Mons. Anh Tuan: i vietnamiti, cattolici e non, aspettano papa Francesco
AsiaNews ha incontrato il vescovo di Ha Tinh, nel nord del Paese, fra i partecipanti al Sinodo che si conclude nel fine settimana. L’attesa per la firma delle piene relazioni fra Hanoi e Santa Sede. Fede e spiritualità sono elementi “molto importanti”, come “l’evangelizzazione” di migranti e diaspora. Preoccupazione per le tensioni nei mari e le guerre in Medio oriente.
Roma (AsiaNews) - I fedeli di tutto il mondo “aspettano papa Francesco, ma per i vietnamiti che non lo hanno mai visto, e non ha mai visitato il nostro Paese” le attese sono “di gran lunga maggiori” anche se resta aperta la questione della firma dei pieni rapporti diplomatici. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Louis Nguyen Anh Tuan, vescovo di Ha Tinh, nel nord del Paese, dopo essere stato vescovo ausiliare di Ho Chi Minh City, in queste settimane di ottobre a Roma per partecipare ai lavori del Sinodo.
“L’aspettativa per l’arrivo del pontefice nel Paese è forte - conferma il prelato - e il governo ha ipotizzato la firma proprio in occasione di una possibile visita. Le autorità di Hanoi ci credono molto e già un paio di volte l’ex presidente - carica rinnovata nei giorni scorsi col voto parlamentare concluso con l’elezione di Luong Cuong - è andato dal papa rinnovandogli l’invito formale”.
Fede e spiritualità “sono elementi ancora molto importanti” per la popolazione, che ha impressa nella propria storia e tradizione il culto degli avi, mentre “la secolarizzazione è un fenomeno più legato all’Occidente che non ha ancora preso piede”. Nella prospettiva di una crescita della comunità cristiana, aggiunge mons. Anh Tuan, il papa sarebbe fonte di ulteriore ispirazione. “Sono fiducioso - afferma - che il prossimo anno ci potrà essere la firma ufficiale e il pontefice potrà venire in visita ufficiale”, grazie al lavoro promosso in questi anni dalla Santa Sede e dai suoi inviati. A partire, aggiunge, dal card. Roger Echegaray nel 1989 fino ad oggi, con la visita del “ministro degli Esteri Vaticano” mons. Paul Richard Gallagher ad Hanoi.
In tema di rapporti diplomatici si è citato più volte il Vietnam come modello per avviare una nuova fase nelle relazioni fra Santa Sede e la Cina, anche se vi sono profonde differenze come ricorda lo stesso vescovo di Ha Tinh. “La Cina è il fratello maggiore del Vietnam - sottolinea - e non si può pensare che Pechino si metta ad imitare Hanoi”. Vi sono “grandi differenze” a partire dal fatto che il Vietnam è una realtà “più piccola e molto più debole” nelle relazioni con gli altri Paesi. “La Cina è una nazione forte a livello politico e diplomatico - aggiunge - e per questo non è credibile che siano loro a imitarci”. Di contro, per il Vietnam questi passi “sono positivi” perché avvicinano la nazione “agli Stati Uniti, all’Occidente i quali guarderanno al Vietnam con maggiore simpatia e affezione”.
Una delle preoccupazioni del vescovo, che in passato ha ricoperto l’incarico di ausiliare di Ho Chi Minh City, resta quella della migrazione perché “provenendo da una realtà rurale, agricola, negli ultimi cinque anni abbiamo visto molti giovani trasferirsi all’estero”. Da qui la “preoccupazione” a livello di Conferenza episcopale di “valorizzare la formazione, partendo dal catechismo, perché abbiano un bagaglio spirituale più forte e siano veri testimoni di fede” anche nelle comunità della diaspora e conducano “una vita stabile, senza influenze esterne”. Per loro, afferma, “abbiamo istituito un ministero per i migranti” cui è affidato il compito di seguirli “nel cammino di evangelizzazione” e nella loro ricerca “di una vita migliore”.
Vi è poi l’auspicio che anche il Sinodo, che si conclude in settimana, possa dare un ulteriore contributo anche per la Chiesa del Vietnam come conferma anche il prelato secondo cui il mese di incontri in Vaticano rappresenta una “grande occasione”.“La speranza - avverte - è che possa dare frutti: un cammino importante per rafforzare il sentimento di solidarietà, oltre al governo della Chiesa, la comunione, perché tutte le persone del mondo, anche se ai margini, si sentano parte, siano integrati e forniscano il loro sostegno”. Questa è anche l’opportunità di “promuovere programmi finalizzati all’evangelizzazione - afferma - attraverso le migrazioni, un fenomeno che tutti devono accettare attraverso la diaspora come i primi cristiani. Dobbiamo uscire ed essere testimoni vibranti della fede”.
Infine, il vescovo rivolge un pensiero alle molte aree di tensione e ai focolai di guerra, a partire dal Medio oriente oltre alle schermaglie nei mari dell’Asia-Pacifico, che preoccupano anche la nazione asiatica. “Tutti siamo preoccupati per i conflitti in Medio oriente - sottolinea - e anche nei mari attorno al Vietnam vi è una situazione di tensione” che ciclicamente tende ad allentarsi per poi riprendere vigore. “Noi [vietnamiti] siamo vittime di queste tensioni e dipendiamo da altri Stati come la Cina, l’India, gli Stati Uniti, il Giappone o l’Australia. Sono acque che chiamiamo Oceano orientale - conclude - e sono ricche di risorse naturali, minerali, petrolio e pescato, sono oggetto di interesse sotto il profilo economico ed energetico”.
21/08/2018 08:37