di splendido avverrà in Marocco con la visita di papa Francesco. Ripeto, il mondo ha bisogno di “segni di speranza”. Il papa sta facendo proprio questo: portare la speranza ad un mondo in apparenza senza speranza! Uniamoci a papa Francesco con le nostre preghiere e il nostro sostegno.
14/10/2021 09:30