Mons. Kazimierz Wielikoselec, grande amico di Kondrusiewicz
Il nuovo amministratore apostolico di Minks era vescovo ausiliario della diocesi di Pinsk e ha compiuto 75 anni lo scorso maggio. Anche lui è testimone della Chiesa “del silenzio” degli anni sovietici. Ha frequentato seminari clandestini ed è stato amico personale dell’ex metropolita di Minsk-Mogilev. Ha tenuto in vita la fede di diversi villaggi, girando in tre province russe per incontrare e sostenere i fedeli. Si è impegnato nella ricostruzione, alla caduta del comunismo.
Mosca (AsiaNews) - Il 3 gennaio papa Francesco ha accettato le dimissioni dell’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, metropolita di Minsk-Mogilev, nel giorno stesso del compimento dell’età canonica di 75 anni. Al suo posto, come amministratore dell’arcidiocesi, è stato nominato mons. Kazimierz Wielikoselec, vescovo ausiliario della diocesi di Pinsk, che ha compiuto i 75 anni lo scorso maggio. La circostanza ha stupito non poco i fedeli bielorussi.
Anche Wielikoselec aveva rassegnato le dimissioni lo scorso anno secondo la prassi, ma il papa gli ha permesso di rimanere in servizio per altri due anni, come del resto abitualmente viene concesso ai vescovi dimissionari ancora in buona salute. Nel caso delle dimissioni di Kondrusiewicz sono entrati in gioco meccanismi assai delicati, come la necessità di accontentare le autorità per far tornare in patria l’arcivescovo, sostituendola con una figura che ne richiami comunque il significato simbolico.
Kazimierz Wielikoselec è infatti anche lui un testimone della Chiesa “del silenzio” degli anni sovietici, come l’ex-arcivescovo di Minsk. Il nuovo amministratore è nato a maggio del 1945, pochi giorni prima della grande vittoria sovietica nella Grande Guerra Patriottica (come viene chiamata qui la Seconda guerra mondiale), nel villaggio di Starovolja della regione di Pruzhank, nella foresta della Belovezheskaja Pusha che divide la Bielorussia dalla Polonia, una zona di grande tradizione cattolica. Il padre lo accompagnava ogni domenica nella chiesa aperta più vicina, che si trovava a sessanta chilometri da casa, nel paese di Kobrin; andavano in bicicletta e dovevano partire alle due di notte, per riuscire ad arrivare all’unica Messa delle 8 di mattina. Come egli stesso ha raccontato sul sito della diocesi cathlic.by, la sua vocazione nacque durante quei viaggi notturni, sul sellino della bici.
Kazimierz riuscì a conservare la fede nel difficile contesto della propaganda ateista, che in Bielorussia era particolarmente aggressiva. Alla fine degli anni ’50, il segretario del Pcus Nikita Khruščev promise che quella sarebbe stata la prima repubblica sovietica completamente liberata da ogni memoria della religione. Il giovane cattolico servì nell’esercito per i due anni allora obbligatori, e lavorò in seguito come saldatore nella costruzione di uno dei primi supermercati a Vilnius, in Lituania, pensando di iscriversi alla facoltà di medicina.
Gli studi da medico sembravano ormai una strada obbligata: il suo desiderio di entrare in seminario - l’unico allora aperto per tutti a Riga, in Lettonia, oltre a quello di Kaunas per i lituani - era stato frustrato da un ripetuto rifiuto per tre anni consecutivi. Nel frattempo, Kazimierz aveva comunque cominciato a prepararsi al sacerdozio nel “seminario clandestino” curato dai sacerdoti lituani in tutta l’Unione Sovietica, e in particolare proprio in Bielorussia. In queste circostanze non semplici, conobbe il suo coetaneo Tadeusz Kondrusiewicz, che era riuscito a diventare sacerdote prima di lui, e lo aiutò procurandogli la necessaria letteratura religiosa.
Nel 1981 Kazimierz riuscì quindi a entrare al seminario di Riga, e fu ammesso direttamente al terzo anno. Dopo l’ordinazione del 1984, per le mani del cardinale Julijans Vaivods (allora ancora in pectore), riuscì a servire nella parrocchia del villaggio di Ishkold nella regione di Baranoviči, nonostante tutte le difficoltà provenienti dalle autorità, in una delle poche chiese antiche ancora rimaste in piedi, risalente al XV secolo. Come succedeva in quegli anni, per la mancanza di sacerdoti, padre Kazimierz girava i villaggi di tre regioni confinanti, per riuscire a raggiungere in qualche modo i cattolici sparsi, e a mantenere attive le chiese ancora esistenti, per poi dedicarsi alla loro ricostruzione subito dopo la fine del comunismo.
Mons. Wielikoselec fu consacrato vescovo nella diocesi di Pinsk, nel 1999, dopo aver aderito in clandestinità all’Ordine Domenicano, molto attivo nella rinascita della Chiesa nell’ex-Unione Sovietica, e da vescovo non titolare ha girato un po’ tutto il Paese, aiutando le diocesi che riaprivano dopo le lunghe persecuzioni. Egli è quindi un pastore amato da tutti. Al fianco di Kondrusiewicz e degli altri vescovi e sacerdoti, rimarrà a lungo una guida sicura per i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà, in questi tempi di sofferenze e cambiamenti.
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